Quando i grandi litigano, i piccoli soffrono. Vale in famiglia e vale nel mondo, anche del piccolo retail. La politica industriale, i controlli sulle esportazioni e i dazi doganali sono diventati strumenti geopolitici non solo per gli Usa, ma per tutti i potenti.
Molti dati indicano un crescente spostamento delle esportazioni in risposta agli elevati dazi statunitensi. Questo effetto di deviazione evidenzia come le tensioni geopolitiche possano modificare radicalmente le condizioni dei mercati locali. Le tensioni geopolitiche fra Usa e Cina hanno dato alle imprese cinesi nuovo slancio per dirottare le conquiste verso l’Europa.
La crescita di Temu non è casuale, come non lo è l’acquisto di MediaMarkt e Saturn da parte del gruppo tecnologico JD.com. Poi ci sono le persone. Il carrello della spesa si fa anche barometro geopolitico, con cittadini che evitano prodotti provenienti da paesi che disapprovano politicamente.
Boicottaggio, dunque. Ma, a differenza del passato, non è più un gesto ideologico, o legato a certi brand, ma strumento di pressione sociale, politica e persino diplomatica, che ovviamente i governi cavalcano a livello retorico.
L’andamento del commercio e del comportamento dei consumatori dimostra quanto siano interconnessi i conflitti geopolitici, le condizioni economiche generali e il comportamento del mercato. Non c’è scelta.
Avere competenze geopolitiche diventa un must anche per manager e imprese del retail.