Mercati azionari: dallo shock alla ripresa

Un anno turbolento: cerchiamo di capire cosa è successo e quali prospettive abbiamo sul fronte finanziario

Il 2020 è stato un anno di sorprese e colpi di scena. Nel giro di due mesi il si è fermato. C’è stata la velocità con cui la pandemia si è intensificata, la gravità dei lockdown, la diversità delle misure di stimolo dei governi a livello globale e l’entità dei rimbalzi del mercato azionario. Disoccupazione schizzata alle stelle ovunque, record storico negli Stati Uniti del numero di inoccupati, blocco delle produzioni. Dati preoccupanti, paura e disorientamento sono ciò con cui gli investitori hanno dovuto fare i conti nell’anno passato e che solo ora ci sembrano lontani e indolori.

Durante tutto l’anno la grande incertezza sulle prospettive economiche globali ha innescato forti turbolenze sui mercati azionari, con conseguente incremento della volatilità. L’impatto è stato differente a seconda delle aree geografiche e dei settori, in funzione dell’esposizione alla pandemia e degli effetti delle misure di lockdown. Una turbolenza finanziaria che ha dato luogo a vulnerabilità e incertezze, ma che ha dimostrato una capacità di reazione positiva da parte di investitori e aziende.

L’anno può essere scomposto in 4 periodi: gennaio-febbraio (alte valutazioni e inizio del rallentamento); marzo (il crollo dei mercati); aprile-ottobre (dal recupero alla seconda ondata); novembre-dicembre (l’arrivo dei vaccini).

Le 4 fasi

1. Alte valutazioni e inizio rallentamento (gennaio-febbraio)
Nei primi mesi del 2020 i mercati obbligazionari e azionari stavano consolidando la fase di crescita degli indici di borsa, in continuità con l’anno precedente, ma con un aumento della volatilità complessiva. A fine febbraio è iniziata la fase di calo e i mercati globali sono divenuti estremamente volatili, con grandi oscillazioni nei prezzi e severe contrazioni, principalmente in risposta alla pandemia di Covid-19 e alla guerra dei prezzi del petrolio tra la Russia e i paesi dell’Opec, guidati dall’Arabia Saudita.

2. Il crollo dei mercati (marzo)
Da inizio marzo si sono susseguiti momenti di forte volatilità, con i titoli azionari europei e nordamericani che subivano rimbalzi negativi rilevanti ogni giorno. Nel crollo di marzo 2020 i titoli azionari globali hanno visto una flessione del 25-30% nella maggior parte dei paesi del G20. In ambito domestico, il 12 marzo, ossia durante la prima settimana di lockdown, il principale indice azionario italiano (FtseMib) registrava una flessione da inizio anno pari al 36,6%.

La contrazione superava il 30% anche negli altri principali paesi europei, nonostante a quella data essi non avessero ancora adottato misure di distanziamento sociale. Le previsioni in quel periodo erano pessimistiche, con una contrazione attesa del Pil statunitense del 29% e un aumento generale della disoccupazione globale: si può affermare che nel primo trimestre del 2020 i mercati azionari di tutto il mondo hanno vissuto uno dei peggiori periodi della storia dei mercati finanziari globali. Dopo il brusco calo delle prime settimane, tuttavia, gli stessi hanno registrato un progressivo recupero.

3. Dal recupero alla seconda ondata (aprile ottobre)
Nel corso dell’estate i dati congiunturali americani, europei e cinesi sono stati complessivamente migliori delle attese e in linea con la previsione che l’allentamento delle misure sanitarie di controllo avrebbe condotto a un rapido rimbalzo dell’attività economica. L’intervento rapido e massiccio delle banche centrali e dei governi, la risposta fiscale e monetaria delle autorità, la riduzione dei contagi e le prospettive di ridimensionamento e controllo della malattia hanno permesso l’avvio del recupero da parte dei mercati finanziari e il loro rimbalzo. Anche l’attività economica dell’area dell’euro è tornata a crescere, senza raggiungere ancora i livelli precedenti l’emergenza sanitaria, in linea con lo scenario centrale di graduale ripresa delineato durante il 2020: per le famiglie, ai persistenti timori di disoccupazione, si è associato un aumento del risparmio precauzionale.

