Economia personale: imprevisti e probabilità

Imparare a gestire i propri soldi in maniera intelligente è fondamentale, ma può essere altrettanto complesso

Leggiamo di continuo dati che mostrano che siamo poco assicurati, imprevidenti e che teniamo i soldi nei conti correnti lasciandoli erodere dall’inflazione. Perché succede questo? Siamo davvero distratti come ci descrivono o solo sfiduciati? E cosa ci serve per andare oltre l’istante e l’istinto, gestendo adeguatamente la nostra finanza personale?

Affidarsi agli esperti
Decidere come spendere o investire i propri soldi richiede un set di conoscenze che variano dagli imprevisti (quali, con che frequenza e impatto) ai modi per considerare tempo, rischi e rendimenti e alle tematiche pensionistiche e successorie. Per aiutare a destreggiarci nelle scelte quotidiane, molte iniziative si dedicano all’informazione o all’alfabetizzazione finanziaria, ma sono naturalmente limitate dalla generalizzazione. Non basta infatti sapere come funziona la previdenza complementare, c’è bisogno di sapere come funziona la “mia” previdenza complementare. Non è nemmeno sufficiente comprendere i rischi del mercato, c’è bisogno di definire la “mia” personale tolleranza al rischio.

Allo stesso tempo, disporre di una protezione caso morte basata sull’attuale retribuzione costituisce un solido pavimento per il futuro, ma potrebbe non essere adeguata a gestire i tempi di autonomia dei propri figli. Per mettere in pratica le regole generali servono un educatore finanziario e/o un consulente personale che ci aiutino a tradurre le intenzioni in azioni.

Tra spese, rischi e progetti
I temi da gestire sono tre: le spese quotidiane (il budget), la protezione dai rischi reddituali e patrimoniali (il cosiddetto risk management) e la definizione dei progetti futuri, che possono configurarsi in termini di bisogni (ad esempio, far terminare gli studi ai figli) o di desideri (una nuova casa o poter viaggiare quando saremo in pensione).

Tutto questo va esaminato in una dimensione integrata, perché i diversi bisogni e desideri confluiscono in un solo portamonete e questo richiede un’analisi delle relazioni tra progetti e la scelta delle priorità. Un euro speso in consumi, infatti, è un euro in meno risparmiato, ogni euro investito è un euro in meno per la protezione (e viceversa) e così via.

L’analisi congiunta di spese, rischi e progetti richiede metodo e sequenze (vedi figura 1 a pagina 14) e, avendo a che fare con temi rilevanti (salute, sicurezza, previdenza ecc.), sconsiglia approcci ingenui o speculativi. Come ogni tema delicato, infatti, anche la finanza personale non consente risultati efficaci se si pensa di far da sé o ci si fida di consigli “informali”. Non si diventa esperti di demografia, budget, economia, finanza, credi to, investimento, previdenza, assistenza o fiscalità leggendo qualche articolo o “googlando”: diversi testi, peraltro, indicano che sono circa 10.000 le ore necessarie per diventare esperti di un dominio.

Veniamo al dunque: come pianificare?
La pianificazione prevede modalità di lavoro specifiche, che gli standard di qualità internazionali (Iso 22222) descrivono in sei fasi (vedi figura 2). Uno dei temi più complessi, ma distintivi, di una buona pianificazione riguarda la fase 2 e chiede di partire dagli obiettivi e non dalla situazione attuale. In pratica, ci si mette in viaggio, anche in economia personale, solo dopo aver deciso dove si vuole andare: senza una meta risparmiare e investire diventano infatti fini e non più mezzi. Questo implica una certa consapevolezza e, inoltre, domande alle quali non siamo più abituati, anche perché spesso sopraffatti dal “breveterminismo”.

Budget
Procedendo per ordine, in tema di budget dovremmo innanzitutto comprendere se abbiamo liquidità e riserva sufficienti a gestire periodi brevi di mancanza di reddito o spese impreviste non rilevantissime. La regola dice che dovremmo avere almeno denaro per 3 mensilità di consumo da parte, ma la misura varia per ogni situazione.

Gestione dei debiti
In secondo luogo, è necessaria una ricognizione sui debiti, per comprendere se il risparmio è sufficiente a poterli rimborsare puntualmente e se ci sono scelte di razionalizzazione possibili in termini di estinzione, prolungamento o modifica delle condizioni. 

Protezione e analisi dei rischi 
Subito dopo si affronta l’analisi dei rischi: cosa succede se viene a mancare il capofamiglia, se ci si trova a sostenere un’immediata spesa sanitaria o a fare i conti con la mancata autosufficienza di un genitore? Conosciamo la misura delle pensioni cui avremmo diritto o il costo di un’assistenza domiciliare formata? Qui, in molti casi, il welfare aziendale offre tutele ma “una misura non si adatta a tutti” e ogni situazione familiare ha tempi, necessità e soggetti che possono non essere protetti a sufficienza da coperture standardizzate. Inoltre, i diritti di assistenza in Italia sono spesso legati a una famiglia formalizzata e questo lascia scarsa protezione a tutti quei nuclei familiari ricostituiti o non formali, che pure costituiscono la maggioranza delle situazioni. Anche in questi casi bisogna partire da obiettivi di sicurezza specifici e poi valutare se si è tutelati a sufficienza.

Pensione
La vita, tuttavia, non comprende solo le carte degli “imprevisti”, ma anche quelle delle “probabilità”. La prima cosa piacevole da organizzare è il proprio pensionamento, con l’accortezza di prevenire anche fasi nelle quali si può rischiare di essere fuoriusciti dal mondo del lavoro in anticipo rispetto all’età della pensione. In tutti i casi, la pensione è un periodo lungo e intenso, che ci darà modo di compensare le carenze di progettualità limitate dal poco tempo a disposizione quando si lavora. La pensione va immaginata come se fosse un’inaugurazione, da riempire di oggetti desiderabili e stimare in relazione al cosa, al quando e al quanto. Qui è necessario misurare i supporti pubblici e privati ai quali abbiamo diritto.

Obiettivi di vita
Ci sono poi progetti di vita rilevanti che richiedono strategie di risparmio e investimento coerenti. In questi casi la domanda cruciale non è quanto rende o quanto costa investire, ma perché lo stiamo facendo. Quale consumo futuro persegue il nostro investimento? Un progetto legato ai figli, una seconda casa o una gestione particolare del nostro tempo libero? E quanto costa nel concreto la casa dei miei sogni o far laureare mio figlio in Italia o all’estero? Trasformare un desiderio in azione significa dare a ogni progetto un tempo, un importo, una misura del rischio sostenibile e, poi, ragionare sulle strategie più adatte a quel tempo e a quello specifico obiettivo. I pianificatori chiamano questa attività “dare un nome ai soldi”: ci aiutano a quantificare i nostri progetti e ci rammentano che un viaggio senza meta, così come il denaro senza un “nome”, perde di senso.

Passaggio generazionale
Infine, tema sempre più attuale, ognuno di noi dovrebbe mettere ordine al proprio passaggio generazionale, evitando conflitti che possono essere prevenuti e verificando le quote legittime, ossia se le normative vigenti consentono di lasciare i nostri beni ai soggetti prescelti. Ci sono, peraltro, strumenti (testamento e polizze vita) che consentono di ampliare il grado di libertà nella destinazione dei nostri beni. Realizzare una pianificazione economica integrata, protettiva e prospettica richiede impegno e responsabilità: temi del tutto concreti, nei quali anche in azienda educatori finanziari e pianificatori-consulenti sono chiamati a svolgere un ruolo sempre più effettivo.



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