Una pletora di libri sfornati in continuazione dalle case editrici, serie televisive sempre nuove su Netflix, mostre e vernissage quotidiani: i consumi culturali oggi sembrano avvicinarsi a una sorta di ossessione per essere sempre sul pezzo, avere un argomento di conversazione e apparire aggiornati sulle ultime uscite. Una molte gigantesca di contenuti, spesso veicolati dal web, ci sommerge travolgendoci.
Già Zygmunt Bauman nel saggio Per tutti i gusti. La cultura nell’età dei consumi aveva rilevato questa “bulimia culturale” o “culturobesità”, di cui scrive Nicolas Santolaria su Le Monde, legata a un’offerta sovrabbondante e apparentemente infinita, da consumare in fretta e in modo ossessivo, senza avere il tempo necessario per metabolizzare quello che si è visto o letto.
Numerosi studi stanno puntano i riflettori sulla dipendenza dalle serie televisive, per fare l’esempio più evidente, e sulle pratiche di “speed watching” (accelerare la velocità di immagini e sequenze in modo che si possano terminare prima).
E poiché è impossibile leggere tutto, si possono già scaricare delle applicazioni come Koober o Blinkist, ideate da startup che vogliono assecondare questa smania di assimilare rapidamente nuovi contenuti, immagazzinare informazioni o approcciare agilmente opere letterarie lunghe e complesse.
Tutto, anche la cultura, oggi è a portata di click. Basta digitare un nome, un titolo, un fatto per avere in pochi secondi le risposte di Wikipedia.
Consumare cultura in modo compulsivo richiede tempo, osserva Santolaria, e può avere un impatto sulla vita sociale e privata di ciascuno di noi, ma allo stesso tempo offre spunti per animare forum, chat e in definitiva fare networking.
Anche voi siete dei culturobesi? Vi riconoscete in questo ritratto?