Per favorire lo sviluppo di un futuro davvero sostenibile a livello economico, sociale e ambientale raccogliamo esperienze, storie, risultati e obiettivi futuri dalla viva voce dei manager e di chi fa l’impresa: un modo per andare oltre la Csr, con una forte e diffusa responsabilità a tutto campo. Oggi ne parliamo con Cecilia Razzetti, ingegnere ambientale, Principal consultant di ERM nella divisione M&A per il settore finanziario.
Razzetti è anche ambassador del Sustainability & Circular Economy Lab, l’iniziativa sulla sostenibilità di Manageritalia Emilia Romagna e Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna*.
Come sta evolvendo il mondo della CSR in questi ultimi anni? Siamo più sensibili verso la sostenibilità?
«Gli ultimi anni ci hanno messo di fronte a una serie di sfide sociali, economiche e ambientali interconnesse tra loro. Nessuna può essere affrontata in modo isolato, il che richiede alle organizzazioni di avere strategie di sostenibilità più complete e integrate nei loro modelli operativi e di business. Ora che entriamo nel decennio delle azioni concrete nell’ambito della sostenibilità, le aziende leader stanno chiaramente mostrando la direzione da percorrere. Per quanto riguarda il contesto regolamentare, a livello europeo negli ultimi anni sono stati avviati il programma EU Green Deal e le relative misure economiche, il regolamento Tassonomia e la Direttiva per la rendicontazione della sostenibilità d’impresa (CSRD), che estende ad un maggior numero d’imprese l’ambito di applicazione della precedente Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD). Tale regolamentazione ha anche contribuito a spostare sugli istituti finanziari l’onere di indirizzare il mercato verso un business sostenibile, usando appunto la leva dell’accesso al credito come elemento premiante per le aziende sostenibili.
All’evoluzione regolamentare si è accompagnata la crescita della sensibilità dell’opinione pubblica ai temi della CSR e la nascita di fenomeni che hanno avuto grande attenzione da parte dei media, quali ad esempio il movimento dei Fridays for Future.
Tutto questo ha contribuito ad aumentare l’attenzione alla sostenibilità da parte di molte aziende, passando da un approccio prevalentemente difensivo ad uno proattivo o addirittura competitivo: oggi più che mai gli indicatori di sostenibilità d’impresa sono diventati elementi attrattivi per finanziatori e clienti/consumatori. Per le grandi imprese la sostenibilità è sempre più oggetto di piani aziendali strutturati e nell’elenco delle priorità è passata in poco tempo da “nice to have” a “must have”».
In cosa consiste il suo ruolo, come viene declinato nel suo settore professionale e quali sono le sfide concrete del suo lavoro quotidiano?
«Sono ingegnere ambientale, Principal consultant nella divisione M&A per il settore finanziario in ERM, società di consulenza per la sostenibilità.
Negli ultimi anni l’azienda ha fatto significativi investimenti per costruire capacità e competenze a supporto delle esigenze dei clienti nella transizione verso la decarbonizzazione. Collaboriamo con aziende ad alta intensità energetica che svolgono un ruolo importante nello sviluppo socio-economico a livello globale, regionale e locale: alcuni dei nostri clienti, ad esempio, hanno contribuito a garantire l’accesso all’energia in tutto il mondo. Le realtà che affianchiamo però sono attive in settori molto diversi tra loro: il percorso verso un’economia a basse emissioni di carbonio cambia molto da settore a settore.
Per quanto riguarda la nostra operatività quotidiana, facendo parte di un’organizzazione che mette la sostenibilità al centro della sua strategia, abbiamo un programma ben strutturato. Pur avendo le attività di ERM un impatto sostanzialmente limitato alle tipiche attività di gestione d’ufficio, lavoro ai videoterminali e trasferte, siamo impegnati in un miglioramento continuo. Ridurre il nostro impatto, indipendentemente dalla scala, è importante per adempiere alle nostre responsabilità».
Quali sono i trend di settore? Quali sfide e criticità, se ci sono state, ha dovuto affrontare la sua azienda?
