Coronavirus: qui Praga

Stiamo attraversando una pandemia. Di fronte a un virus altamente contagioso e ancora oggetto di studio, i governi dei diversi paesi hanno adottato specifiche misure, dal lockdown totale ad altri interventi più soft, sempre in relazione alla curva del contagio. Manageritalia ha raccolto alcune testimonianze di suoi collaboratori, manager e professionisti che vivono all’estero in questo periodo. L’obiettivo? Offrire una fotografia di altre realtà e punti di vista, raccontando l'impatto del coronavirus sulla vita quotidiana di società diverse da quella italiana, condividendo esperienze, passi falsi e best practice. Oggi scopriamo come se la passano a Praga attraverso le parole di Dario Monti, che vive qui da alcuni anni e lavora come graphic designer.

Ad oggi (13 Aprile 2020, ndr) la Repubblica Ceca registra 5991 contagiati e 144 morti per via del Covid-19. Il contagio sembra essere ancora contenuto e ha colpito maggiormente la zona della Moravia (la Repubblica Ceca si divide in Boemia e Moravia) a est del paese. La capitale, Praga, epicentro economico della nazione sembra non essere stata colpita con la stessa violenza subita da altre capitali europee, questo anche grazie ai provvedimenti della dirigenza politica locale che ha deciso da subito di bloccare le frontiere (un mese fa, il 13 Marzo) non appena l’Italia ha preso la medesima decisione. Inoltre, nello stesso momento, sono stati chiusi negozi, uffici e scuole, sempre in concomitanza con le misure prese dall’Italia, con la differenza che qui il virus non si era ancora diffuso. Quindi restano aperti supermercati, mini market e i grandi negozi di elettronica (questi ultimi rispettando le regole della “fila” e di un numero contato di visitatori/acquirenti per volta). 

Le mascherine sono obbligatorie dal primo giorno in cui sono stati presi provvedimenti. Si può comunque girare per strada, prendere mezzi pubblici e fare attività fisica all’aperto, ma sempre a volto coperto. Il fatto che lascia un po’ perplessi è che qualsiasi tipo di mascherina è accettata dalla legge ceca e persino le sciarpe. Per chi disobbedisce a questa regola spetta una multa di 20mila corone ceche che corrispondono a circa 800 euro. Per questo stesso motivo è proibito fumare in strada. 

Per giorni le strade e i mezzi pubblici sono stati deserti, ma con l’arrivo della primavera e di temperature più calde si cominciano a vedere molte persone di tutte le età, ma soprattutto giovani, che si riuniscono nei parchi. Non c’è ressa, i gruppetti vanno dalle due persone alle quattro massimo, ma è comunque sintomo di un leggero abbassamento della guardia nei confronti del virus, forse dato da una scarsa crescita degli infetti. 

Ristoranti e pub ne approfittano riaprendo parzialmente le loro attività con la vendita “al portone”: viene allestito un tavolo davanti alla porta d’entrata del locale, da lì si può ordinare e pagare. I ristoratori preparano quello che hai ordinato e lo lasciano sul tavolo, rispettando così il metro di distanza. La riapertura degli uffici è prevista a breve, a meno di prolungamenti da parte del governo. Alcuni hanno chiuso per due settimane e hanno riaperto lasciando ai dipendenti la decisione se presentarsi fisicamente o usufruire dell’home office (smart working, ndr).

Invece, per quanto riguarda la riapertura del paese (che contempla per esempio l’aeroporto), il primo ministro Andrej Babis ha dichiarato che fino a dicembre nessuno potrà spostarsi dalla Cechia né entrarci, a meno che non si trovi un vaccino nel frattempo. 

In generale la gente sembra diligente e sta seguendo le regole dettate dallo stato, le multe sono molto salate per chi non mette la mascherina o organizza sorte di party in casa (la multa può arrivare anche a 2mila euro a persona) e la maggior parte delle persone ha approfittato di questa occasione per andare fuori città nelle seconde case di campagna e montagna, spesso ereditate durante il periodo del comunismo, lasciando Praga semi-deserta.


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