Stampa italiana: ricavi e occupazione in calo

A tutto il 2016 la diffusione cartacea complessiva è diminuita di 300mila copie al giorno

È un vero e proprio cambio di modello di business quello che è avvenuto negli ultimi cinque anni nell’industria dell’informazione mondiale, dettagliato nel focus dell’ufficio studi Mediobanca.

A livello mondiale si nota che, nonostante i tassi di crescita del digitale, nel 2016 il 91,6% del giro d’affari mondiale proviene ancora dalla carta stampata e che dal 2014 i ricavi diffusionali sono diventati la fonte principale di ricavi del settore (56% del totale nel 2016), sopravanzando la pubblicità.

Nel nostro paese i grandi cambiamenti hanno riguardato i quotidiani, con scalate come quella che ha visto il gruppo Rcs mediagroup inglobata nel gruppo Cairo Communication e l’unione di tre storiche testate nazionali (La Repubblica, La Stampa e Il secolo XIX) da parte di GEDI.
I ricavi aggregati dei nove principali gruppi editoriali italiani continuano a diminuire, attestandosi nel 2016 a 3,7 € mld. Si nota una concentrazione del mercato in mano ai primi tre gruppi (Mondadori, RCS+Cairo e GEDI).

Diminuiscono i posti di lavoro (si riducono di 3.422 unità nel periodo 2012/16, scendendo a 13.038 dipendenti a fine 2016). Si fa notare Cairo Editore per 13 assunzioni fatte nell’ultimo quinquennio.

Per quanto riguarda la diffusione dei quotidiani italiani, è complessivamente pari allo 0,3% di quella mondiale, poco più di quella dei soli primi due quotidiani tedeschi (Bild e Frankfurter Allgemeine) e inferiore a quella dei primi due britannici (The Sun e Daily Mail).

Ed è proprio nel confronto con i due paesi europei (Francia e Germania) e Uk che i gruppi editoriali italiani rimangono indietro per contrazione del giro di affari, solidità finanziaria e tasso di investimento.


 

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