«In termini di tendenze, il 2021 ha visto un’accelerazione significativa nella consapevolezza e nella portata delle iniziative aziendali, civili e governative. Questo slancio continuerà nel 2022, quando probabilmente vedremo un’attenzione ancora maggiore su alcuni temi principali: le aziende si troveranno di fronte ad aspettative crescenti legate agli obiettivi di riduzione delle emissioni, a fronte di criteri di valutazione sempre più stringenti; la giustizia climatica diventerà un tema più prominente nello sviluppo delle strategie climatiche e ambientali; un maggior numero di aziende divulgherà i propri rischi climatici in risposta alle richieste di governi e investitori; un maggior numero di aziende perseguirà azioni a tutela della biodiversità; le aziende guarderanno alle loro catene di fornitura come un mezzo chiave per raggiungere i propri obiettivi e impegni climatici. Quanto a sfide per la nostra azienda, in realtà ci troviamo in un momento caratterizzato da una crescente domanda proveniente da una gamma diversificata di settori industriali e di operatori dei mercati finanziari. Sul fronte interno, nelle nostre operation, la principale novità è stata la grande crescita del lavoro da remoto, unitamente a un’accelerazione sulla digitalizzazione».
Perché a un’azienda conviene investire in responsabilità sociale d’impresa e sostenibilità?
«L’integrazione dei criteri ESG nella gestione di un’azienda può portare valore all’organizzazione attraverso la performance finanziaria, l’accesso al credito, l’impegno e la fidelizzazione dei dipendenti, la reputazione del marchio e il posizionamento in termini di rating ESG. “Perché importa?” è una questione che abbiamo discusso molto internamente e con alcuni dei nostri clienti, arrivando ad individuare alcune ragioni principali: perché è la cosa giusta da fare; perché ridurre il consumo di risorse significa risparmiare denaro; per migliorare la gestione dei rischi nel medio e lungo termine, evitando interruzioni e discontinuità dell’attività d’impresa; per identificare con anticipo nuove opportunità di business e di creazione di valore; per trattenere e attrarre personale, in quanto la sensibilità dei lavoratori a questi temi è in aumento; per le pressioni normative e quelle di concorrenti, consumatori e investitori; per le nuove regole di quotazione titoli in Borsa. Crediamo che la maggior parte delle imprese possa condividere almeno una di queste motivazioni».
In concreto, quali sono i principali progetti in tema di CSR e sostenibilità che avete portato a termine negli ultimi anni in azienda?
«Per quanto riguarda gli aspetti ambientali, le nostre azioni comprendono elementi tipici quali la riduzione delle emissioni, dei rifiuti, dell’uso di plastica monouso e il minor ricorso all’auto per gli spostamenti. La nostra policy aziendale, ad esempio, incoraggia l’utilizzo dei treni per avvicinarsi il più possibile alle destinazioni di viaggio, ricorrendo all’auto a noleggio, preferibilmente ibrida o elettrica, solo per l’ultimo tratto non coperto dalla rete ferroviaria. Lo stesso dicasi per gli spostamenti verso i nostri uffici, sebbene la maggior parte delle sedi ERM sia collocata per scelta in aree urbane centrali e servite da mezzi pubblici.
Un tema forse meno diffuso è quello degli impatti ambientali dell’alimentazione. ERM promuove la Planetary Health Diet (PHD), un modello alimentare ispirato alla sostenibilità ambientale che prevede scarsi consumi di proteine animali (sia carne sia latticini) ed elevati consumi di vegetali. Tale indicazione ha generato interessanti dibattiti tra i colleghi, ponendo ad esempio l’attenzione sugli alimenti e le bevande consumati in ufficio. Per quanto riguarda gli aspetti sociali, l’incremento del lavoro da remoto costituisce indubbiamente un elemento interessante da considerare. Già prima della pandemia, i gruppi di lavoro erano internazionali e le attività venivano svolte da colleghi di diversi Paesi in modalità remota. La pandemia ha esteso questo modello alle singole operations, per cui è frequente che il modo di relazionarsi con il collega basato in un altro Paese sia molto simile a quello con il collega che afferisce allo stesso ufficio. Per questo motivo sono state lanciate diverse iniziative di networking e coinvolgimento, programmi di inserimento dei nuovi assunti, weekend sociali fuori porta per i diversi gruppi di lavoro.