Sulla base degli indicatori disponibili, il ritorno alla crescita è stato verosimilmente più sostenuto di quanto prefigurato nei mesi precedenti. Bisogna anche ricordare che i mercati sono rimasti liquidi e che le negoziazioni sono continuate anche nei giorni più difficili, nella probabile convinzione che l’emergenza sanitaria sarebbe rientrata sotto controllo in tempi brevi. Questo ha fatto partire ad aprile un rally che, sostenuto principalmente dall’azionario, ha portato i principali mercati globali a recuperare gran parte del terreno perso. Tuttavia, a ottobre, la seconda ondata del virus ha riportato dei cali importanti sui principali listini.

4. L’arrivo dei vaccini (novembre-dicembre)
Il successo dei test sui vaccini all’inizio di novembre è stato un punto di svolta per i mercati, favorendo una rotazione verso i titoli ciclici. Forse la sorpresa più grande è che le azioni globali hanno guadagnato circa il 12% dall’inizio dell’anno, un risultato che pochi avrebbero previsto durante una pandemia globale. Con le elezioni statunitensi alle spalle e vaccini efficaci in arrivo, gli investitori sono diventati ottimisti, spingendo l’indice S&P 500® a livelli record.


La ripresa non ha interessato tutti i settori in egual misura, ma è stata guidata da quelle aziende – titoli tecnologici ad alto potenziale di crescita – che sono già state protagoniste degli ultimi anni e che hanno continuato a prosperare nell’economia della pandemia, rappresentando l’infrastruttura di un mondo che opera e lavora a distanza. Restano più incerte le prospettive dei servizi, anche per effetto dell’andamento negativo dei flussi turistici globali.

In conclusione, non possiamo negare che l’economia globale abbia mostrato una certa resilienza, soprattutto nelle economie più avanzate, sia dal punto di vista del tessuto economico che dal punto di vista sanitario. Le performance annuali del mercato finanziario, nel complesso, sono state positive, come mostrano i trend di alcuni indici azionari e, al di là del picco negativo di marzo registrato a livello globale, si può affermare che proprio la pandemia Covid-19 sia stata contemporaneamente la causa principale del crollo del mercato azionario ma anche l’“accelerante” della ripresa degli ultimi mesi del 2020 e delle attese per il futuro.




Cosa aspettarsi nel 2021
Sottolineando che nessuno conosce il futuro e che ogni previsione sui mercati va presa con la dovuta cautela, cerchiamo di capire – in base ai dati a nostra disposizione oggi – quali potrebbero essere i trend del 2021.

Le prospettive del vaccino Covid-19 dovrebbero rendere il 2021 un anno di ripresa economica globale. I mercati hanno scontato molte buone notizie, ma sembrano possibili ulteriori guadagni, poiché i profitti aziendali sono rimbalzati e le banche centrali rimangono in attesa.

Siamo nella prima fase di ripresa del ciclo post-recessione. Ciò implica un periodo prolungato di bassa inflazione, crescita dei tassi di interesse bassi che favorisce il mercato azionario rispetto alle obbligazioni. Tuttavia, esistono alcuni rischi a breve termine, che derivano dalle possibili seconde, terze e ulteriori “ondate” di contagi.

Il sentimento degli investitori è ottimistico, in seguito agli annunci del vaccino, ma i mercati sono molto vulnerabili alle eventuali notizie negative, come i potenziali blocchi in Europa e Nord America con l’escalation delle “varianti” di virus, le difficoltà logistiche nella distribuzione del vaccino e la crescita economica negativa all’inizio del 2021 se le misure di sostegno del governo vengono annullate troppo rapidamente. La geopolitica potrebbe anche riservare sorprese negative dalla Cina, dall’Iran o dalla Russia, mentre la nuova amministrazione Biden prende il potere negli Stati Uniti.

