Emergenza demografica: gli italiani non fanno più figli

L'Istat presenta il Rapporto annuale sulla situazione del Paese. I dati sono preoccupanti

Il presidente dell’Istat Giorgio Alleva ha illustrato la ventiseiesima edizione del Rapporto annuale sulla situazione del Paese.

Il serio tema del declino demografico nel nostro paese è approfondito nel rapporto: la popolazione italiana diminuisce per il terzo anno consecutivo di quasi 100mila persone rispetto al precedente: al 1° gennaio 2018 si stima che la popolazione ammonti a 60,5 milioni, con 5,6 milioni di stranieri (8,4%). Le nascite sono in calo da 9 anni. La dinamica è riconducibile alla riduzione del numero di donne in età feconda. Dal rapporto emerge inoltre che l’Italia è il secondo paese più vecchio del mondo dopo il Giappone: 168.7 anziani ogni 100 giovani.

Il Paese appare anche più fragile rispetto all’Ue: il 17,2% si sente privo o quasi di sostegno sociale. Gli anziani che vivono soli passano oltre 10 ore senza interazioni con altri.

Per quanto riguarda il futuro demografico del Paese, si stima che in Italia la popolazione residente attesa sia pari, secondo lo scenario mediano, a 59 milioni nel 2045 e a 54,1 milioni nel 2065. La flessione rispetto al 2017 (60,6 milioni) sarebbe pari a 1,6 milioni di residenti nel 2045 e a 6,5 milioni nel 2065. Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,4 milioni a un massimo di 62. La probabilità che aumenti la popolazione tra il 2017 e il 2065 è pari al 9%.

La sopravvivenza è prevista in aumento. Entro il 2065 la vita media crescerebbe di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,6 e 85 anni nel 2016).

L’età media della popolazione passerà dagli attuali 44,9 a oltre 50 anni nel 2065. Considerando che l’intervallo di confidenza finale varia tra 47,9 e 52,7 anni, il processo di invecchiamento della popolazione è da ritenersi certo e intenso. Parte del processo di invecchiamento in divenire è spiegato dal transito delle coorti del baby boom (1961-76) tra la tarda età attiva (39-64 anni) e l’età senile (65 e più). Si prevede un picco di invecchiamento che colpirà l’Italia nel 2045-50, quando si riscontrerà una quota di ultrasessantacinquenni vicina al 34%.

Il rapporto non offre soltanto un ritratto approfondito e aggiornato del paese ma contiene preziose chiavi di lettura delle principali dinamiche che investono il nostro futuro e può costituire una base di conoscenza imprescindibile per l’azione del legislatore per individuare le strategie di intervento idonee a dare risposta alle aspettative dei cittadini e alle grandi sfide che il nostro Paese deve affrontare.

Il tema dello sviluppo dello scenario demografico e delle sue possibili conseguenze sarà affrontato nel corso della prossima Assemblea nazionale dell’8 giugno a Milano, durante il meeting della Fondazione Prioritalia “Costruire il patto tra generazioni nell’economia dell’innovazione e delle competenze”.

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