Da quando la velocità è diventata un valore? Oggi la performance lavorativa e la vita quotidiana aspirano a una sempre maggiore efficienza e rapidità, tanto che l’accusa più grave sembra essere di essere “lenti”. La cena al ristorante? Buona, ma il servizio era troppo lento. La persona che ci ha assistito in aeroporto? Gentile, ma un po’ lenta. Il nostro collaboratore in ufficio? Bravo, preciso, ma… lento. E se il tempo è denaro, ecco allora che non possiamo permetterci di perdere minuti preziosi. La tecnologia del resto ha favorito la rapidità e il multitasking, consegnandoci strumenti che ci consentono di comunicare e lavorare in modo immediato, molto di più e in fretta.
Qualcosa, tuttavia, sta cambiando. La filosofia slow è da qualche anno di moda, tanto che oggi si celebra la Giornata della Lentezza. Un modo per riflettere su uno stile di vita più sostenibile e umano. Già, perché se è vero che nei frangenti di emergenza il nostro cervello ci spinge a reagire in fretta, di istinto, è altrettanto vero che certe informazioni e cambiamenti vanno “processati” con altri ritmi, per non scoppiare.
Le città di stanno adeguando a questo mood. Se prendiamo una metropoli italiana dove per tradizione la velocità è sempre stata la cifra distintiva, Milano, ecco che appare interessante e curiosa l’iniziativa di oggi in Corso Vittorio Emanuele, dove è stata creata una ZTL, Zona del Tempo Lento, nella quale i passanti sono accompagnati in una suggestiva riscoperta del tempo perduto e ritrovato di proustiana memoria.
Chi vince tra la lepre e la tartaruga? Secondo la favola di Esopo la seconda, così come in quella di La Fontaine, ma esistono altre versioni che vedono vincitrice la lepre. I messaggi che emergono dalle favole possono subire differenti interpretazioni, ma sono sempre provocatori e ci spingono a guardare ai problemi in modo diverso, scompaginando le nostre certezze.
Ma in definitiva, anche a voi piacerebbe vivere in modo più lento? Oppure tutta questa lentezza vi infastidisce e vi sembra solo un ennesimo slogan per giustificare i fannulloni?