RiGeneration Now: Francesco Tamagni (key2people)

Manager, aziende e persone alla ricerca della crescita sostenibile. Ne parliamo con Francesco Tamagni, equity partner key2people

Raccontiamo in presa diretta, attraverso la voce e il vissuto dei manager, come settori, business e aziende stanno guardando avanti per cogliere nelle inevitabili difficoltà del momento le chiavi di lettura del futuro che ci attende e che dobbiamo costruire tutti insieme. Una rigenerazione della quale dobbiamo essere tutti protagonisti e che Manageritalia vuole contribuire a delineare.

Come è stato l’ultimo anno per la vostra azienda e il settore?
«Il 2020, causa pandemia, è stato un anno particolarmente complicato e critico per il nostro settore. Si parla di una media di -40%. Key2people ha risentito soprattutto durante il primo lockdown, più sui progetti di executive search che di Hr advisory, ma durante il secondo semestre ha vissuto un rimbalzo che le ha permesso di recuperare e di ridurre in modo significativo il calo».

Cosa avete fatto per gestire questa crisi economica e sanitaria?
«Siamo una realtà imprenditoriale con una struttura rilevante per il nostro settore, 80 persone, ma veloce e dinamica nel capire le esigenze del cliente, interpretandole, customizzandole e mettendole a terra. Non ci siamo abbattuti e ci siamo “rimboccati le maniche”, pensando a quei temi che i nostri clienti sentivano impellenti. Il tema nuovo del 2020, che ha un forte sbocco sul 2021, è stato quello di iniziare ad accompagnare le aziende al new way of working e lavorare su 3 nodi potenziali: assicurare l’engagement, per preservare l’integrità e lo sviluppo del capitale umano; sostenere l’innovazione, per conservare e sviluppare il livello di competitività delle aziende; far evolvere il modello di leadership, per sostenere e dare coerenza al cambiamento. Questa fase di riflessione e di azione è un’ottima occasione per le aziende veramente più “smart”, che possono utilizzare questo percorso in un’opportunità per una vera e propria trasformazione organizzativa, un progetto in grado di far fare un salto in avanti alla motivazione dei propri dipendenti, ai processi aziendali e alla cultura manageriale».

Qual è stato il ruolo del management?
«Indubbiamente la pandemia ha impattato in maniera massiccia sulla gestione delle aziende, mettendo in discussioni paradigmi e comfort zone. Da una parte il management ha dovuto affrontare azioni di emergenza e di tutela sanitaria della propria organizzazione mai approcciata prima. Inoltre, in tempi di Covid, i manager più evoluti hanno affrontato la deriva eccessiva della remotizzazione del lavoro cercando di tenere ingaggiate le proprie risorse con azioni pressanti di comunicazione, distinguendosi con una leadership partecipativa, empatica e condivisa. Dopo il primo lockdown, che ha spiazzato molte aziende impreparate ad affrontare un modello organizzativo fortemente spinto sullo smar tworking, e con una gestione a distanza, il management, partendo dal ceo e da un sempre maggiore coinvolgimento della direzione HR, ha iniziato a lavorare su una nuova normalità in cui l’employee journey deve essere ripensato in ogni sua fase per garantire partecipazione, senso di appartenenza e coerenza con le nuove modalità di lavoro».

Come guardate al futuro?
«Per quanto riguarda l’anno appena iniziato siamo ottimisti, soprattutto per la seconda parte dell’anno. Ci aspettiamo un mercato con un turnover crescente che se da un lato purtroppo implicherà dei tagli del personale dall’altro vedrà aziende bisognose di nuove skills e di un approccio che sappia portare discontinuità e capacità di ingaggio della propria squadra».

La crisi ha portato e/o porterà cambiamenti nel modello di business, strategie, organizzazione nella vostra azienda e in generale nel settore dell’executive search e più in generale delle ricerche del personale…?
«La crisi del 2009-2011 ha portato a un ridimensionamento del nostro settore, con alcune società di head hunting che hanno chiuso gli uffici o hanno lasciato il mercato italiano. Mi aspetto una situazione analoga anche per l’anno in corso, con realtà che non sono state in grado di innovarsi e interpretare un mercato che cambia e muta rapidamente. Mi aspetto che l’headhunter sia in grado non di limitarsi a indicare il nome di un manager ma sia sempre più acuto nella formulazione di un giudizio e la valutazione di un manager. Il nostro settore, come tutte le aziende in generale, non solo non potrà privarsi di chi ha competenza ma dovrà avere accanto chi ragiona con grande velocità, abituato a una mentalità agile e modalità orientate al design thinking, perché la velocità e la tecnologia non sono niente se svuotate di competenza e strategia».

La digitalizzazione è uno dei driver della ripresa e del futuro: per voi cosa significa e cosa farete?
«La digitalizzazione è sicuramente un driver, ma più che del futuro direi del presente, anzi, in certi contesti la trasformazione digitale è già fortemente in ritardo con grossi limiti di competitività. Il Covid è stato un acceleratore di un processo già esistente e rompe l’inerzia, il nemico peggiore dell’evoluzione. Key2people è stata in grado di anticipare i tempi con una metodologia brevettata nel 2014 che consente di misurare la digital readiness (competenze digitali e innovation mindset) dell’organizzazione attraverso una quick survey e di attivare percorsi di skill-up online basati sulle reali esigenze mappate, creando esperienze efficaci e coinvolgenti».

E la sostenibilità?
«C’è un lavoro importante che le aziende fanno e faranno verso una sostenibilità economica, ambientale e sociale. Diventare un’azienda sostenibile vuol dire distinguersi sul mercato da tutte le altre perché vanno oltre l’obiettivo di profitto e innovano continuamente per massimizzare il loro impatto positivo verso i dipendenti, le comunità in cui operano, l’ambiente e tutti gli stakeholder. Entrare in un processo per diventare un’azienda B Corp rappresenta sempre più un argomento attuale per quelle aziende che si vogliono distinguere su temi di sostenibilità ed economia circolare. Su questi temi key2people vuole essere advisor nel riprogettare il sistema di people management e nell’implementare strumenti coerenti con la sostenibilità».

Vi aspettate un cambiamento dei vostri clienti, dello scenario competitivo… e come?
«Mi aspetto aziende sempre più propense ad assumere manager che non siano solo portatori di competenze ma che favoriscano una discontinuità nel modo di gestire, da uno stile top-down a un approccio inclusivo. Mi aspetto e mi auguro imprenditori che siano coraggiosi nel non farsi circondare da familiari o manager che siano semplicemente “fedeli” che dicono ciò che l’imprenditore vuole sentirsi dire ma farsi supportare da manager “leali” che siano in grado di dire le cose come stanno. È il momento di fare scelte coraggiose e non “di facciata”».

Qual è oggi e quale sarà in futuro il ruolo del management?
«In questo scenario, il management che deve guidare l’azienda, oggi più che mai in mari agitati, deve assumere una leadership partecipativa e condivisa, iniziare a lavorare con un’organizzazione meno rigida e fluida tra presenza fisica e remota che implica uno stile di fiducia e di delega in modo efficace e sostenibile. Ci si aspetta quindi che i leader si mettano al servizio delle loro persone, le ascoltino, si diffonda la cultura del feedback, non limitato ad una volta all’anno ma molto più frequente, con l’obiettivo di immedesimarsi davvero nelle persone che si guidano, nel comprenderne bisogni e desideri e potenzialità, nell’aiutarle a crescere continuamente. In un contesto dove il lavoro a distanza diventerà sempre più frequente, soprattutto per alcune professionalità, l’empatia creerà connessioni più forti tra le persone, migliorando la collaborazione, aumentando la fiducia e la lealtà».

Quando e come uscirete e usciremo da questo pandemonio?
«Dall’esperienza di crisi passate tendo sempre a ispirarmi a una frase di Confucio “È nel momento più buio della notte che si vedono i primi raggi del mattino”. Ecco, personalmente penso che siamo in questa fase dove finalmente si intravedono i primi raggi di luce che sono portati dai vaccini e da indicatori di ripresa in quei paesi dove il Covid è profondamente rallentato (in primis la Cina). Quanto prima il nostro paese riuscirà a vaccinare la popolazione tanto prima ne usciremo. E il Recovery Fund, se strutturato bene, sarà un’ottima opportunità di ripartenza e di rilancio».

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca