Rapporto Nimby: Italia paese bloccato

La contestazione territoriale alle opere, grandi e non, è inarrestabile

Nel 2016 sono stati 359 gli impianti contestati, con un aumento del 5% rispetto al 2015.
I comparti maggiormente contestati restano quello energetico (56,7%) e quello dei rifiuti (37,4%).

Questo ci dice l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, il database nazionale che dal 2004 monitora la situazione delle opposizioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto. Cresce anche il numero delle opere che, per la prima volta, vengono intercettate dal monitoraggio: il 2016 lascia in dote al database Nimby ben 119 new entries (+7,2% sul 2015).

Tra le cause alle base delle contestazioni vi è sicuramente la preoccupazione per l’ambiente, ma anche l’assenza di coinvolgimento. La partecipazione attiva ai processi decisionali è diventata, per i cittadini, un’esigenza imperativa: le comunità si aspettano di essere interpellate, consultate, coinvolte.

Il nord italia detiene il primato delle contestazioni, confermandosi anche quest’anno primo sul podio col 41%, ma non mancano opposizioni nelle regioni del Centro e del Sud Italia. Con 32 impianti contestati (erano 6 nel 2014), la Basilicata rappresenta ormai un territorio di grande frizione tra imprese, politica e cittadini, tanto da surclassare regioni come Lazio (n. 30), Veneto (n. 28) e Sicilia (n. 26).

Ci sono anche manifestazioni di interesse bendisposte alle opere. Il rapporto segnala un 80% di contrari e un 20% di favorevoli che le giudicano occasioni di rilancio economico, di miglioramento dei servizi e incremento dell’occupazione.

Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati da chi si esprime contro e pro troviamo, in diminuzione le comunicazioni alla stampa (25,7%) e le manifestazioni o i sit in (23,8%). In crescita le comunicazioni affidate agli strumenti on line e soprattutto ai social media (22,9%).

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