Tutto questo potrebbe avere ripercussioni negative sulla fiducia e sulle decisioni di consumo e di investimento di famiglie e imprese, nonché sugli andamenti dei mercati finanziari, particolarmente sensibili all’evoluzione della pandemia. C’è inoltre la possibilità che un protrarsi della crisi colpisca in misura più sfavorevole le catene globali del valore, con effetti persistenti sull’attività economica e sugli scambi internazionali.

Nel complesso, vediamo le implicazioni per i vari asset nel 2021:
– le azioni dovrebbero sovraperformare le obbligazioni;
– i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine dovrebbero aumentare, anche se con curve dei rendimenti più ripide;
– il dollaro Usa probabilmente si indebolirà, data la sua natura anticiclica;
– le nazioni non statunitensi sovraperformeranno, data la loro natura più ciclica e il relativo vantaggio di valutazione rispetto alle azioni statunitensi;
– titoli value, small cap e non statunitensi registreranno performance migliori di titoli growth, di blue chips e aziende statunitensi.

A prescindere dai risultati ottenuti sul fronte del vaccino, è probabile che il coronavirus comporterà cambiamenti a lungo termine nel nostro modo di agire, creando nuove forze e dando impulso a quelle esistenti. Ne sono esempi la trasformazione digitale del business model, l’incremento di importanza di internet, lo spostamento dei dati nei cloud, l’e-commerce e lo smart working.

Il bicchiere mezzo pieno
Da ogni situazione, anche la più complessa, si possono trarre degli insegnamenti. La prima grande lezione del 2020 è che accadono cose inaspettate che sistematicamente fanno saltare previsioni, soprattutto di breve termine. È difficile prepararsi per qualcosa che non sai se sta arrivando, ma un portfolio senza un piano è impotente in queste situazioni, ecco perché dobbiamo costruirlo in modo da poter gestire il maggior numero possibile di scenari. Ogni volta che si effettua un investimento si compra anche un rischio di mercato: dato che il rendimento dell’investimento ne è una diretta conseguenza, è fondamentale saperlo gestire.

La seconda grande lezione del 2020 riguarda il modo in cui gestiamo le nostre emozioni. Crash e recuperi hanno un impatto enorme sul destino del nostro investimento, avere un piano ex-ante definito e accettato permette di trovare appigli solidi per razionalizzare anche nei momenti di stress emotivo.

La terza lezione è che le previsioni finanziarie non sempre funzionano. Le previsioni possono dirti molto sul passato; non ti dicono niente del futuro, non esistono previsioni accurate al 100% e nessuno ha la sfera di cristallo. Dunque è importante avere i nervi saldi e saper aspettare la ripresa del mercato senza farsi prendere dal panico.

Cosa ci ha insegnato il 2020
Innanzitutto, il 2020 ci ha insegnato che esistono vinti e vincitori. Ci sono aziende che hanno saputo preservare i loro utili nell’economia del lockdown e altre che non hanno potuto neanche operare. Altro insegnamento è che il panorama delle aziende quotate è diverso da quello dell’economia reale e non è mai stato concentrato come oggi. I giganti del tech hanno guadagnato un livello di fiducia tale da essere diventati quasi dei porti sicuri.

Siamo nel vivo di una rivoluzione industriale: questo è un macro-trend che premia determinate aziende indipendentemente dalla crisi economica generata dal Covid ed è destinato a restare. Da ultimo, il 2020 ci ha insegnato quanto le banche centrali siano fondamentali nel sistema finanziario e l’abbondanza di liquidità caratterizzerà anche gli anni a venire: il settore pubblico nel medio termine giocherà un ruolo molto importante.

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca