Dopo la moda, il tailor made invade il beauty. Sono, infatti, sempre più numerose le aziende che propongono cosmetici personalizzati sulla base delle problematiche della singola cliente. In pratica il prodotto viene creato sul momento, dopo aver esaminato le caratteristiche della pelle e averne identificato le esigenze. Gli esempi sono numerosi. Si va da Skin Inc, azienda giapponese specializzata nella customizzazione di sieri per il viso, a Kiehl’s, che di recente ha lanciato in Italia il suo siero su misura, Apothecary Preparations.
A prescindere dalle specificità di ciascuna marca, questa categoria si connota per 3 elementi principali:
- l’approccio consulenziale → la vendita è sempre preceduta da una fase di esplorazione della routine beauty e di analisi diretta della pelle. Ciò apporta un valore aggiunto alla relazione costruita con la cliente, che non si sente una consumatrice “qualunque”, e rinforza la percezione di un prodotto davvero ad hoc;
- il prezzo → coerentemente con il posizionamento, il prezzo è di solito medio/medio-alto. Una scelta strategica che pone questi prodotti in una fascia intermedia tra il premium price, presidiato dai brand luxury, e il livello medio/medio-basso, che per definizione non è customizzato;
- la cura del packaging → la personalizzazione non riguarda solo il contenuto ma anche il contenitore. Così, per esempio, l’acquirente può scegliere il colore del flacone oppure indicare sull’etichetta il proprio nome. Un’ulteriore, tangibile conferma del fatto che si tratta di un cosmetico – o meglio di un’esperienza – tailor made.