Emergenza clima: un mondo sempre più caldo ed estremo

Il global warming e i dati incontrovertibili degli scienziati. L'obiettivo? Abbattere la percentuale di CO2 nell'atmosfera

ORMAI È NOTO A TUTTI: IL 2015 È STATO L’ANNO PIÙ CALDO DI SEMPRE, con una temperatura media che ha superato di 0,16°C quella del 2014, record precedente, e di ben 0,9°C la media del secolo scorso.
Da quando si effettuano registrazioni sistematiche, nel 1880, le temperature hanno avuto diverse oscillazioni, ma dal 1960 le medie decennali hanno continuato a crescere, fino al picco dello scorso anno.

Dov’è la novità? Il global warming, benchè alcuni personaggi, uno su tutti il candidato repubblicano Donald Trump, ritengano che rappresenti una grande e sopravvalutata “bufala”, è ormai un fatto assodato. I ghiacci artici e i ghiacciai in ritirata, l’innalzamento del livello del mare, l’aumento dei danni provocati dagli eventi climatici estremi come siccità e alluvioni, solo per citare alcuni esempi, sono conseguenze già oggi molto visibili. L’inverno “estremo” degli Stati Uniti e di New York è sotto gli occhi di tutti: dagli oltre 20°C a Natale a si è passati alla super tempesta di neve Jonas di fine gennaio, per arrivare al San Valentino record di quest’anno, con temperature crollate fino a -18°C.

In realtà negli ultimi anni abbiamo assistito a una controversia in merito a un presunto rallentamento della crescita delle temperature, mostrato anche dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) – un ente scientifico delle Nazioni Unite focalizzato sui cambiamenti climatici e insignito del Nobel per la Pace nel 2007 – in più fasi del suo assessment report tra il 2013 e il 2014. Secondo l’IPCC l’aumento delle temperature nel 1998-2012 (+0,05°C) sarebbe stato inferiore a quello del 1951-2012 (+0,12°C), segno che il global warming stava diminuendo!

Tale rallentamento è stato attribuito a numerosi fenomeni geologici e astronomici: la debolezza dell’ultimo ciclo di attività solare; l’aumento dell’attività vulcanica con relativo aumento di aerosol nell’atmosfera che riflette parte della radiazione solare; l’elevato assorbimento di calore nelle acque profonde degli oceani Atlantico e Pacifico. Tutto vero. Ma, come nei migliori gialli, il colpevole è molto più “banale” e in vista: in questo caso la tecnica di raccolta e analisi dei dati, come mostrato da un rapporto del NOAA del giugno 2015.

ll riscaldamento è in continua crescita

Il NOAA (National oceanic and atmospheric administration), l’agenzia americana dedicata allo studio delle condizioni degli oceani e dell’atmosfera, rappresenta oggi il punto di riferimento mondiale per la misurazione delle temperature. Lo studio citato ha di fatto mostrato che il presunto rallentamento nella crescita delle temperature era illusorio, frutto di due distorsioni nella misura dei dati solo recentemente superate con alcuni accorgimenti metodologici inseriti dal NOAA: l’allineamento dei dati rilevati con le navi, usate in particolare prima degli anni ’70, con quelli più recenti e accurati rilevati con le boe, sistematicamente più bassi; la redistribuzione delle stazioni di misurazione sparse sul pianeta, per garantire una copertura spaziale omogenea e accurata.

La prova del nove è data dall’inserimento nelle serie storiche dei dati relativi agli ultimi tre anni, che sembrano confermare che il riscaldamento è in continua e costante crescita, in barba a chi si ostina a sostenere il contrario.

Comunque la si voglia pensare, oggi il mondo è caldo, molto più caldo di quanto non sia stato (almeno) dal 1880, anno in cui si sono cominciate a misurare metodicamente le temperature del globo, con una forte accelerazione dal 1970. Lo scorso anno sono state circa 1°C superiori al 1880. E non è solo colpa di El Nino, il fenomeno climatico che ogni (circa) cinque anni interessa l’atmosfera e riscalda le acque dell’Oceano Pacifico, causando inondazioni soprattutto lungo le coste dell’America meridionale e centrale e forte siccità in Australia e nel Sud-Est Asiatico. Il vero grande indiziato continua a essere l’elevata concentrazione di CO2, il grande “effetto collaterale” dello sviluppo che il mondo intero cerca di contrastare e ridurre con l’efficienza energetica, le rinnovabili, le carbon tax, i sistemi di pollution control.

Qualcuno potrebbe obiettare che un aumento della temperatura di 1°C non sia un granchè. Niente di più sbagliato: solo qualche mese fa, a inizio dicembre 2015, il mondo radunato nella conferenza sul clima COP 21 a Parigi ha faticosamente trovato un accordo per limitare l’aumento della temperatura rispetto ai livelli pre-industriali a 2°C, soglia oltre la quale gli scienziati ritengono che le conseguenze sul pianeta indotte dal riscaldamento sarebbero disastrose.

Metà dell’incremento consentito ce lo siamo già giocato.

 

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