Il comunicatore: manager della complessità

Riflessioni per la valorizzazione di una professione sempre più importante per le imprese e per il sistema paese

Il 9 settembre 2021, giorno della pubblicazione della norma uni 11483:2021, dal titolo attività professionali non regolamentate – comunicatore professionale – requisiti di conoscenza, abilità e autonomia e responsabilità, è una data importante per chi lavora nel variegato e complesso mercato della comunicazione.

La norma tecnica, oltre a individuare conoscenze e abilità del comunicatore professionale, ha introdotto una novità sostanziale: il professionista della comunicazione è un manager che gestisce processi complessi, progetta, coordina, realizza strategie e attività funzionali allo sviluppo di qualsiasi organizzazione pubblica, privata e non profit. È un manager con responsabilità di risorse professionali ed economiche, impegnato a ideare e coordinare progetti con lo scopo di raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione in cui opera, sia come dipendente sia come consulente esterno.

Il comunicatore è quel professionista che – come si evince dall’art. 4.1 della norma – “…svolge un’attività manageriale a forte contenuto intellettuale, in cui è richiesta una formazione culturale, etica, scientifica, metodologica, tecnica e tecnologica…” Di largo respiro, che spazia dall’etica alla scienza, dalla tecnologia alla creatività, in grado di interpretare tendenze e cambiamenti socioculturali ed economici.

Obiettivi, ruolo e funzioni del comunicatore
La uni 11483:2021 non può essere considerata una delle tante norme tecniche, perché vuole essere – ed è – uno strumento innovativo per eliminare i fraintendimenti sulle competenze del comunicatore e per definire gli obiettivi di scopo che differenziano la comunicazione dalle altre professioni che producono contenuti. Pur non cogente per il sistema legislativo, è quindi uno strumento rigoroso, indispensabile per la definizione identitaria della professione: è infatti la sintesi del lavoro di oltre tre anni di un gruppo di associazioni del settore che hanno analizzato la domanda del mercato e ne hanno individuato le competenze per formulare risposte adeguate.

Il gruppo di lavoro, impegnato da aprile 2018 a luglio 2021, ha coinvolto stakeholder del mondo delle istituzioni e di quello accademico. Ha segmentato il mercato in cinque ambiti di riferimento: comunicazione pubblica e istituzionale, politica, di impresa, tecnica e sociale per il terzo settore. Ha individuato i cosiddetti “compiti comuni”, ovvero quelle attività che un professionista della comunicazione è chiamato a sviluppare a prescindere dalla sua specializzazione e dall’ambito di riferimento. Ha evidenziato le cinque fasi del processo di svolgimento della professione: analisi, progettazione, attuazione, monitoraggio, valutazione, conclusione. Ha stabilito 48 conoscenze (sapere) e 66 abilità (saper fare), ovvero le competenze utili a definire correttamente l’identità professionale del comunicatore, e quindi ha individuato ruoli e funzioni utili a un’equilibrata valorizzazione economica. E, a questo scopo, ha delineato tre livelli in relazione al grado di responsabilità: junior, expert e senior. Tre figure che, a seconda dell’esperienza, si collocano rispettivamente ai livelli 3-5-7 del qnq.

Comunicazione uguale a managerialità: addio all’improvvisazione
La norma, infine, ha stabilito gli elementi per la valutazione della conformità e gli aspetti etici e deontologici applicabili, nonché i percorsi per la formazione, l’aggiornamento e la certificazione professionale. In sintesi, può essere descritta con cinque parole chiave: identità, responsabilità, autonomia, complessità, deontologia. Parole chiave che portano all’equazione “comunicazione uguale managerialità”: una rivoluzione culturale per una professione dai contorni ancora non ben definiti, che nonostante i deficit identitari cresce, crea occupazione, produce valore economico ed evolve di pari passo con i processi digitali. Rivoluzione culturale che permetterà anche di dire addio all’improvvisazione.

Una norma innovativa, ma non basta
La norma uni 11483:2021 è sufficiente per il riconoscimento e la valorizzazione della professione del comunicatore? No, è solo un’arma per una battaglia ancora tutta da combattere. Nel nostro paese scontiamo un gap culturale connotato sia da indeterminazione sul significato della parola sia da preconcetti e diffidenze sull’utilità strategica della comunicazione come asset sistemico necessario allo sviluppo di qualsiasi organizzazione produttiva.

Per superare questo gap non può bastare una norma tecnica, anche se innovativa. Occorre costruire una rappresentanza istituzionale forte e autorevole, dando una “casa” ai comunicatori che sia in grado di valorizzare la professione e tutelare chi la esercita. Occorre individuare un minimo denominatore comune che sia alla base del dialogo tra tutte le associazioni della comunicazione. E quel minimo denominatore comune sta proprio nella definizione identitaria definita dalla norma uni: il comunicatore è un manager, è un dirigente, un professionista che partecipa alla definizione delle strategie di sviluppo, che si relaziona con i vertici a salvaguardia della notorietà e reputazione delle organizzazioni in cui opera. È un manager apicale che può e deve stare nella “stanza dei bottoni” e che – grazie alla norma uni – assume un livello di responsabilità e di condivisione mai evidenziato prima.

Verso un riconoscimento professionale
La norma tecnica è il primo passo verso il riconoscimento professionale. Ora è responsabilità del mondo associativo agire in fretta per dare voce ai comunicatori e garantire loro tutela, autorevolezza e valorizzazione economica. 
Per concludere, un dato di contesto: quello che sta accadendo a livello globale in questi ultimi anni sta dimostrando quanto sia fondamentale una corretta comunicazione, che non significa informare su cosa accade, compito primario del giornalismo. Una corretta comunicazione significa risolvere complessità e applicare tecniche di “contenimento” dei rischi, significa gestire situazioni di crisi, significa comprendere il contesto, individuare le criticità, progettare e gestire un sistema di attività, fornire risposte risolutive adeguate. Di una corretta ed efficace comunicazione e di comunicatori professionali affidabili, autorevoli e “certificati”, oggi più che mai, c’è un estremo bisogno.

ReteCoM lancia la prima indagine finalizzata a radiografare il mercato della comunicazione. L’obiettivo è quello di delineare l’identità, la competenza, i ruoli e le funzioni del Comunicatore professionale. L’indagine, realizzata in collaborazione con Manageritalia e AstraRicerche, è aperta ai professionisti che operano nei vari segmenti della Comunicazione (pubbliche relazioni, pubblicità, marketing, digital, eventi). CLICCA QUI per partecipare all’indagine

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