Zürich-West: dall’industria al terziario

Una città che ha saputo risorgere come l’araba fenice: negli ultimi anni Zurigo è diventata uno straordinario polo di innovazione e creatività, reinventandosi completamente. La città svizzera, seppur senza clamore, sta suscitando l’interesse di tutto il mondo per la sua capacità di attrarre talenti e dare vita a progetti audaci dopo aver cambiato radicalmente faccia. Sì, quella che un tempo era una città grigia di fabbriche senza particolari attrattive è diventata negli ultimi anni un esempio straordinario di come sia possibile sopravvivere dopo la fine dell’industria abbracciando il terziario.

Zurigo è una città senz’altro internazionale: ma se sentire più lingue mentre si cammina per strada o incrociare gente di etnia diversa non è una sua esclusiva, il fatto invece che la sola vera immigrazione sia quella di profili ad alta specializzazione selezionati da università, istituti di ricerca e think tank come il Gottlieb Duttweiler Institute e aziende che qui hanno sede la rendono senz’altro un unicum nel panorama europeo. A Zurigo, in sostanza, arrivano prevalentemente determinati profili di expats ricercati dalle grandi multinazionali di servizi che hanno deciso di aprire qui basi strategiche, a partire da Google, i cui uffici ben sintetizzano il claim “we are not a conventional company”, con scivoli, palestre, cabine innevate, piscine, vasche jacuzzi e sale cinema 3D.

È possibile individuare un’area della città emblematica di questa profonda “rivoluzione”: Zürich West. Qui l’industria nacque con il tessile grazie al lavoro dei protestanti venuti dal Sud, dalla Lombardia e dal Ticino, che diedero un contributo decisivo per lo sviluppo economico dell’intera città. Dal telaio a mano alla costruzione del primo telaio meccanico nell’Ottocento, lo sviluppo industriale venne agevolato dalla costruzione delle ferrovie nate per collegare le città svizzere ai paesi limitrofi, con un’esplosione negli anni 60 e 70. A partire dagli anni 80 però il vento cambiò: si cominciò a delocalizzare e a produrre in paesi con un costo della manodopera inferiore. Molte di queste fabbriche chiusero a poco a poco i battenti.

Le amministrazioni cittadine che si sono susseguite negli anni hanno pensato di riurbanizzare il quartiere per costruire una nuova città, impiegando l’architettura già preesistente. Un’architettura che conservasse gli edifici, reliquie dell’epoca industriale. Edifici di dimensioni enormi e sconosciute, vietate nel centro di Zurigo. L’obiettivo? Evitare che i giovani occupassero gli edifici dismessi e per non far sì che il quartiere divenisse ingestibile.

Il quartiere Zürich West è delimitato dal grande viadotto e oggi è al centro di una strategia di centrificazione: se prima era accessibile a tutti, ora si trovano appartamenti da 20mila franchi al metro quadro. Diventato un grande incubatore di innovazione e startup, qui si scoprono interessanti progetti all’insegna della sostenibilità portati avanti da giovani imprenditori. Dal grande Technopark a Puls 5, sorto all’interno di un’ex fonderia. L’ex area delle costruzioni navali Escherwyss e Schiffbau ora ospita un teatro, mentre il capannone Blok è uno spazio eventi trendy che una volta alla settimana diventa lo studio televisivo di un programma che presenta proprio i personaggi che innovano, coloro che nella vita sono stati in grado di realizzare progetti speciali. Steinfels era un saponificio, mentre adesso ospita un cinema, uffici, ristoranti, appartamenti, giardini urbani e spazi di coworking. Nel Kulturpark ci sono negozi che vendono prodotti senza packaging come il Foifi – Zerowaste Ladencafé, boutique di mobili vintage come Boghen 33 e Möbel e di prodotti riciclati, come nello store di Freitag realizzato con container assemblati, e spazi espositivi: qui inoltre si è realizzata un’edilizia sociale che ha visto la creazione di appartamenti per persone disabili sole che desiderano vivere in case autonome, anziché in istituti assistenziali. L’ex birrificio Löwenbräu-Areal accoglie il Museo dell’arte applicata e il conservatorio. Nell’ex lattificio Toni-Areal si trova il Museo del Design, con sale per concerti e un museo del balletto. Avveniristico, infine, il museo di digital art MuDA. Per una pausa dopo aver percorso questa sorta di parco a tema si può fare sosta al mercato coperto Im Viadukt dove rifocillarsi in compagnia di giovani creativi o fare shopping gourmet e a chilometro zero.

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