Il ministro dell’economia svizzero Johann Schneider-Ammann è finora l’unico esponente del governo svizzero che ha già incontrato Emmanuel Macron, neo eletto presidente di Francia.
In questa intervista pubblicata sul quotidiano Le Temps racconta come Macron abbia già da tempo mostrato più di un semplice interesse verso il “modello svizzero” del mercato del lavoro, che si basa su tre grandi pilastri: liberalismo, partneriato sociale e formazione duale scuola-lavoro.
In Svizzera il tasso di disoccupazione è del 3,6%, quello dei giovani con meno di 25 anni del 3,4% (contro il 25% in Francia e il 19% nella zona UE). Sempre in Svizzera la disoccupazione di lunga durata è debole, poiché l’85% dei disoccupati ritrovano un nuovo impiego in meno di un anno. Durante gli ultimi anni, inoltre, nonostante la crisi dei subprime, la Svizzera ha creato 600.000 posti di lavoro, con una crescita del 16%. Dal punto di vista retributivo poi occorre sottolineare che lo stipendio medio nella federazione elvetica è di 6200 franchi (ovvero 5670 euro) e solo il 15% dei lavoratori dipendenti guadagnano meno di 4000 franchi (3670 euro).
Flessibilità in entrata e in uscita, con assenza di vincoli per il licenziamento, formazione continua e collaborazione tra scuole e datori di lavoro, capacità di crescere creando le condizioni favorevoli per le imprese puntanto su ricerca, creatività, tecnologia: la Svizzera è da molti anni sul podio dei paesi più innovatori del mondo e Macron sembra voler accogliere molti spunti per risollevare il mercato del lavoro francese che, come quello italiano del resto, è da diversi anni stagnante. La ricetta svizzera potrà funzionare anche Oltralpe? E da noi?