Rapporto del World Economic Forum: Italia ancora molto indietro per competitività economica

L'Italia è al 31esimo posto nel mondo e 17esimo in Europa per competitività.

Secondo il Global Competitiveness Report 2018, il dossier annuale del World Economic Forum che dal 2004 fa il punto sull’economia nel mondo, l’Italia è al 31esimo posto nel mondo e 17esimo in Europa per competitività. Mantiene la stessa posizione rispetto allo scorso anno ma sorprende per l’innovazione grazie ai distretti di eccellenza e alla qualità degli istituti di ricerca (la situazione viene descritta nelle pagine 313-315).

La graduatoria, compiuta su 140 economie a livello globale, consiste in una valutazione messa a punto ogni anno dal World Economic Forum, dei fattori che determinano la produttività e la prosperità dei paesi. Quest’anno la metodologia è cambiata, puntando forte sui fattori che riguardano l’innovazione e la digitalizzazione e per le valutazioni sono stati considerati ulteriori elementi quali ad esempio la diversità della forza lavoro, i diritti dei lavoratori, l’e-government e la forza innovativa delle imprese.

L’indice è stato così ribattezzato “Global competitiveness index 4.0” e mappa il panorama della competitività di 140 economie attraverso 98 indicatori, organizzati in 12 grandi categorie portanti.

Ogni indicatore, utilizzando una scala da 0 a 100, dice quanto è vicina un’economia del singolo Paese allo stato ideale, detta anche “frontiera” della competitività. Combinando questi fattori, gli Stati Uniti hanno ottenuto le migliori prestazioni complessive, davanti a Singapore, definita l’economia più pronta per il futuro, e alla Germania.

Seguono i Paesi Bassi, Hong Kong, il Regno Unito, la Svezia e la Danimarca. Prima di noi, la Francia (al 17esimo posto), la Spagna (al 26esimo) e anche la Cina (al 28esimo). Tra le economie europee peggio di noi il Portogallo (34esimo), Slovenia (34), Polonia (37esimo), Ungheria, Bulgaria e Romania (rispettivamente 48, 51 e 52esimo) e la Grecia (57esimo).

Nel dettaglio, le aree maggiormente considerate di forza per l‘Italia, oltre alla salute (sesto posto), l’innovazione (11esimo posto), le infrastrutture (21 esimo posto) e il mercato del prodotto (30esimi) ma scendiamo al 79esimo posto come mercato del lavoro, come qualifiche (40esimo), per non parlare della stabilità macroeconomica (58esimi), delle istituzioni (56esimi) e dell’adozione di ICT (52esimi).

Siamo 64esimi per quanto riguarda le competenze digitali della popolazione, e, a proposito di infrastrutture, siamo scarsi per la qualità delle strade (54esimi) e dell’efficienza dei servizi ferroviari (49esimi). Siamo 137esimi per l’efficienza del sistema legale e giudiziario.

Nel rapporto tra paga e produttività nel mondo del lavoro, scivoliamo poi al 127esimo, e per i costi elevati necessari ad avviare un’attività non andiamo oltre il 90esimo posto. Invece, per diritti dei lavoratori, ci collochiamo al 6 posto anche se per la partecipazione femminile al mercato del lavoro siamo al 60esimo, per pubblicazioni scientifiche al settimo.

Gli esperti del World Economic Forum invitano a prestare un’attenzione particolare alla stabilità macroeconomica. Questo perché “anche se le finanze pubbliche sembrano essere sotto controllo, nel complesso, l’elevato debito pubblico e le incertezze sulla futura gestione della politica fiscale possono aumentare ulteriormente il costo del credito per il settore pubblico e per le imprese private”.

Rispetto alla classifica globale, la nostra competitività non è cresciuta, e pur riconoscendo i suoi punti di forza, l’Italia viene spronata a fare di più in quanto restiamo “l’economia avanzata che sta crescendo di meno” e pertanto il WEF invita il Paese a “dare priorità al suo programma di competitività e crescita, rafforzando la sua forza e affrontando le sue debolezze”.

Un monito quanto mai importante adesso che è in cantiere la manovra finanziaria.

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