Alzheimer: 5 consigli chiave per la cura e l’assistenza domiciliare

Al via a Brescia Alzheimer in Lab, primo percorso esperienziale dedicato ai caregiver impegnati nella presa in carico domiciliare dei malati

In Italia i malati di Alzheimer sono circa 600 mila, pari al 4% della popolazione over 65 e nel 2050 gli ultra 65enni rappresenteranno il 34% della popolazione, con conseguenti costi socio-assistenziali sempre più incisivi, che graveranno soprattutto sulle famiglie (Fonte: MSD Italia, luglio 2017). Proprio per rispondere alle crescenti richieste di supporto espresse dai caregiver è nato a Brescia “Alzheimer in Lab”, il primo e unico percorso esperienziale dedicato a chi vuole vivere in prima persona le sofferenze della malattia. Il laboratorio si sviluppa attraverso alcune stanze – una camera da letto, una living room e un bagno – rappresentate sia con arredi comuni, che con arredi terapeutici per far capire come, con piccoli accorgimenti all’interno delle mura domestiche, si possa migliorare la qualità di vita del malato.

Ma quali sono i consigli chiave per la cura e assistenza domiciliare al malato affetto da Alzheimer o da altre forme di demenza?

1. L’importanza di una diagnosi precoce

Riconoscere tempestivamente i segnali dell’Alzheimer permette di arrivare a una diagnosi precoce, facilitando l’attivazione del percorso di cura e di accudimento della persona malata. Improvvisi sbalzi di umore, vuoti di memoria, difficoltà a vestirsi e a svolgere le attività quotidiane, incapacità di calcolo e analisi, riposizione degli oggetti in luoghi inappropriati (es.: lo spazzolino da denti in frigo), sono segnali da non sottovalutare.

2. Un dialogo fatto di empatia e tenerezza

Per una corretta comunicazione con il malato, ad esempio, è necessario parlare lentamente con un tono di voce basso e calmo, scandendo bene le parole; ripetere più volte anche i messaggi semplici; mettersi alla stessa altezza e di fronte alla persona con cui si sta parlando; rispettare i suoi tempi, senza fretta; quando possibile, creare un contatto anche fisico col malato, prendendolo per mano, abbracciandolo e facendogli sentire che non è solo.

3. Una routine scandita da piccoli riti quotidiani

Impostare una routine quotidiana chiara e ben scandita è fondamentale per rassicurare il malato. In questo senso, il momento dei pasti acquista una valenza rituale e va condiviso con il proprio familiare con un’attenta regia dei dettagli. Ad esempio, può essere utile preparare cibi che si possono mangiare anche con le mani, creare contrasti cromatici tra il tavolo, le posate, i bicchieri e i piatti per favorire un miglior riconoscimento degli oggetti.

4. L’ambiente che cura: un arredamento a misura di Alzheimer

“Per creare un ambiente domestico funzionale ad una migliore percezione degli ambienti da parte del malato è necessaria la rimodulazione di ogni stanza”, spiega Ivo Cilesi, Consulente Terapie Non Farmacologiche di Korian Italia e ideatore del progetto “Alzheimer in Lab”. “Qualche esempio? Alle pareti privilegiare le tinte tenui e i colori freddi, come blu e viola, evitando i colori attivanti come il rosso. E ancora: coprire gli specchi, perché i malati non si riconoscono più e tendono ad agitarsi vedendo la loro immagine riflessa. Infine, evitare il colore bianco per i servizi sanitari perché viene percepito in modo annebbiato, soprattutto nella fase avanzata della malattia. Ultimo, ma non per importanza, l’occultamento delle porte con pellicole che riproducono librerie, armadi o finestre con paesaggi stagionali per placare l’ansia di fuga vissuta dai malati”.

Ma ecco, più in dettaglio, i consigli del dottor Cilesi per rendere gli ambienti domestici più funzionali alla percezione del malato:

  • ricollocare quadri, tappeti, fotografe e libri per alternare zone arredate a spazi vuoti (stimoli e pause);
  • utilizzare i colori caldi (stimolanti) e freddi (rilassanti) per facilitare l’orientamento e le reazioni;
  • servirsi dei contrasti cromatici per migliorare la capacità di orientamento spaziale;
  • scegliere un pavimento di colore omogeneo, in contrasto con quello delle pareti;
  • regolare la luminosità schermando le finestre con tende;
  • preferire luci artificiali soffuse;
  • scegliere con cura le piante da interni, privilegiando quelle capaci di dare stimolazioni olfattive;
  • tenere sempre una luce accesa, anche di notte, per rassicurare la persona e aiutarla nell’orientamento.

5. Terapie non farmacologiche: dalla Doll Therapy al camuffamento delle vie di fuga

Parte integrante del percorso di cura domiciliare sono le terapie non farmacologiche, utili a rallentare il declino cognitivo e funzionale, a controllare i disturbi del comportamento e a compensare le disabilità causate dalla malattia. Si tratta di attività e strumenti pratici, come:

  • la doll therapy, che si serve di una bambola speciale per favorire l’attivazione della memoria e per ridurre disturbi del comportamento, come ansia e agitazione;
  • la musicoterapia, in cuffia o ambientale, in grado di rievocare emozioni e agevolare la relazione con il presente;
  • l’aromaterapia, utilizzata sia per stimolare che per tranquillizzare.

Periodo e orari di apertura al pubblico

Il laboratorio “Alzheimer in Lab” si trova in Via Calatafimi 1, a Brescia, all’interno della Residenza Vittoria di Korian Italia e sarà aperto al pubblico, con ingresso gratuito e senza prenotazione, dall’11 maggio al 10 giugno, dal venerdi alla domenica dalle ore 10 alle ore 18. Ma non solo: il percorso riaprirà nuovamente il 21 settembre fino a fine dicembre 2018. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito dedicato alla campagna “Spezza l’indifferenza”.

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