Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Doxa, ha illustrato venerdì 14 novembre a Napoli, nella parte pubblica della 106esima Assemblea Manageritalia, la complessa fase che attraversa il nostro Paese, segnata da pessimismo, disorientamento e sfiducia.
Le ricerche mostrano, ad esempio, come la maggioranza dei cittadini ritenga che il Paese stia andando nella direzione sbagliata (74%) e che la situazione economica sia critica (71%).
A ciò si aggiungono disuguaglianze crescenti, difficoltà nel risparmio e una percezione amplificata dei problemi, alimentata da una dieta mediatica superficiale.
Questa condizione genera una doppia frattura: verticale, tra cittadini e istituzioni, e orizzontale, tra individui, con un indebolimento della coesione sociale. In questo contesto, il rilancio non può prescindere da un recupero di fiducia, elemento indispensabile per affrontare riforme e cambiamenti. Qui entra in gioco il ruolo dei corpi intermedi e dei manager.
Recuperare fiducia nei corpi intermedi
Secondo Pagnoncelli, i cittadini hanno scarsa considerazione dei corpi intermedi: quelli considerati più affidabili, ora e per il futuro, sono le associazioni di volontariato, quelle a tutela dei consumatori e le amministrazioni pubbliche regionali. I partiti politici e i sindacati, invece, sono in fondo alla classifica.
Ai corpi intermedi si chiede di contribuire alla crescita e al benessere sociale del Paese, supplire alle carenze delle politiche e dei servizi pubblici, sviluppare competenze e saperi. È necessario uno slancio per poter intercettare queste crescenti aspettative da parte dei cittadini.
Manager protagonisti del cambiamento
I manager sono chiamati a guidare le imprese e i territori verso modelli inclusivi e sostenibili, trasformando la percezione negativa in fiducia concreta. Non si tratta solo di gestire le aziende, ma di contribuire alla narrazione positiva del Paese, valorizzando ciò che funziona: le molte, ma poco note, eccellenze nazionali, il capitale sociale, la rete del volontariato e le imprese coesive.
Secondo Pagnoncelli, i manager devono anche guidare imprese e cittadini verso modelli concreti di Csr: oggi servono trasparenza, impatti misurabili e dialogo continuo. La filantropia non basta più: serve un impegno strutturato verso la sostenibilità e il benessere sociale.
Leadership orientata al futuro
Il manager moderno, ha continuato Pagnoncelli, deve essere sense provider: dare senso al lavoro, coinvolgere le persone, gestire il cambiamento con pragmatismo. È una leadership che unisce competenze tecniche e capacità di relazione, in un contesto di transizione digitale, ecologica e sociale.
Per sfruttare appieno il valore della managerialità dobbiamo colmare un gap culturale e strutturale: in Italia ci sono solo 0,9 dirigenti ogni 100 dipendenti (contro 3-5 dei paesi avanzati). Serve più managerialità per innovazione e competitività. Al contempo, i manager devono rispondere a una forte richiesta di responsabilità: l’83% degli italiani ritiene che il business debba contribuire alla società, non solo fare profitto.
Insomma, Pagnoncelli vede nei manager il motore per ricostruire fiducia, guidare la sostenibilità e raccontare un’Italia che funziona: non solo gestori di processi, ma protagonisti di una missione sociale e culturale.
