Shopping a Milano: chi apre e chi chiude

Nuovi punti vendita e serrande abbassate nel capoluogo lombardo

L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Tiffany, che pochi giorni fa ha inaugurato il suo terzo punto vendita milanese in piazza del Duomo. Uno store di mille metri quadrati, distribuito su due livelli, che ha richiesto oltre 5 mesi di lavoro. Quella del celebre marchio di gioielli non è l’unica apertura recente nel panorama meneghino. Sono, infatti, numerosi i fashion brand che hanno rinforzato la propria presenza retail. È il caso – giusto per citarne alcuni – di SaveMyBag, che ha scelto via Manzoni per il suo primo flagship store, e di Acne Studios, che ha occupato gli spazi di piazza del Carmine dove, in precedenza, si trovava Marc by Marc Jacobs. Ma ci sono anche insegne di nicchia, come Lunatica Milano, le cui vetrine si affacciano sullo storico quartiere 5Vie.

Purtroppo, però, sono molti anche i negozi che hanno abbassato la serranda. Anzi, secondo i dati della Camera di Commercio, il saldo, per quanto concerne il fashion retail, è negativo: a Milano nel primo trimestre del 2017 le insegne di abbigliamento hanno registrato un calo pari al 4,8%. A soffrire sono, come prevedibile, soprattutto le piccole attività, tanto più se ubicate in aree periferiche oppure in zone interessate dai lavori per le nuove linee metropolitane.  

Ma segnali critici arrivano anche dai colossi del fast fashion. H&M, per esempio, ha annunciato la chiusura di 2 punti vendita (in piazza San Babila e in corso Buenos Aires) mentre Inditex ha posto termine all’attività del negozio Bershka in via Torino. Di fatto le scelte dei due gruppi sembrano rientrare in un piano di razionalizzazione della rete distributiva, che negli ultimi anni ha subito un marcato (ma, evidentemente, non sempre efficace) processo di espansione.

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