Una firma che orienta

Il contratto collettivo nazionale è lo strumento che più di ogni altro dà senso alla nostra identità sindacale. Si tratta di un contratto aperto all’innovazione, attento ai segnali di trasformazione, capace di accompagnare i nostri associati nei bisogni di oggi e, insieme a chi vorrà condividere questo percorso, lungo le traiettorie del futuro
Marco Ballarè presidente Manageritalia

Anche quest’anno ci avviciniamo alla pausa estiva. E, come sempre, il numero di luglio-agosto del nostro giornale accompagna questa transizione con uno sguardo lungo, rivolto alle sfide che ci attendono, e un augurio grande a tutte e a tutti di buone vacanze.

Abbiamo da poco concluso la nostra assemblea nazionale del 6 giugno, un momento importante in cui abbiamo rendicontato il lavoro fatto e rilanciato con forza la nostra visione del futuro. Un confronto aperto e denso, che ci ha restituito consapevolezza e fiducia.

Ma il lavoro non si ferma: prosegue con il contratto collettivo nazionale, lo strumento che più di ogni altro dà senso alla nostra identità sindacale. L’attuale accordo scade a fine anno e stiamo già lavorando alla sua futura definizione: una commissione sindacale è attiva, stiamo raccogliendo le istanze dal territorio e costruendo una piattaforma di contenuti e priorità per orientare il confronto con le controparti.
La struttura federale guida questo processo con rigore e dedizione.

Vale allora la pena chiedersi: perché si fa un contratto? Per tutelare, normare, garantire diritti, equilibri, trasparenza. Ma non solo. Un contratto come il nostro ha anche una funzione più profonda e strategica: orientare. Delineare una direzione di marcia. Preparare oggi ciò che servirà domani. Non è una fotografia, ma un disegno in divenire. Vivo, dinamico, inclusivo. Capace di interpretare, e non solo registrare, le trasformazioni del lavoro.

Tra i nostri compiti c’è anche questo: guardare oltre, immaginare l’evoluzione del lavoro manageriale, costruire un contratto che interpreti il cambiamento, senza chiudersi in definizioni rigide. Un contratto aperto all’innovazione, attento ai segnali di trasformazione, capace di accompagnare i nostri associati nei bisogni di oggi e, insieme a chi vorrà condividere questo percorso, lungo le traiettorie del futuro. Perché un contratto è un patto di rappresentanza, ma anche un impegno collettivo. Uno spazio di riconoscimento reciproco tra chi lavora e chi fa impresa. Un’alleanza fondata su responsabilità e prospettiva condivisa.

Ed è qui che i corpi intermedi ritrovano il loro ruolo più autentico: essere ponte tra persone e istituzioni, tra presente e futuro. Non solo portatori di istanze, ma costruttori di soluzioni. Non solo interpreti di bisogni, ma generatori di visione. I corpi intermedi servono al Paese quando sanno ascoltare le proprie basi e, allo stesso tempo, proporre idee che orientino lo sviluppo, diano forma all’innovazione, creino coesione.

Il contratto collettivo è uno degli strumenti con cui questo ruolo si manifesta in modo tangibile, concreto, evolutivo. È anche questo il senso profondo del nostro agire sindacale: unire visione e ascolto, elaborare strumenti che non siano solo difesa del presente, ma anche costruzione del futuro. E il ccnl è lo spazio primo in cui questa ambizione si esprime, si afferma, si rinnova.

Buona estate a tutte e a tutti. Viva Manageritalia.

Marco Ballarè
marco.ballare@manageritalia.it

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