Un Black Friday perenne?

L'estensione illimitata delle promozioni dimostra che il taglio prezzi funziona e che il concetto di saldi di fine stagione è, di fatto, superato

Il Black Friday dura un mese. È dagli inizi di novembre che siamo, infatti, tempestati di offerte legate al venerdì di novembre che, negli Stati Uniti, è consacrato allo shopping. A proporre sconti e promozioni sono un po’ tutti i retailer online: da Amazon, sul cui sito campeggia “la settimana del Black Friday, dal 20 al 30 novembre”, a L’Erbolario, le cui offerte vanno dal 23 novembre al 3 dicembre. Mediaworld, poi, utilizza l’espressione “Black November”. Per la serie: inutile girarci intorno.

Certo, non è il primo anno che accade. Ma quest’anno, complice la chiusura dei negozi fisici e la corsa ad accaparrarsi i clienti online, il fenomeno appare ancora più evidente. Tanto che, da più parti, si è invocato un rinvio del Black Friday di Amazon, sul modello di quanto accaduto in Francia, così da consentire anche ai negozi fisici – ora per la gran parte chiusi – di partecipare al boom di acquisti

A prescindere dalle polemiche, che cosa ci dice, in concreto, questa estensione (quasi) illimitata delle iniziative promozionali?

In primo luogo ci mostra come, al di là dei tanti discorsi sull’importanza della relazione e dell’experience, il taglio prezzo funzioni. Insomma, i clienti vorranno pure essere coccolati e vivere un’esperienza fantastica di acquisto, ma non disdegnano lo sconto. Di fatto, secondo Nielsen, nel largo consumo uno sconto del 10% determina un incremento medio delle vendite a volume del 20%. Sarebbe interessante verificare come si trasformano queste percentuali se parliamo di elettronica di consumo, di abbigliamento o di cosmesi.

In seconda battuta, evidenzia come quello che era tradizionalmente l’appuntamento con le promozioni, ovvero i saldi di fine stagione, abbia ormai perso rilevanza. I consumatori sono abituati a vivere in una perenne stagione di saldi, si chiamino 11.11, Black Friday o pre-sales. Non sarebbe il momento, per il fashion retail (e non solo), di ripensare quello che pare ormai un rituale stanco e vuoto?

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