Per quanto riguarda il contributo alle comunità locali, sono promossi, ad esempio, il volontariato ambientale locale, la partecipazione agli eventi delle giornate internazionali, le raccolte fondi. Un ruolo chiave viene svolto a tal proposito dalla “ERM Foundation”, una fondazione guidata dai dipendenti che lavora in partnership con piccole organizzazioni non profit e imprese sociali. Nel 2021, la fondazione ha supportato 28 organizzazioni in 22 paesi, contribuendo ad esempio a migliorare l’accesso all’acqua pulita di 7.600 persone e ripristinando o proteggendo 1.200 ettari di foresta. Il nostro contributo primario è poi ovviamente volto a fornire ai clienti di riferimento la consapevolezza e gli strumenti tecnici e di governance necessari ad avere politiche di sostenibilità, mirate alle creazione di impatti positivi reali e diretti sul proprio business».
Per quanto riguarda il prossimo biennio, in quali obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) la sua azienda sarà coinvolta? Avete già dei progetti definiti su cui intendete impegnarvi?
«ERM contribuisce agli SDGs in tre modi: attraverso il lavoro svolto a supporto dei clienti di riferimento, per i quali siamo impegnati in un ampio spettro di attività legate alla valutazione e promozione della sostenibilità ambientale e sociale d’impresa; nelle nostre operazioni, attraverso l’adozione di obiettivi ambiziosi basati su criteri scientifici (Science Based Target), che garantiscono la riduzione di emissioni di carbonio necessaria a mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius, rispetto ai livelli pre-industriali; attraverso le collaborazioni, compresa la ERM Foundation. Poiché la pandemia ha consolidato il ricorso al lavoro da remoto, abbiamo la consapevolezza che molti colleghi torneranno in ufficio con minore regolarità, per cui il nostro piano di sostenibilità dovrà essere declinato nello scenario “ufficio” e nello scenario “lavoro da casa”. Un altro tema che stiamo affrontando è quello delle emissioni associate alla manifattura e all’utilizzo degli strumenti informatici e in particolare al traffico dati, valutando come noi utilizzatori possiamo ridurre le emissioni e come può farlo l’azienda che gestisce il parco delle attrezzature IT e i contratti con i provider».
Pubblico e privato possono collaborare per raggiungere un obiettivo comune?
«La normativa europea ha un ruolo fondamentale nell’introduzione dei principi di sostenibilità nella gestione d’impresa. Il ruolo dei legislatori e degli organi di controllo pubblici è fondamentale per creare un contesto omogeneo e trasparente per il perseguimento di obiettivi ESG. D’altro canto, il continuo confronto con le diverse categorie d’impresa è fondamentale per la definizione di linee guida tecniche pragmatiche e adattabili a ciascun settore».
CSR e sostenibilità: come capire quando è solo un’operazione di marketing?
«Le organizzazioni possono rafforzare la credibilità dei loro impegni di sostenibilità superando la logica di strategie separate per ESG e business. Un buon indicatore è lo sviluppo di un’unica strategia che incorpori i principi ESG nel core business e fornisca una tabella di marcia per la creazione di valore per l’azienda e i suoi stakeholder. Questi ultimi, infatti, hanno sviluppato un livello di sofisticatezza e informazione più elevate che mai: in particolare, i consumatori possono individuare e scoprire slogan superficiali che non sono supportati da azioni concrete sul campo. Un percorso di sostenibilità inizia con l’analisi dei temi rilevanti per l’azienda, i cosiddetti temi materiali, in base ai quali stabilire le aree d’azione e gli obiettivi di miglioramento più significativi che l’azienda può perseguire in base alla propria tipologia di attività e al contesto in cui opera. L’implementazione della strategia di sostenibilità deve essere controllata attraverso parametri analizzati periodicamente durante tutto l’esercizio, analogamente agli indicatori di risultato economico d’impresa. La fase di rendicontazione delle prestazioni di sostenibilità, cosiddetta “disclosure”, può certamente fornire materiale interessante per la divisione marketing, le cui comunicazioni rappresenteranno tuttavia la punta dell’iceberg di un processo profondo, insito nella governance dell’azienda».
*Sustainability & Circular Economy Lab è il progetto siglato da Manageritalia Emilia Romagna e Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna nel 2020 per promuovere le strategie di sostenibilità e la circular economy. Gli obiettivi principali sono sviluppare e pubblicare progetti di ricerca applicata, attivare corsi di formazione, webinar e workshop, che vedano coinvolti i manager in tavoli di lavoro comune con il mondo accademico, i centri di ricerca, gli hub di innovazione. C’è poi ampio spazio per i giovani neo laureati e laureandi interessati a intraprendere un percorso lavorativo su questi temi. Con Lab Ambassador si fa informazione, cultura e storytelling di best practice manageriali e imprenditoriali.