La PA cerca competenze per attuare il Pnrr

La PA cambia e si prepara ad attuare il Pnrr, anche grazie alle competenze di tanti liberi professionisti. Ne parliamo con Carlo Romanelli, presidente di Manageritalia Executive professional

“inPA” è la “porta digitale unica di accesso al lavoro nella Pubblica amministrazione” che, anche in vista dell’implementazione del Pnrr, mette in contatto domanda e offerta rivolgendosi a tutti i cittadini, in particolare ai liberi professionisti. Si tratta di una vera e propria call to action che potrebbe saltare a piè pari decenni di diffidenze e stereotipi e supportare davvero il rilancio del Paese. Ci siamo confrontati a questo proposito con Carlo Romanelli, presidente Manageritalia Executive professional.

Cosa pensa di questa call to action fatta dall’amministrazione pubblica per avere l’opportunità di coinvolgere anche tanti lavoratori, ma soprattutto professionisti esterni?
«Mi sembra un’operazione intelligente; sicuramente è una novità, non solo per il mondo della pubblica amministrazione, ma anche per moltissimi professionisti che finalmente possono mettere a disposizione le proprie competenze ed esperienze: in passato molti erano stati scoraggiati dal collaborare con la PA, sia per la complessità e la farraginosità disincentivante dei meccanismi di accesso, sia perché la pubblica amministrazione, in generale, è un pessimo pagatore».

A prima vista sembra tutto facile e immediato, che sia la volta buona?
«Francamente faccio fatica a dire se “sarà la volta buona”. Sicuramente, però, è buono l’intento; molto dipenderà dai processi attuativi, che sono progressivamente in via di definizione. Se prevarrà ancora il mindset burocratizzante sempre vigile nella pubblica amministrazione sarà un’occasione sprecata, se invece sarà un booster per mettere in crisi tale mindset potrà essere un’occasione rivoluzionaria per il nostro Paese. Certamente se non ci fosse stato il Pnrr da attuare, con la PA come protagonista, tutto ciò non sarebbe stato nemmeno immaginabile, quindi qualche buona speranza c’è».

Cadranno, finalmente, gli atavici freni a lavorare nella PA? Riusciremo a dare davvero una mano allo Stato per costruire il nostro futuro?
«Ripeto, la chiave di volta è il Pnrr: se la PA non si sveglia e si modernizza in fretta, con il contributo della Politica, con la P maiuscola, il Piano non potrà svilupparsi nella sua pienezza e perderemo un’immensa occasione. I professionisti del management sono pronti, ma solo se si supereranno le vecchie logiche clientelari e l’accesso sarà “amichevole” nelle sue modalità realizzative e di erogazione delle prestazioni».

Cosa potrebbe spingere un libero professionista a lavorare nella PA?
«Primo, misurarsi con un mondo che ha un portentoso bisogno di innovazione, ma, forse, non ne ha un desiderio altrettanto deciso.

Secondo, i megatrend della digitalizzazione, della sostenibilità e del superamento del gender gap possono essere accolti dalla Pubblica amministrazione soltanto con un’apertura decisa al mondo delle alte professioni; questo può essere un percorso attraente, un contesto sfidante per mettersi alla prova sperimentando nuove opportunità di espressione delle professioni».

Anche questo è un segnale di un avvicinamento tra lavoro dipendente e autonomo nel welfare, dove c’è ancora tanto da fare, ma anche nel pubblico dove vige lo stereotipo del posto fisso?
«Lo stereotipo del posto fisso esiste ed è diffuso. Nella pubblica amministrazione, però, esiste anche molto precariato, se consideriamo i diversi comparti: pensiamo ad esempio alla sanità. Non dimentichiamo che nel pubblico impiego esiste, dal 2008, il blocco del turnover e delle assunzioni: molte realtà hanno quindi fatto ricorso ad altre soluzioni contrattuali per poter continuare ad operare in condizioni di “decente” livello organizzativo, vedendo anche invecchiare il personale e i contenuti professionali. Nonostante ciò, esistono ovviamente punti di eccellenza assoluta anche nella pubblica amministrazione: ne è un esempio l’organizzazione dei centri vaccinali; vuol dire che, volendo, si può fare se si vuole».

In ogni caso, che sia per attuare il Pnrr o modernizzare il Paese, sia PA che Pmi hanno tanto bisogno di competenze. Riusciremo a realizzare l’impresa di creare sviluppo e lavoro?
«Non esiste alternativa: o adesso o mai più. Devono però essere vere competenze, non la ripetizione di logiche obsolete e senza alcun futuro».

Manageritalia e Manageritalia Executive Professional cosa possono fare per favorire questo virtuoso incontro tra domanda e offerta tra le tante competenze che rappresentano e quelle necessarie alla Pa per fare un vero salto verso il futuro?
«Sicuramente possiamo ricercare ogni opportunità emergente nel mercato del lavoro manageriale, contribuendo dandole forma e sostanza. Inoltre possiamo accreditare le nostre competenze ed esperienze tramite l’appartenenza ad una community manageriale di elevato profilo e facilitare l’accesso a tale opportunità a favore dei nostri associati; oppure possiamo accreditarle tramite un’azione di lobbying qualificata e determinata. L’importante è agire come hub d’intelligenza manageriale su tutti i fronti della managerialità di elevato livello».


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