Partecipazione lavoratori nelle imprese

Nell’audizione di ieri alla Camera Manageritalia ha espresso il suo favore alla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili d’impresa per aumentare il coinvolgimento - senza incidere pesantemente su contribuzione Inps e strategie aziendali - normata da ccnl e accordi territoriali e/o aziendali

Ieri pomeriggio il segretario generale di Manageritalia, Massimo Fiaschi, è intervenuto davanti alle Commissioni riunite Finanze e Lavoro della Camera dei Deputati per un’audizione sulle proposte di legge in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione e distribuzione degli utili d’impresa e ai consigli aziendali di gestione.


Manageritalia si è espressa a favore dell’introduzione di modelli organizzativi che favoriscano logiche di informazione, consultazione e codecisione tra lavoratori e datori di lavoro, ma con alcune puntualizzazioni.


I manager sono a favore perché la presenza dei lavoratori negli organi di gestione o di sorveglianza può essere uno strumento di controllo della correttezza delle decisioni degli azionisti nelle grandi società, specie quelle che hanno ricevuto aiuti di Stato
.


Poi perché nell’ultimo anno stiamo assistendo anche in Italia a un fenomeno nuovo dovuto anche alla pandemia, la fuga dal lavoro. “Un numero preoccupante di lavoratori si dimette, non sappiamo se entra nel sommerso o se rinunci del tutto al lavoro. I modelli partecipativi creano motivazione e fidelizzazione e quindi potrebbero servire a contrastare questo fenomeno”, ha dichiarato Fiaschi.


Infine, se consideriamo che le imprese dovranno fare d’ora in avanti sempre di più interventi e investimenti sulla sostenibilità e sul green, ecco che i sistemi di co-decisione potrebbero risultare estremamente utili.


La legge deve favorire questi modelli e offrire gli strumenti giusti
: bene quindi la detassazione dei premi di produttività e il regime fiscale più conveniente del welfare contrattuale (Manageritalia negli ultimi rinnovi contrattuali ha ben sfruttato, insieme alle controparti, le possibilità offerte dalla legge di bilancio per il 2017, che consente al ccnl di riconoscere un credito welfare agevolato sul piano fiscale).


Sicuramente aiuterebbe innalzare il limite entro il quale è possibile applicare la tassazione del 10% per i premi di produttività, che è in generale di 3000 euro ma di 4000 euro in quelle imprese in cui c’è la partecipazione dei lavoratori: volendo favorire tale modello si potrebbe innalzare tale limite a 6000 euro.


Venendo agli aspetti migliorativi delle proposte di legge, Manageritalia ha voluto attirare l’attenzione sui rischi che l’azionariato diffuso potrebbe avere sul futuro previdenziale dei lavoratori, non dei dirigenti, ma degli altri lavoratori dipendenti
Consentire che una parte della retribuzione possa essere corrisposta con la distribuzione di azioni gratuite sulle quali non viene versata la contribuzione può comportare un domani l’impossibilità per i lavoratori beneficiari di arrivare ai requisiti minimi per andare in pensione con il sistema contributivo (64 anni + 20 di contribuzione e importo superiore a 2,8 volte quello dell’assegno sociale: nel 2021 l’importo annuo deve essere superiore a 16.754,19 euro), e quindi costringerli ad andare in pensione a 71 anni.


Riguardo all’ipotesi della distribuzione degli utili ai lavoratori, in linea di massima Manageritalia è favorevole perché incentiva la responsabilizzazione e la motivazione dei dipendenti e, considerato che le performance aziendali derivano dall’impegno del capitale umano, è giusto valorizzarlo e quindi è auspicabile che i risultati positivi siano condivisi con chi li produce effettivamente.



La distribuzione degli utili porterebbe anche a un aumento della propensione ai consumi da parte dei lavoratori e quindi a un miglioramento dell’economia in generale.


Di contro, va anche sottolineato che l’adozione di tale modello potrebbe comportare nel tempo un elemento di incertezza nelle politiche retributive aziendali.
Si offre ai lavoratori una condivisione del rischio d’impresa, della propria impresa, in un momento di grande volatilità economica. Bene quindi l’assunzione del modello, ma con la giusta informazione ai lavoratori prima dell’adozione che renda consapevoli quanto la distribuzione possa essere aleatoria e non stabile.


Riguardo alla cogestione vera e propria, abbiamo sottolineato che in un sondaggio condotto da Manageritalia dieci anni fa sul caso Chrysler-Fiat la maggior parte dei dirigenti intervistati espressero opinioni nettamente favorevoli sull’ipotesi dell’ingresso in Italia di lavoratori nell’azionariato e nel cda.


La cogestione societaria è un modo per creare un rapporto più maturo e moderno tra tutte le parti in causa, per trovare nuove modalità per dare slancio e futuro alle aziende, anche valorizzando l’apporto innovativo – e costruttivo – della rappresentanza dei lavoratori.



“Riteniamo tuttavia” – ha sottolineato Fiaschi – “che la presenza della rappresentanza dei lavoratori non possa essere di ostacolo all’attività imprenditoriale e quindi non possa essere attribuito a questa il diritto di veto. Inoltre, pensiamo che occorrerebbe un minimo di preparazione e formazione per poter condividere decisioni strategiche finalizzate a una corretta gestione aziendale
”.


Il relatore per la commissione Lavoro D’Alessandro ha chiesto quale sia lo strumento migliore per la partecipazione agli utili da parte dei dipendenti: Fiaschi ha risposto che il ccnl deve dare il quadro regolatorio generale rinviando poi alla contrattazione aziendale o territoriale la definizione dell’accordo sulla base del tessuto locale o aziendale.

QUI IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI MASSIMO FIASCHI:

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