RiGeneration Now: Alessandro de Pol (AMTriestina)

Manager, aziende e persone alla ricerca della crescita sostenibile. Ne parliamo con Alessandro de Pol, general manager AMTriestina

Raccontiamo in presa diretta, attraverso la voce e il vissuto dei manager, come settori, business e aziende stanno guardando avanti per cogliere nelle inevitabili difficoltà del momento le chiavi di lettura del futuro che ci attende e che dobbiamo costruire tutti insieme. Una rigenerazione della quale dobbiamo essere tutti protagonisti e che Manageritalia vuole contribuire a delineare.

Come è stato l’ultimo anno per la vostra azienda e il settore?
«Le imprese che operano prevalentemente con le navi passeggeri hanno subito un massacro del punto di vista economico e, cosa ben più grave, di questo passo saranno costrette a rinunciare a una cospicua percentuale di forza lavoro qualificata e altamente professionalizzata nel corso degli anni precedenti, con un notevole dispendio di costi e soprattutto competenze che nessun aiuto potrà mai rifondere.

Per le altre aziende del settore il 2020 è stato un anno orribile in generale, ma forse meno di tante altre attività commerciali. Il porto non si è mai fermato e una buona parte delle aziende del settore è riuscito più o meno a contenere le perdite. La nostra azienda è focalizzata sul traffico petrolifero e con tutti gli alti e bassi del periodo siamo riusciti, con grande fatica, a chiudere praticamente a pareggio e a salvaguardare la forza lavoro».

Cosa avete fatto per gestire questa crisi economica e sanitaria?
«L’azienda ha potuto continuare l’attività e, fortunatamente, era già idonea all’home working. Abbiamo diviso lo staff in due parti, utilizzando il lavoro in presenza laddove necessario e facendo in modo che un gruppo non si intersecasse mai con l’altro in ufficio. Soprattutto ad aprile e maggio, il lavoro è stato tragicamente scarso ma da settembre in poi abbiamo rivisto un po’ di luce. Inizialmente abbiamo dato fondo alle ferie e ai permessi retribuiti, ma poi abbiamo dovuto arrenderci alla cassa integrazione a rotazione. Questo strumento ci è stato di notevole aiuto».

Qual è stato il ruolo del management?
«Tranquillizzare il personale nel momento in cui il lavoro si è praticamente arrestato e gestire in maniera equilibrata il periodo in cui, necessariamente, si è dovuto ricorrere alla cassa integrazione. Praticamente mi sono inventato psicologo e visti i risultati, posso dire di avere un futuro in questo campo. Con il personale mostravo ottimismo ma di notte non riuscivo a chiudere occhio».

Come guardate al futuro?
«Con somma preoccupazione perché dopo un anno di pandemia siamo sempre in mezzo ai guai e quindi, palesemente, la gestione presenta un risultato fallimentare. Pur comprendendo che il governo di una situazione del genere non sia la più facile delle cose, i passi falsi sono stati tanti e si è finiti con l’abbattere ancor più la già precaria situazione economica del Paese, con il rischio altissimo di ingenerare disordini sociali.

Abbiamo subito un lockdown totale per due mesi, e ci poteva stare, ma non è servito a più di tanto e siamo ancora qui ad arrovellarci per uscirne. Non credo che dividere le regioni in colori possa essere d’aiuto e quindi, posta la manifesta incapacità del sistema di tracciare i focolai attivi, dovremo abituarci a convivere con il virus. Temo che il proporre chiusure localizzate, porti solamente a incorrere nuovamente negli errori già commessi. Necessitiamo di un significativo cambio di passo ma non vedo segnali positivi».

La crisi ha portato e/o porterà cambiamenti nel modello di business, strategie, organizzazione nella vostra azienda e in generale nel settore dei trasporti…?
«In generale credo che il modello non cambierà più di tanto ma il crollo dei consumi si porterà dietro per lungo tempo la riduzione dei volumi delle merci trasportate. Ci sarà da soffrire a lungo per ritornare a situazioni pre-pandemia».

La digitalizzazione è uno dei driver della ripresa e del futuro: per voi cosa significa e cosa farete?
«La nostra attività specifica è già da anni interessata dalla digitalizzazione e pertanto la crisi non ci ha colto impreparati. Stiamo comunque implementando tutto il possibile, ma nulla può e potrà sostituire completamente i rapporti personali, soprattutto con i clienti».

E la sostenibilità?
«Facciamo parte di una filiera e pertanto ci rendiamo partecipi, nel nostro piccolo sia dal punto di vista ecologico che sociale che economico però spesso questo genera dei costi addizionali che si fa fatica a sopportare. In condizioni difficili quali quelle attuali. Facciamo del nostro meglio come sempre».

Vi aspettate un cambiamento dei vostri clienti, dello scenario competitivo… e come?
«Purtroppo qualche cliente particolarmente colpito dallo sconvolgimento economico di questi tempi è destinato a scomparire. Confidiamo che questo numero sia il più piccolo possibile perché, oggettivamente, non siamo in grado di agire sulle dinamiche altrui e inoltre andare oggi ad aggredire i clienti dei nostri competitors non ci appare una mossa intelligente. Il nostro settore vive bene quando tutti stanno bene. Ad ogni buon conto, la crisi porterà con sé parecchie aziende ma con la ripartenza, quando sarà, si apriranno nuovamente ulteriori opportunità per tutti».

Qual è oggi e quale sarà in futuro il ruolo del management?
«Pragmatismo, realismo, umiltà e un sano umorismo possono essere in questo momento le migliori caratteristiche per far sì che il management abbia la possibilità di vincere questa sfida. Tutto quello che si faceva prima, oggi deve essere resettato; il futuro resta incerto e bisogna utilizzare le doti dei vecchi imprenditori che hanno fatto grande l’Italia 60 anni fa. Su tutto rimane fondamentale la capacità di “fare gruppo” coinvolgendo il più possibile i lavoratori con il senso di appartenenza. Nel nostro caso i dipendenti sono sempre stati tenuti al corrente della situazione. Da noi il gruppo già c’era ma, ad esempio, il fatto di aver anticipato loro la cassa integrazione, ha reso questo legame ancora più forte. Non abbiamo lasciato nessuno indietro!».

Quando e come uscirete e usciremo da questo pandemonio?
«Per quanto riguarda la parte lavorativa, fino a quando non ripartiranno i consumi non ci potrà essere una vera ripresa. Per quanto riguarda la situazione pandemica, confido che i vaccini possano aiutare a superare la crisi sanitaria ma certo le premesse non sembrano rosee e tutta la confusione che aleggia attorno contribuisce a rendere sospettosa la popolazione. Sarebbe stato più che opportuno un segnale chiaro e univoco. Al contrario, tutto il can-can allestito dai vari virologi assurti alle cronache nell’ultimo anno con la loro sovraesposizione mediatica e spesso in contraddizione l’uno con l’altro, li ha resi sempre meno credibili agli occhi della gente. Forse finiremo a dover convivere con questo virus, ma quel che è certo è che non ne usciremo con il bonus monopattino».





















































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