19 minuti, tanto è bastato per stabile un record che, abbiamo ragione di credere, resterà tale ancora per lungo tempo. 19 minuti di offerte e rilanci fino all’ultimo colpo di martelletto che ha stabilito la cifra finale di 450 milioni di dollari per il Salvator Mundi attribuito a Leonardo da Vinci.
Messo all’asta da Christie’s a New York, preceduto da una lunga e intensa campagna stampa, il Salvator Mundi era l’ultima opera leonardesca ancora in mano a un privato, il miliardario russo Dmitry Rybolovlev.
L’asta della scorsa notte era particolarmente attesa non soltanto per una questione di cifre, ma anche perché il successo o il flop della stessa in qualche modo avrebbero posto fine alle polemiche che da decenni accompagnano questo celebre olio su tavola.
Da sempre infatti alcuni studiosi leonardeschi e profondi conoscitori della pittura rinascimentale sostengono che l’opera, forse dipinta a Milano intorno al 1499, non sarebbe interamente di mano del genio vinciano. Il maestro avrebbe fornito, da bravo regista, una sorta di supervisione al lavoro di un suo promettente allievo, Giovanni Boltraffio, intervenendo solo in poche zone che effettivamente risultano estremamente raffinate. Leonardo avrebbe curato in particolare la mano benedicente, la sfera di cristallo di rocca simbolo dell’Universo celeste che Cristo ci dona, oltre ad alcune ciocche di capelli.
Qualunque sia la verità, l’asta di questa notte ci lascia una sola grande certezza: l’anonimo acquirente che si è aggiudicato la tavola da oggi ha per le mani l’opera più costosa al mondo!