Manager europei: sì al taglio del 90% delle emissioni, ma serve un piano industriale realistico

Il mondo manageriale europeo ha preso posizione con il manifesto “A Vision for European Climate Leadership”, approvato a Bruxelles
manager europei sostenibilità

I manager europei si schierano a favore dell’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040. Però chiedono all’Europa di essere coinvolti nella definizione di un piano industriale di transizione che sia pragmatico e realistico, superando rigidità ed approcci ideologici del Green Deal.

L’impegno dei manager

Il mondo manageriale europeo ha preso posizione. Con il manifesto “A Vision for European Climate Leadership” approvato a ottobre 2025 a Bruxelles, CEC European Managers – organizzazione che rappresenta un milione di manager in Europa – ha dichiarato il proprio sostegno all’obiettivo UE di riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.

Green economy: un business in crescita

Gli obiettivi sul clima sono un tema controverso nel mondo del business, perché CEC ha scelto di sostenerli? Il primo fattore è economico: la green economy è un business in crescita. Le imprese europee stanno già investendo massicciamente: il 60% dei CEO del continente considera la sostenibilità un driver strategico di crescita, e i settori più innovativi – dall’energia all’agritech, dal manifatturiero circolare alla mobilità elettrica – stanno attirando capitali e talenti.

Le startup europee climate-tech hanno raccolto nel 2023 oltre 20 miliardi di USD di investimenti (report Dealroom “European Climate Tech in 2023).

Le energie rinnovabili sono ormai più economiche dei combustibili fossili. Il costo medio del solare fotovoltaico è sceso del 90% in dieci anni, e quello dell’eolico dell’oltre 70%.

Inoltre, ricordiamoci che in tema di riscaldamento climatico, il costo dell’inazione è infinitamente superiore al costo dell’azione.

I cittadini europei chiedono risposte concrete

Il secondo fattore è la volontà popolare. L’85% dei cittadini europei considera il cambiamento climatico un problema serio. L’88% chiede più energie rinnovabili ed efficienza energetica.

Opportunità strategica per favorire la competitività

Infine, il terzo è un fattore di opportunità strategica. Una transizione verso energie alternative alle fossili rafforza la nostra competitività delle nostre imprese, la resilienza geopolitica e la prosperità delle nostre economie. Mentre sul clima gli Stati Uniti frenano e la Cina accelera, l’Europa rischia di restare intrappolata tra le ambizioni climatiche e la realtà di un declino industriale, lasciando ad altri la leadership delle nuove tecnologie.

Un piano di transizione energetica 

Purtroppo, l’Europa ha peccato di obiettivi ambiziosi affidati a strumenti fragili. I manager europei condividono la necessità di un piano ambizioso sulla transizione energetica, ma denunciano una posizione delle istituzioni europee spesso troppo rigida e ideologica, con regolamenti che cambiano di frequente e poca attenzione alla fase esecutiva.

La conseguenza è una crescente difficoltà per le imprese, soprattutto PMI e settori industriali tradizionali, nel pianificare investimenti di lungo periodo.

Tra incertezza normativa e scarse competenze manageriali

Come ricorda il Rapporto Draghi, la competitività europea è frenata non tanto dalla mancanza di visione, ma da incertezza normativa, frammentazione e carenza di competenze manageriali per guidare la transizione verde. In sintesi: gli obiettivi ci sono, manca la governance.

Come ricordano i manager europei, la leadership climatica deve andare di pari passo con quella economica e tecnologica. Senza una base industriale solida, la transizione non sarà né verde né equa.

Da qui la richiesta di un approccio più integrato, che unisca sostenibilità, competitività e coesione sociale.

Impegno e condizioni

I manager si impegnano per la riduzione delle emissioni, ma pongono delle condizioni.

CEC ed i manager europei con questo manifesto si dichiarano a favore dell’obiettivo di riduzione delle emissioni e si impegnano a:

  • integrare la sostenibilità e le considerazioni climatiche nella pianificazione strategica;
  • dare priorità a percorsi di transizione socialmente giusti e incentrati sulle persone;
  • rafforzare la leadership etica e la creazione di valore a lungo termine;
  • promuovere l’innovazione e la trasformazione economica responsabile;
  • costruire partnership che promuovano lo sviluppo sostenibile a tutti i livelli.

I manager devono avere un ruolo da protagonisti

Ma questo non è un assegno in bianco. CEC European Managers chiede che i manager vengano riconosciuti come forza attiva del cambiamento, non come meri esecutori di policy calate dall’alto. Perché sono proprio loro – nelle imprese, nei board, nelle amministrazioni pubbliche – a tradurre gli obiettivi in azioni concrete.

Le istanze alle istituzioni europee

I manager chiedono alle istituzioni europee un patto di corresponsabilità:

  1. Ascoltare di più la voce dei manager: Chiediamo un coinvolgimento dei manager nella definizione delle policy, non solo nella loro esecuzione. Siamo noi a dover implementare le normative: riconoscere il nostro ruolo significa rendere le leggi più efficaci e gli obiettivi più realistici.
  2. Certezza normativa: Per pianificare strategie e investimenti a lungo termine, abbiamo bisogno di stabilità e certezza delle norme.
  3. Investire nelle competenze: La transizione richiede un upskilling anche delle competenze manageriali, per integrare sostenibilità e competitività
  4. Regolamentazione “intelligente”: È il punto più critico. Le leggi del Green Deal e del Clean Industrial Deal devono smettere di essere solo complessi oneri burocratici e diventare strumenti di gestione concreti, realistici, che creano valore.
  5. Leadership politica: Chiediamo alla politica europea di dimostrare che azione per il clima, competitività industriale, sicurezza geopolitica ed equità sociale possono e devono andare di pari passo.

Dagli obiettivi politici alla realtà operativa, grazie al management

L’Unione Europea ha definito gli obiettivi, il “cosa”, ma il difficile è l’implementazione, il “come”, e i manager sono il motore che trasforma gli obiettivi politici in realtà operativa, perché:

  • Guidano l’implementazione: sono i leader aziendali a prendere le decisioni quotidiane che allineano le strategie industriali all’innovazione low-carbon, bilanciando investimenti e competitività.
  • Plasmano la cultura: in un’epoca di forte polarizzazione, i manager nelle aziende e nelle comunità locali possono costruire una cultura del cambiamento, unendo le persone verso uno scopo comune.
  • Rendono la sostenibilità pratica: sviluppando prodotti e servizi che rendono le scelte sostenibili facili e desiderabili, evitiamo che l’agenda climatica diventi elitaria o punitiva.
  • Pensano in modo sistemico: un manager efficace non ragiona per silos. Sa che clima, biodiversità, impatto sociale e geopolitica sono interconnessi e gestisce questa complessità.
  • Possono consigliare i policy maker: attraverso le nostre associazioni, offriamo ai legislatori un feedback basato sull’evidenza. Sappiamo cosa funziona sul campo e cosa no.

Un manifesto programmatico: le sinergie vincenti

Serve meno ideologia e più pragmatismo, meno slogan e più collaborazione, meno aule di Bruxelles e più coinvolgimento con i manager nelle aziende sul campo.

Il manifesto CEC-European Manager per la leadership climatica Europea è stato presentato al Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles e a COP30 in Brasile.

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca