Il contratto collettivo nazionale di lavoro (ccnl) per i dirigenti del terziario, della distribuzione e dei servizi, firmato da Confcommercio e Manageritalia, ha introdotto sin dal 2021 significative innovazioni in materia di politiche attive del lavoro. L’obiettivo è chiaro: sostenere la professionalità dei dirigenti e accompagnarli nella transizione professionale in un mercato in continua evoluzione, con indubbi vantaggi per loro, per le aziende e per il sistema, perché in questo modo si valorizza e rimette in circolo la professionalità manageriale.
Il valore della comunità
«Tutti noi abbiamo la necessità di acquisire il controllo sulle condizioni nelle quali affrontiamo le sfide della vita, ma per la gran parte di noi tale controllo si può ottenere solo collettivamente, grazie ad una comunità» – Zygmunt Bauman
«Il licenziamento – dice Massimo Fiaschi, segretario generale Manageritalia – rappresenta sempre un evento complesso e spesso traumatico per chi lo subisce. Per questo, nel nostro contratto nazionale, abbiamo voluto rafforzare le politiche attive del lavoro, mettendo a disposizione strumenti concreti che aiutino i dirigenti a rimettersi in gioco e a valorizzare le proprie competenze. È importante sottolineare che, anche nei momenti più difficili, come l’interruzione del rapporto di lavoro, esiste sempre la possibilità di trovare un accordo tra le parti. Un’intesa che, se ben costruita, può garantire al dirigente l’accesso a servizi di supporto alla transizione professionale, come quelli gestiti da Cfmt e XLabor».
Un sistema bilaterale per la transizione
Il cuore dell’intervento è il sistema bilaterale di politiche attive, gestito da Cfmt (Centro di formazione management del terziario) e alimentato da un contributo aziendale obbligatorio di 2.500 euro per ogni dirigente licenziato con le seguenti motivazioni: fine attività aziendale, licenziamento (esclusa la giusta causa), mancato superamento del periodo di prova e risoluzione consensuale post-licenziamento. Queste risorse consentono di attivare percorsi di supporto alla transizione professionale per i dirigenti interessati. Anche nei casi non coperti dal contributo obbligatorio, l’azienda può volontariamente inserirlo nell’accordo di uscita, offrendo così al dirigente un trattamento di miglior favore. Una fattispecie, quest’ultima, che nell’ultimo periodo è in forte aumento.
«Il mio consiglio – chiude Fiaschi – è di non affrontare questa fase da soli. Rivolgersi a professionisti qualificati, capaci di ascoltare, orientare e affiancare il dirigente nella ridefinizione della propria traiettoria professionale, fa davvero la differenza. Il percorso che offriamo non è un semplice servizio, ma un investimento nella persona, che consente di trasformare una situazione di crisi in un’opportunità concreta di rilancio e crescita. E in questo, il ruolo delle Associazioni territoriali di Manageritalia è fondamentale: sono il primo punto di contatto, ascolto e supporto per ogni manager che si trovi in un momento di cambiamento».
Come funziona
Il dirigente che cessa il rapporto di lavoro con una delle motivazioni indicate viene contattato, se non lo fa lui direttamente o tramite la propria Associazione, da XLabor, la divisione di Manageritalia dedicata alla carriera e al mercato del lavoro, per conoscere meglio caratteristiche e opportunità del servizio, riflettere sul proprio percorso di carriera e avviare il relativo iter.
A questo punto entra in gioco Cfmt, l’ente bilaterale partecipato da Confcommercio e Manageritalia, che da oltre trent’anni supporta la professionalità e l’occupabilità dei dirigenti del settore, offrendo interventi personalizzati per ampliare le competenze manageriali. Cfmt, grazie a strumenti come il questionario Start, analizza le competenze dei dirigenti e identifica le aree che necessitano di approfondimenti, elaborando percorsi formativi su misura che si affiancano ai percorsi di consulenza di carriera individuati con il dirigente, personalizzati e poi affidati a selezionati partner esterni (coach, head hunter e professionisti dell’Associazione italiana società outplacement).
L’obiettivo è supportare il dirigente nel periodo di transizione professionale fornendo strumenti che possano agevolarne la ricollocazione.
I numeri
Quasi un migliaio i dirigenti che sino ad oggi hanno intrapreso il percorso, che dura tra i 3 e i 6 mesi. Di questi, il 68% si è ricollocato: il 53% con contratto di lavoro dipendente (35% dirigente, 18% quadro), l’8% come amministratore delegato o simili e il 39% con contratti di lavoro autonomo, spesso anche per ragioni anagrafiche e di work-life balance. Ben l’84% dei manager dichiara a fine percorso di essere molto soddisfatto del servizio.
Il valore delle politiche attive nel contratto
Il servizio è rivolto ai dirigenti che subiscono un licenziamento, ad eccezione di quelli per giusta causa. I versamenti delle aziende confluiscono in Cfmt, creando una sorta di fondo di garanzia che finanzia i percorsi di consulenza di carriera, con importi ben superiori al contributo di 2.500 euro previsto per ogni singolo dirigente licenziato.
«Questo servizio – spiega Mauro Mastrogiacomo, responsabile XLabor – è un tangibile supporto alla gestione degli eventuali periodi di transizione professionale dei manager. È finanziato, grazie al contratto, dalle aziende, che in questo modo si prendono ulteriore cura del futuro dei manager in uscita. Il fatto che sia gestito, attraverso Cfmt, dai migliori professionisti sul mercato, rende ancora più efficace ed efficiente l’utilizzo di questi fondi della collettività».
Le politiche attive introdotte nel ccnl rappresentano quindi un investimento nella persona, anche da parte della sua ex azienda, e un contributo concreto alla competitività del settore. Far conoscere, valorizzare e utilizzare al meglio queste misure è quindi essenziale per sostenere i dirigenti e le aziende in un contesto in continua trasformazione.