Permission marketing: una strategia win win

Invece di interrompere il consumatore, l’azienda cerca di ottenere il suo consenso a prendere parte al percorso di vendita

Si chiama permission marketing e ha l’obiettivo di ottenere dal consumatore il permesso di comunicare con lui. La definizione è stata coniata dall’americano Seth Godin in contrapposizione all’interruption marketing, utilizzato dai metodi pubblicitari tradizionali (lo spot tv che inframmezza il film o la telefonata del call center che arriva non appena ci sediamo a tavola). Invece di interrompere il consumatore, l’azienda cerca di conquistare il suo consenso a prendere parte al percorso di vendita. Cerca, in altri termini, di coinvolgerlo, di portarlo dalla sua parte.

Gli esempi di permission marketing sono tanti. Uno dei più interessanti è LovBy, piattaforma fondata dall’imprenditore Fabrizio Rametto con la partecipazione di Tcommunication Spa e di Andrea Gualtieri, presidente di Groupalia. Il sistema è semplice: la piattaforma mette in contatto le aziende e gli utenti, i quali danno la disponibilità a produrre azioni di comunicazione per i loro brand favoriti. Possono, per esempio, condividere un video, mettere un “mi piace” su Facebook oppure retweettare un tweet. In cambio ricevono una ricompensa in una currency virtuale che consente di riscuotere vari premi (come buoni sconto o ricariche telefoniche). 

Il risultato è, almeno in teoria, win win: gli utenti hanno la possibilità di “monetizzare” il tempo trascorso sui social e le aziende di migliorare la propria visibilità. LovBy sembra funzionare: in un anno e mezzo di attività ha raggiunto 120.000 utenti attivi, sviluppando oltre 2 milioni di azioni di comunicazione. 

Resta da capire quanto le persone siano realmente influenzate dai like e dalle condivisioni altrui. Soprattutto se scoprono che non sono del tutto spontanei e gratuiti…

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca