Il Rilancio del turismo in quattro mosse: basteranno?

Il Decreto Rilancio contiene diverse misure per far fronte alla sospensione di tutte le attività del settore Turismo dovuta alla pandemia, un settore che fino ad oggi ha rappresentato circa il 12% del Pil nazionale dando lavoro a circa 2 milioni di lavoratori. Non si tratta di una nuova pianificazione del settore ma semplicemente di interventi-tampone.
Una di queste misure soddisfa la richiesta di Manageritalia, più volte manifestata, di fare leva per il rilancio del Turismo, sui Fondi di coesione europei.
Presumendo un crollo della domanda, dovuto agli effetti economici delle misure restrittive per le famiglie, ma anche alla drastica riduzione della presenza di stranieri in Italia nei mesi estivi, per stimolare e rilanciare i flussi viene riconosciuto un credito d’imposta di 500 euro a favore dei nuclei familiari per il periodo d’imposta 2020.

Il Tax Credit Vacanze, destinato alle famiglie con ISEE non superiore ai 40.000 euro, dovrà essere speso per il pagamento, in un’unica soluzione, di servizi offerti in ambito nazionale dalle imprese turistico ricettive, agriturismo e bed&breakfast in regola con i titoli previsti dalla normativa per l’esercizio dell’attività turistico ricettiva.
I servizi non devono avere intermediari diversi dalle agenzie di viaggio e dai tour operator, si sono voluti escludere i nuovi portali informatici intermediari dell’attività ricettiva, privilegiando quelli tradizionali.
L’80% del credito potrà essere utilizzato come sconto presso la struttura scelta, mentre il restante 20% come detrazione.

Una seconda misura, molto interessante, consiste nella costituzione di un Fondo di 50 milioni di euro per l’anno 2020 finalizzato alla sottoscrizione di quote di investimento per la ristrutturazione e valorizzazione di immobili destinati alle attività turistico-ricettive.

Molto opportuno lo strumento per l’incremento del Fondo nel 2021: verranno utilizzate le risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC ) come Manageritalia aveva più volte chiesto, anche in occasione del convegno che si è svolto a Bari il 19 settembre scorso, in particolare per la crescita delle regioni del Sud.
Un altro Fondo, con una dotazione di 20 milioni di euro per l’anno 2020, sarà destinato alla promozione del Turismo in Italia favorendo la ripresa dei flussi turistici anche con il supporto dell’Enit-Agenzia nazionale del Turismo.
Una quarta misura è rappresentata da una agevolazione fiscale, l’esenzione della prima rata IMU per gli immobili adibiti a stabilimenti balneari, marittimi, lacuali e fluviali e termali, nonché per agriturismo, villaggi turistici, ostelli della gioventù, rifugi di montagna, affittacamere, case per vacanze, bed&breakfast, residence tutti a condizione che i proprietari siano contestualmente anche gestori delle attività esercitate.
Per sostenere i comuni che riceveranno minori entrate viene istituito un ulteriore Fondo di circa 75 milioni di euro.

Saranno sufficienti queste disposizioni per un rilancio veloce dei flussi turistici? Riusciranno gli operatori privati a mantenere l’occupazione a fronte di un calo considerevole della domanda?
In linea di principio si, ma in questo caso il mantenimento dei livelli occupazionali dipenderà dall’aumento della domanda. Riteniamo che contestualmente vada maggiormente salvaguardata la forza-lavoro con interventi ad essa dedicati, che non si traducano nelle solite politiche passive, come l’allungamento della Cassa integrazione.

Manageritalia, attraverso la Cida, dopo la Maratona con i Manager, ha proposto ai decisori istituzionali la riduzione del costo del lavoro dei lavoratori del turismo per i tre mesi estivi – attraverso la decontribuzione totale – e contestualmente la destagionalizzazione dell’offerta. Quest’ultima potrebbe essere prolungata – specialmente nelle regioni meridionali – fino a ottobre, quando le famiglie si saranno un po’ riprese economicamente. Una proposta di impatto immediato che potrebbe accompagnare le misure proposte dal Governo.

Nella tabella seguente si evince che il costo stimato per la decontribuzione annuale di 1,6 milioni di lavoratori nel settore turistico è pari a euro 8,8 milioni, arrotondato a 10 milioni. Stimando la durata dell’azzeramento di tre mesi (1/4) del totale, abbiamo stimato in 2,5 miliardi la quantificazione degli oneri.

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