Salute e cultura: Nord e Sud a confronto

La geografia dei consumi in Italia. Trend, analisi e curiosità tratti dal libro La rivoluzione nel carrello. Viaggio nei consumi dell'Italia che cambia (Guerini Next)

A guardarli così, di primo acchito, i consumatori italiani sembrano tutti uguali: iperconnessi, con lo smartphone sempre in mano, dediti al buon cibo e attenti ai piccoli di casa. Ma basta andare un poco più a fondo per scoprire differenze macroscopiche. A livello geografico, prima di tutto. Prendiamo, come esempio, il tema della salute: nelle regioni del Mezzogiorno la spesa sanitaria pro capite è più bassa rispetto alla media del paese. Il che si traduce in minore disponibilità di cure mediche, ricoveri ospedalieri più brevi e tempi di attesa più lunghi. Ovviamente la difficoltà di accesso ai servizi di assistenza sanitaria spinge a ricorrere all’alternativa della sanità privata. Non a caso, nel corso degli ultimi 5 anni, le regioni che hanno riscontrato un incremento più significativo della spesa privata sono quelle del Meridione. 

Ma la conseguenza più evidente (e per certi versi scioccante) di questa disparità riguarda la vita media. Oggi, a livello complessivo, la speranza di vita alla nascita si attesta su 80 anni per gli uomini e arriva a 85 per le donne. In realtà, però, al Nord si vive in media di più che al Sud. Per fare un esempio, la differenza tra il Trentino Alto Adige e la Campania supera i 3 anni. Non solo: nel corso degli ultimi vent’anni la mortalità sotto i 70 anni è diminuita in tutte le regioni settentrionali ed è risultata stazionaria in quelle del Centro. Al Sud, al contrario, il trend è in forte aumento, al punto da far perdere agli individui che risiedono in questa area del paese ciò che era stato guadagnato negli anni successivi al secondo dopoguerra.

Il Nord investe di più in cultura rispetto al Sud
Anche gli investimenti nelle attività culturali risentono della variabile territoriale. Chi investe più soldi in cultura risiede al Nord: 160 euro contro una media di 130. Il Centro è sotto la media nazionale, come le Isole e il Sud. Giusto per prendere gli estremi: in Trentino Alto Adige si spendono al mese oltre 208 euro contro i 59,31 del Molise.

Ma alla base del divario ci sono anche il reddito e il titolo di studio. La partecipazione alle attività culturali è, infatti, connessa al livello di benessere delle famiglie e al livello di formazione. E nelle famiglie a basso reddito si verificano fenomeni di vera e propria “esclusione culturale”, con una quota di mancata partecipazione che supera il 55% degli appartenenti al gruppo sociale. 

Sulla gestione del tempo libero, incide anche la dimensione anagrafica: l’orientamento verso l’una o l’altra attività è condizionato dall’età. Così, per esempio, il teatro e le mostre d’arte sono particolarmente amati dal pubblico che ha superato i 60 anni mentre i concerti live pop e rock sono frequentati soprattutto dagli under 30. Agli spettacoli sportivi dal vivo assistono in primis i giovani tra gli 11 e i 24 anni e a ballare in un locale vanno gli under 35 e gli over 60. E’ evidente che i luoghi frequentati dai due segmenti non sono gli stessi! Tuttavia entrambi mostrano un elevato livello di fedeltà: sia che ci si scateni in discoteca sulle note della house, sia che ci si lanci in pista al ritmo dell’orchestra Casadei, si tende a farlo con regolarità. 

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