La campagna promossa dal ministero della Salute sul Fertility Day, il prossimo 22 settembre, giorno scelto dal ministero per sensibilizzare donne e uomini sulla prevenzione dell’infertilità e quindi sul rischio di perdere la possibilità di avere figli, pur desiderandoli, ha suscitato violente reazioni e polemiche sul web. Nella campagna una giovane donna si accarezza la pancia e mostra la clessidra, a significare che la maternità ha i suoi tempi e dopo i 35 anni le capacità riproduttive hanno un calo drastico.
La campagna giustamente enfatizza i limiti biologici alla procreazione, argomento sul quale il nostro paese ha urgente bisogno di riflettere, visti i dati sulla denatalità.
Anche le polemiche di questi giorni sul trasferimento al nord degli insegnanti potrebbero indirettamente essere letti come causa indiretta del fenomeno.
Mi sarebbe piaciuto che a fianco della comunicazione (cosa buona e giusta!) fossero partiti i “contenuti” operativi in grado di incidere realmente sulla vita di mamme e papà (fisco, welfare, asili nido, conciliazione vita e lavoro ecc.).
La comunicazione infatti da sola non basta e dà l’impressione di essere solo una manovra propagandistica quando non accompagnata da misure tangibili.
Le polemiche sono fisiologiche quando si parla di campagne sociali volte a modificare i comportamenti delle persone.
Facciamo i bravi!