Manager, vi farò “domare” lo stress

Tra il dire e il fare c’è di mezzo… lo stress! Ne parliamo con Giuseppe Primerano, psicologo e psicoterapeuta, coordinatore del servizio BenEssere Manager di Manageritalia.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo… lo stress, una componente essenziale del nostro benessere e delle nostre performance a livello personale e professionale. Nonostante tutti i luoghi comuni, lo stress logora chi non ce l’ha, o chi ne ha troppo: guai, quindi, a non averne nella dose giusta e a non saperlo gestire al meglio nella vita di tutti i giorni. E per farlo, sfatando anche qui i luoghi comuni, è indispensabile misurarlo e magari farsi affiancare da un esperto, come fanno sempre più spesso quelli che sono al top. Ne parliamo con Giuseppe Primerano, psicologo e psicoterapeuta, che da anni si occupa dello stress seguendo persone e intere organizzazioni e coordina il servizio di Manageritalia BenEssere Manager.

Che cos’è lo stress da un punto di vista scientifico?

«Il primo a parlare di stress da un punto di vista scientifico è stato il medico Hans Selye, che nel 1980 definì lo stress come la condizione aspecifica che consente all’organismo di adattarsi a qualunque sollecitazione: sono proprio i fattori stressanti a spingere l’organismo all’adattamento, quindi all’evoluzione».

Potremmo dire che lo stress è una componente necessaria all’essere umano?

«Assolutamente sì: lo stress appartiene all’essere umano, ma anche agli animali e persino alle piante. Neppure vivendo sotto una “campana di vetro” lo si potrebbe evitare. Senza stress non resisteremmo alle aggressioni di agenti patogeni, non saremmo in grado di adattarci nel modo giusto agli eventi esterni in continuo mutamento. Insomma, non sarebbe possibile vivere. Quello che è nocivo e pericoloso, e quindi va evitato, è lo stress eccessivo o cronico: in questo caso c’è un eccesso di ormoni in circolo con esiti negativi per il fisico».

Quindi lo stress fa male? Perché e come?

«Già nel 1988 l’Oms aveva individuato nello stress l’epidemia mondiale del ventesimo secolo. Occorre però distinguere fra due tipi di stress: l’eustress, utile alla sopravvivenza, che dà stabilità all’organismo mediante una risposta momentanea a un evento (tecnicamente chiamato stressore), e il distress, cioè la condizione cronica a eventi stressanti ripetuti nel tempo. La comunità scientifica è d’accordo nell’attribuire al distress “un doloroso stile di vita”, nonché un disagio per la salute e il benessere psicologico dell’individuo: quando il livello di stress è tanto elevato da inibire le capacità dell’individuo di far fronte a situazioni di tensione, si generano stati d’animo negativi come rabbia, ansia, depressione, sensi di colpa… con il rischio di contrarre vere e proprie malattie».

Stress positivo e stress negativo, come riconoscerli nella vita di tutti i giorni?

«Dipende dalle situazioni: per classificarli non si considera tanto quello che accade, quanto il modo in cui lo si interpreta e affronta. In generale possiamo dire che lo stress legato a un’attività intensa, ma anche divertente, creativa e appagante è positivo: l’eustress produce una “carica energetica” che consente di lavorare meglio, affina le capacità di attenzione, concentrazione, apprendimento, memoria, soluzione creativa dei problemi. Insomma, migliora la qualità della vita. Lo stress negativo, invece, è legato a frustrazione, insuccesso, dispiacere e malattia ed è causa di ansia, tensione psichica e muscolare e tutti quei disturbi definiti “psicosomatici”: stanchezza, palpitazioni, cefalea, indolenzimenti del collo e delle spalle…».

Distress, che sia poco o troppo: si può morire o stare veramente male?

«Il distress è sempre negativo, sia quando è poco, sia quando è troppo. Psiche e corpo devono sempre integrarsi in un’unione completa: quando lo stress negativo altera questo equilibrio, che è pur sempre dinamico, ci troviamo in una situazione di malessere. Ad esempio, anche l’inattività o il pensionamento, così come l’eccessivo iperattivismo, possono provocare vari tipi di disturbi più o meno importanti: depressione, insonnia, deterioramento del funzionamento del sistema immunitario».

Spesso si addebitano al lavoro situazioni di stress, perché?

Da anni, ormai, stiamo adottando ritmi di vita sempre più convulsi che pervadono anche l’ambito lavorativo: c’è il rischio che il tempo del lavoro si dilati fino a coincidere con quello della vita personale, precludendo esperienze sentimentali, interessi, passioni, relazioni… chi, come i manager, ha molte responsabilità può ritrovarsi a vivere situazioni di precarietà, tensione, tirannia del tempo. Il tutto con richieste sempre più elevate (altrui e personali). Non dimentichiamo, inoltre, che la salute psicologica di tutti è stata ulteriormente messa a dura prova dalla pandemia e da ciò che essa ha comportato».

Lo stress è uguale per tutti?

«No, ognuno percepisce e valuta lo stress in modo diverso: da un punto di vista psicologico, ciò che è stressante per una persona può non esserlo per altre. Inoltre, lo stato mentale dà un vissuto soggettivo alla situazione, quindi al livello di stress. Per questo bisogna porre tanta attenzione alla personalità dell’individuo e alle modalità con cui affronta le varie situazioni di vita».

Possiamo gestire lo stress? Come?

Sì, è possibile. Prima di tutto occorre individuare i campanelli d’allarme dello stress: quali sono e cosa proviamo rispetto ad essi. Bisogna poi valutare la propria capacità di coping, cioè le strategie che adottiamo per far fronte a un evento stressante e ricreare la nostra “zona di benessere”: c’è chi pratica attività fisica, chi preferisce le tecniche di rilassamento come il training autogeno. Quando però lo stress è troppo elevato e rappresenta un “doloroso stile di vita”, e le risorse personali non sono sufficienti a gestirlo, è utile ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta».

Quindi la psicoterapia serve solo in situazioni “limite”, quando le cose vanno male?

«No, assolutamente! Anzi, è utile anche quando ci troviamo in un momento positivo: quando le cose vanno bene, con la psicoterapia siamo in grado di farle andare ancora meglio. Non è un caso che personaggi che hanno raggiunto vette altissime nel lavoro e nello sport ricorrano sempre più spesso al supporto di professionisti della psiche umana. E se continuano a farlo è probabilmente per essere sostenuti e rinforzati anche nei momenti di difficoltà o di eccessivo stress, che purtroppo non mancano mai».

E se invece volessimo prevenire lo stress?

«Anche qui ognuno ha il suo “sistema”. Ma a livello generale si devono avere le idee chiare su cosa sia in realtà lo stress. Anche molte università e istituti scientifici stanno studiando il fenomeno stress e l’impatto che questo ha sulla salute psicofisica dell’individuo: è la premessa indispensabile per identificare e riconoscere questo fenomeno, e per poter intervenire prima di esserne sopraffatti».


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