Manageritalia incontra il viceministro Maurizio Leo

In vista della Legge di Bilancio, Manageritalia, oltre a tanti incontri dietro le quinte, è stata ospite di Comin & Partners per dialogare con il viceministro Maurizio Leo su fisco e welfare
Marco Ballarè Manageritalia e viceministro economia e finanze Maurizio Leo

Pubblichiamo l’intervento del presidente di Manageritalia Marco Ballarè nel dialogo con il viceministro dell’economia e delle finanze Maurizio Leo durante l’incontro “Fisco e Welfare. Proposte per una nuova stagione di crescita” che si è svolto lunedì 6 ottobre a Roma presso la sede di Comin & Partners.

L’evento ha rappresentato un’importante occasione di confronto tra istituzioni, mondo imprenditoriale e rappresentanze manageriali sulle priorità fiscali e sociali da affrontare nella prossima Legge di Bilancio e nelle future politiche pubbliche.

VEDI QUI LA REGISTRAZIONE DEL DIALOGO E DELLA TAVOLA ROTONDA.

Una fase complessa per il Paese

Il nostro Paese sta attraversando una fase complessa. Linflazione, la crescita rallentata e lincertezza economica hanno messo alla prova la capacità delle famiglie di mantenere il proprio tenore di vita.

Il potere d’acquisto dei lavoratori si è indebolito, e questo ha effetti diretti sul consumo, sulla fiducia, sulla stessa coesione sociale.

In questo scenario, la leva fiscale e quella del welfare non sono strumenti tecnici, sono scelte di politica economica, e, in fondo, di visione del Paese.

Inflazione ed erosione dei salari

Negli ultimi anni, linflazione ha eroso i salari e gli aumenti contrattuali non sono riusciti a compensare davvero la perdita. Dal 2019 al 2024 i salari reali sono calati di oltre il 10%. Con lo stesso stipendio, oggi possiamo comprare molto meno di cinque anni fa.

Un sistema fiscale che riconosca e valorizzi la classe produttiva del Paese

E non parliamo solo di redditi bassi. Anche i redditi medio-alti, quella che definiamo la classe produttiva del Paese, hanno subito un colpo pesante.

Parliamo di quadri, dirigenti, medici, docenti universitari, professionisti — persone che investono in formazione, innovano, creano valore, e che sostengono gran parte della spesa pubblica.

Serve un sistema fiscale che riconosca il ruolo di questa fascia produttiva e la valorizzi, invece di penalizzarla.

Perché sostenere chi contribuisce di più significa sostenere tutto il Paese.

La penalizzazione dei redditi medio-alti

Un sistema equo deve certo tutelare i redditi più bassi, garantendo bonus ed esenzioni mirate purché vadano a chi ne ha davvero bisogno.

Ma oggi i redditi medi e medio-alti — la vera spina dorsale economica e professionale del Paese — finiscono spesso doppiamente penalizzati:

esclusi dai sostegni e privi, al tempo stesso, degli strumenti di ottimizzazione fiscale di cui dispongono i redditi più alti.

Così, il peso del sistema fiscale grava proprio su chi lo sostiene di più,

senza un adeguato riconoscimento né economico né sociale.

Una sproporzione che mina l’equità

Dal 2022, l’aliquota massima del 43% scatta già a 50mila euro.

Il risultato è una sproporzione che mina l’equità: un dirigente con 105mila euro paga in tasse 13,5 volte un impiegato da 30mila, pur guadagnando solo 3,5 volte di più.

Questa non è progressività, è sproporzione.

Necessario calibrare meglio le aliquote

La nostra Costituzione, all’articolo 53, parla chiaramente di progressività. Ma progressività non può tradursi in sproporzione.

Il sistema fiscale deve garantire equità e proporzione, non punire chi cresce. Occorre calibrare meglio le aliquote, evitando che l’aliquota massima scatti troppo presto e ripristinando un senso di giustizia contributiva.

Si parla di ridurre l’aliquota intermedia dal 35% al 33%. Sarebbe un primo passo, ma se poi si sterilizza il beneficio per chi supera quella soglia, diventa l’ennesima beffa: si promette un taglio al ceto medio e poi lo si nega proprio a chi finanzia quella stessa manovra.

Il paradosso dei regimi forfettari

E infine assistiamo al paradosso dei regimi forfettari: un libero professionista con redditi sotto gli 85mila euro paga il 15%, mentre un lavoratore dipendente con lo stesso reddito paga il 43%.

Così si crea sfiducia e si incentivano distorsioni nel mercato del lavoro.

Serve una riforma che armonizzi davvero i regimi, evitando iniquità tra categorie comparabili,

e un patto chiaro: chi contribuisce di più deve essere rispettato, non scoraggiato.

Sanatorie fiscali: no a condoni, sì a regole chiare

E poi c’è il tema delle sanatorie fiscali. In Italia, dal 2000 a oggi, sono state varate tredici sanatorie fiscali, una ogni due anni.

Nello stesso periodo, la Germania ne ha fatte due — nel 2001 e nel 2004 — e la Francia nessuna. Ha scelto invece di rafforzare il contrasto preventivo all’evasione, investendo in controlli, digitalizzazione e cultura fiscale.

È la prova che un sistema equo non ha bisogno di condoni periodici, ma di regole chiare, stabili e rispettate da tutti.

Ogni nuova rottamazione non è un segnale di equità, ma un messaggio distorto: premia chi non ha fatto il proprio dovere e penalizza chi lo ha sempre fatto.

