Il processo di Terziarizzazione

Dall’ultimo report dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia riproduciamo le pagine dedicate al processo di Terziarizzazione, tipico delle economie avanzate, e all’andamento del Terziario di mercato in Italia. Un confronto con i maggiori player europei (Francia, Germania e Spagna) e nell’Eurozona nel suo complesso. L’obiettivo è far emergere i fattori alla base delle differenze, sia in termini di crescita del valore aggiunto che della produttività del lavoro, con particolare attenzione al ruolo giocato dalla Tfp

Il Terziario costituisce una porzione largamente maggioritaria e crescente del Pil delle economie avanzate, con circa il 73% del Pil prodotto in Italia e nei paesi dell’Eurozona, ponendosi con forza al centro del dibattito sullo sviluppo.

L’Osservatorio del Terziario di Manageritalia fotografa questo settore particolarmente dinamico, focalizzando l’attenzione, nell’ultimo report intitolato “CRESCITA DEL TERZIARIO E PRODUTTIVITÀ. Confronto europeo dal 2000 a oggi”, sulla produttività, con un confronto a livello europeo.

La struttura del report può essere riassunta in due macro-sezioni e un’appendice tecnica. La prima sezione si concentra sul processo di Terziarizzazione tipico delle economie avanzate e sull’andamento del Terziario di mercato in Italia, a confronto con i maggiori player europei (Francia, Germania e Spagna) e con l’Eurozona nel suo complesso, cercando di far emergere i fattori alla base delle differenze, sia in termini di crescita del valore aggiunto che della produttività del lavoro, con particolare attenzione al ruolo giocato dalla Tfp (Total factor productivity).

IL PROCESSO DI TERZIARIZZAZIONE: COSA CI DICONO I DATI DELL’EUROZONA

Il Terziario costituisce una porzione ormai maggioritaria e crescente del valore aggiunto (in altri termini, del Pil) prodotto nelle economie avanzate. Secondo i dati Eu Klems – principale fonte dati utilizzati in questo report – i servizi costituiscono nel 2019 (ultimo anno pre-Covid-19, e quindi ultimo anno adatto ad un’analisi strutturale non inficiata dalle pesanti distorsioni a domanda e offerta indotte dallo shock pandemico e dai loro tempi di recupero) circa il 75% del valore aggiunto generato in Italia e nei paesi dell’Eurozona, percentuale che supera l’80% nei paesi maggiormente terziarizzati come la Francia. Come mostra la Figura 1.1, in tutti i paesi considerati la quota di valore aggiunto attribuibile complessivamente al Terziario ha sperimentato una costante crescita nel periodo 2000 2010, per poi rallentare e assestarsi sui livelli attuali nel periodo 2011-2019. Tuttavia, come si evince dalla Figura 1.2, il Terziario di mercato (ossia costituito da imprese private) ha continuato ad aumentare il suo peso sul valore aggiunto anche nel periodo successivo al 2011, sia in Italia che nella media dell’Eurozona, indicando che la stasi della quota di Terziario sul Pil, emersa dopo il 2011, sembra derivare piuttosto da un arretramento del Terziario non di mercato. L’unica eccezione è la Germania, che dopo il collasso della quota dei servizi nel 2010 non ha ancora ripreso quel processo di terziarizzazione tipico di tutte le economie moderne e avanzate.

L’Italia ha visto aumentare la quota di valore aggiunto attribuibile ai servizi in corrispondenza della crisi finanziaria del 2008-2009. Il fenomeno, per quanto favorito dal forte impatto della recessione 2008-2009 sui livelli di attività della manifattura, è da attribuirsi, però, anche all’emergere di alcuni tratti di resilienza del mondo dei servizi, confermati poi dalla crisi Covid del 2020, in cui il Terziario ha continuato a crescere più del resto del paese nonostante i lockdown conseguenti la pandemia, che hanno colpito pesantemente alcuni dei comparti più rilevanti come l’accoglienza e il commercio.

Per quanto riguarda gli altri paesi considerati nell’analisi, la terziarizzazione emerge con forza guardando sia ai dati medi dell’Eurozona (e ancor di più se valutati al netto della Germania), sia soprattutto osservando Francia e Spagna. Al decollo del terziario spagnolo hanno sicuramente contribuito il forte sviluppo del settore finanziario ed assicurativo, e la crescita del settore turistico, mentre la Francia ha avviato e sostenuto un processo di terziarizzazione concentrato in settori tipicamente considerati ad alto valore aggiunto (servizi Ict e servizi finanziari ed assicurativi). Il processo di terziarizzazione si caratterizza, invece, per minore intensità in Germania, complice la rilevanza e la crescita sostenuta del settore manifatturiero tedesco (nonostante la forte penetrazione nei paesi dell’Est Europa abbia in parte ridotto la base produttiva del paese) e di una accresciuta dipendenza dall’interscambio con la Cina.

Storicamente, la crescita della quota di valore aggiunto generata dai servizi nelle economie avanzate è stata attribuita all’aumento della produttività del lavoro nel settore manifatturiero, che progressivamente libera risorse lavorative reindirizzate verso i servizi. Questa tendenza allo spostamento massiccio di forza lavoro ha avuto avvio negli anni 70 e 80, con la risposta del settore manifatturiero alle due crisi petrolifere, all’inflazione e alla conseguente necessità di abbattere i costi del lavoro (inizio della robotizzazione dei processi industriali, maggiore attenzione all’organizzazione aziendale e avvio della delocalizzazione dei processi produttivi energy-intensive e/o a costo del lavoro non competitivo).

Dagli anni 90, il processo di terziarizzazione ha cambiato connotazione per diventare un fenomeno legato sempre più strettamente alla crescita dei servizi ad alto valore aggiunto (soprattutto dai cosiddetti knowledge-intensive sectors), resa possibile dal progresso tecnologico, dall’integrazione dei mercati, dall’innovazione dei processi produttivi e dalla formazione di capitale umano di alta qualità operante in questi settori (Ocse, 2018).


LEGGI QUI L’INTERO REPORT DELL’OSSERVATORIO DEL TERZIARIO MANAGERITALIA:
CRESCITA DEL TERZIARIO E PRODUTTIVITÀ

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