Non esiste un “bonus per gli onesti”: l’unico vero riconoscimento possibile è un sistema fiscale più giusto per tutti.

Una lotta seria all’evasione

Non servono nuove sanatorie, serve una lotta seria allevasione, un’amministrazione fiscale efficiente, che recuperi davvero quanto dovuto e che riduca la pressione su chi già sostiene il Paese.

Ogni anno l’Italia perde circa 90 miliardi di euro in evasione: recuperarne anche solo una parte significherebbe alleggerire in modo strutturale la pressione fiscale su chi lavora, produce e paga tutto.

Bisogna passare dagli annunci ai fatti: far crescere non solo l’“accertato”, ma anche e soprattutto il “riscosso.”

Welfare: non è un costo ma un investimento

Accanto al fisco, c’è il welfare. E qui dobbiamo cambiare prospettiva: non è un costo, è un investimento.

Un welfare ben organizzato risponde ai bisogni di cura della popolazione, rafforza la coesione sociale e crea le condizioni per una crescita più solida.

Un welfare efficace non è solo tutela: è un moltiplicatore di sviluppo.

Ogni euro investito in salute, formazione, conciliazione e previdenza genera ritorni in produttività, occupazione e fiducia.

Parliamo di:

Sanità integrativa, che garantisce tempi di cura più rapidi e alleggerisce il peso sul sistema pubblico;

Previdenza complementare, che serve a garantire redditi adeguati in pensione;

Genitorialità e conciliazione vita-lavoro, perché non si debba scegliere tra carriera e famiglia;

Formazione continua, perché solo chi si forma può affrontare il cambiamento.

Sono strumenti che migliorano il benessere delle persone e accrescono la produttività delle imprese.

Per questo chiediamo che i contributi versati agli enti bilaterali per formazione e politiche attive siano resi esenti da tassazione.

Misure immediate

E poi ci sono misure di applicazione immediata:

– detassare gli aumenti contrattuali e i premi di risultato;

– alzare i tetti dei fringe benefit;

– portare i ticket restaurant da 8 a 10 euro per adeguarli ai costi reali della vita.

Sono misure semplici ma di grande impatto, che restituiscono potere d’acquisto e fiducia.

La finanziaria deve stimolare la produttività

Una finanziaria, però, non serve solo a riequilibrare i conti pubblici: deve anche stimolare produttività, innovazione e crescita delle imprese a più alto valore aggiunto.

Serve una visione che incentivi l’investimento, la digitalizzazione e la capacità del sistema produttivo italiano di competere sui mercati globali.

Fisco e welfare devono essere strumenti di politica industriale, non capitoli separati: solo così si genera sviluppo sostenibile e di qualità.

Previdenza: misure insufficienti. Le fondamenta della casa stanno cedendo

E poi, la previdenza. Bloccare l’aumento dell’età pensionabile è utile, ma non basta.

Senza un secondo pilastro solido stiamo rifacendo il tetto di una casa con fondamenta che cedono.

Serve rendere più attrattiva la previdenza complementare, riducendo la tassazione sui rendimenti, rivedendo le regole della rendita vitalizia e incentivando l’adesione dei giovani.

Perequazione: i pensionati hanno perso oltre quattro volte in potere d’acquisto

Dal 1997 a oggi, in 28 anni, il meccanismo di perequazione è stato cambiato 15 volte.

Il risultato è che i pensionati hanno perso oltre quattro volte in potere d’acquisto.

È una stortura che mina la fiducia e la dignità.

Serve una norma stabile, non soggetta a scelte discrezionali, che tuteli chi ha lavorato una vita intera.

Tre pilastri chiari: fisco equo, welfare moderno e tutela del potere d’acquisto

In sintesi, la nuova stagione di crescita deve poggiare su tre pilastri chiari:

  1. Un fisco equo, che premi il merito e allarghi la base imponibile.
  2. Un welfare moderno, non come costo ma come investimento per persone e imprese.
  3. Tutela del potere dacquisto, per lavoratori e pensionati.

Non è solo una questione di numeri, è una questione di fiducia: fiducia nel lavoro, nella carriera, nel futuro.

Se non la ricostruiamo, il Paese si fermaSe la ricostruiamo, possiamo aprire davvero una stagione di sviluppo più equa, sostenibile e inclusiva.

Il ruolo dei manager per la tenuta del sistema produttivo

I manager sono una parte essenziale di questa fiducia: collaborano ogni giorno alla tenuta del sistema produttivo, pubblico e privato, guidano il cambiamento, formano nuove competenze.

Rappresentano la responsabilità e la visione necessarie per far crescere il Paese.

Manageritalia è pronta a fare la sua parte — con spirito critico ma costruttivo, con senso di responsabilità e con proposte concrete.

viceministro economia e finanze maurizio leo con marco ballarè, presidente manageritalia
Da sinistra, il presidente di Manageritalia Marco Ballarè, il moderatore dell’incontro Roberto Sommella, direttore di MF-Milano Finanza, il viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo e Federico Fabretti di Comin.
tavola rotonda manageritalia comin
Un momento della tavola rotonda. Da sinistra, Monica Nolo, vicepresidente di Manageritalia, Roberto Sommella, Paola Mancini, senatrice e membro della 10ª Commissione Affari Sociali, e Azzurra Rinaldi, economista e direttrice della School of Gender Economics – Università Unitelma Sapienza.

 

Mauro Marè, Presidente MEFOP e Monica Nolo, vicepresidente Manageritalia
Mauro Marè, presidente MEFOP, e Monica Nolo, vicepresidente Manageritalia.

 

 

 

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