Atomi&Bit: la digital transformation nel settore viaggi

Dal podcast di Manageritalia, l’intervista a Francesca Benati, Senior VP Online Travel Companies WEMEA & Managing Director Italy di Amadeus.

Come fare innovazione oggi con il digitale e affrontare le sfide mutando i problemi in opportunità? Si parla spesso di trasformazione digitale, ma cosa vuol dire, in pratica? Come farla davvero, da dove partire, come diffonderla in tutta l’organizzazione e farla entrare nella cultura aziendale? A queste e altre domande cerca rispondere Atomi&Bit, il podcast di Manageritalia e Andrea Latino lanciato a marzo 2020, in una fase complessa dove comunque molti, proprio grazie al digitale, hanno cambiato il proprio business model, continuato l’attività e raggiunto importanti traguardi.

Il podcast, condotto da Andrea Latino, dà la parola ai protagonisti della digital transformation, manager che già prima di questo momento di forte cambiamento hanno saputo guardare la luna, partendo dal dito, hanno identificato la strada da percorrere, spesso in fretta, guidando e motivando team di persone. Riprendiamo da oggi alcuni passaggi chiave di alcune puntate, invitandovi ad ascoltarle per intero all’indirizzo https://anchor.fm/atomibit.

Qui di seguito alcuni stralci della conversazione con Francesca Benati, Senior VP Online Travel Companies WEMEA & Managing Director Italy di Amadeus, protagonista della puntata n. 17.

Alcuni dei principali osservatori internazionali prevedono che gli effetti della pandemia continueranno a persistere almeno fino alla fine del 2022. A tuo avviso come evolverà l’industria del turismo, anche attraverso l’innovazione digitale?
«Le stime di Amadeus prevedono che il settore dei viaggi aerei ci metterà più tempo a recuperare. Quindi occorre fare dei distinguo. Una ripresa completa avverrà probabilmente alla fine del 2023. Se guardiamo le stime ad oggi nel mercato globale dei voli abbiamo un domestico che ha raggiunto -63% rispetto al 2019 e un internazionale -86%. Sarebbe bellissimo se ci riprendesse a fine 2022, ma è un po’ improbabile. Allo stesso tempo, esistono delle tipologie come l’hospitality e i viaggi domestici che stanno già dando segni di ripresa. Sappiamo che la pandemia è iniziata nell’area Asia Pacific e ha poi colpito in Europa e in America. I dati sull’Asia Pacific che noi vediamo adesso sono sicuramente più confortanti perché il mercato domestico è solo a un -13% rispetto all’anno scorso. L’internazionale è ancora fermo, ma questo è dovuto a una rigidità dei governi che hanno deciso di tenere chiuse le frontiere».

Possiamo dire che il processo di digital transformation intorno al settore turistico è molto più avanti rispetto a tutti gli altri settori? Vorrei chiederti qual è stato a tuo avviso il cambio di paradigma più importante di questa gran transizione?
«Ce ne sono stati tanti, dalla disponibilità del contenuto nel momento in cui il contenuto è stato aggregato in un’offerta sistemica online, all’offerta aggregata nell’hospitality.

L’altra innovazione è legata al cambiamento. Terzo, la possibilità di comparare in maniera trasparente le offerte. Questo ha spostato la responsabilità della pianificazione di un viaggio dal mondo fisico delle agenzie a quello digitale. Non significa che le agenzie fisiche hanno fatto il loro tempo, si parla di assoluta convivenza. Però sicuramente oggi le piattaforme digitali permettono di aggregare il contenuto ed erogarlo in maniera molto semplice, con la possibilità di comparare il costo e pagarlo in modo flessibile. Le app sono strumenti pratici che accompagnano in ogni segmento l’esperienza di viaggio. La pandemia ha accelerato tutta una serie di abilità tecnologiche che esistevano ma che magari alcuni elementi della filiera utilizzavano solo parzialmente. Gli aeroporti saranno ancora più digital, così come gli hotel, dove l’intelligenza artificiale, la robotica e la domotica consentiranno al viaggiatore un’esperienza migliore».

Quale futuro per il business travel?
«I viaggi d’affari ripartiranno probabilmente in misura minore, ma non perché sono stati soppiantati dalle videoconferenze, questa è una leggenda metropolitana. Partiranno lentamente per due motivi: i tagli dei costi delle aziende, che quindi incidono sui viaggi, così come su tutte le altre spese, e per il fatto che comunque manca un allineamento tra le politiche dei governi in relazione Covid-19. Non posso permettermi di avere dipendenti che rimangono in quarantena per 15 giorni in un albergo a Singapore, quindi è un problema sempre relativo ai costi e alla mancanza di trasparenza di comunicazione e formazione.

Nel momento in cui si arriverà a un allineamento tra i governi, speriamo presto, e si allenteranno le misure, il business travel ripartirà. Qualche meeting superfluo sarà sostituito da una videoconferenza. Ma non mi aspetto che ci sia veramente una decelerazione di questo settore interessante che la tecnologia può aiutare e aiuterà.La tecnologia oggi permette di gestire in maniera assolutamente automatica ed efficiente con un oggettivo risparmio di costi e di risorse tutto un processo di pianificazione dei viaggi. Ci sono degli strumenti fantastici che ti consentono di pianificare veramente in base alla tua destinazione e alla data selezionata ti danno già direttamente il mezzo di trasporto migliore. Ti informano su chi ti viene a prendere in aeroporto, come raggiungere il meeting eccetera».

Come dovranno essere le figure manageriali che operano all’interno del settore del viaggio del turismo? Quali nuove competenze dovranno acquisire?
«C’è una frase di una giornalista thailandese che trovo bellissima: “Bisogna essere preparati a disimparare tutto, così che possiamo reimparare qualcosa di nuovo”. Questa frase è importante perché ci dice due cose: flessibilità e apertura mentale. L’apertura mentale non vuol dire necessariamente buttare via tutto il vecchio no. C’è qualcuno che dice si ricomincerà a viaggiare come facevamo negli anni 80. Probabilmente è vero. Allora per tornare agli anni 80 occorre avere l’apertura mentale di accettare il cambiamento. Non è semplice, è una questione di rimettersi in discussione. L’altro è questo è quello che sta cercando di fare anch’io».

Quali sono alcuni consigli pratici per i manager che operano nel settore del turismo e dei viaggi?
«La prima cosa che mi verrebbe da dire è fermatevi a ripensare veramente qual è la vostra ragione d’esistere. Credo che questo momento offra l’opportunità fantastica di ripensare al proprio business. Il secondo consiglio è chiedersi: come sono cambiati i miei clienti? Cosa devo fare per far sì che ciò che so fare bene sia ancora rilevante per loro?

Non aspettiamo che siano gli altri a fare quello che dobbiamo fare noi sicuramente. Il governo poteva fare molto di più rispetto a quello che è un settore che comunque vale il 4% del Pil. Ci sono tantissime proposte. Mi è piaciuto che una parte di imprenditori e di manager si sono rimboccati le maniche e hanno chiesto positivamente di incontrare gli stakeholder e portando avanti proposte concrete, non da ultima quella dei corridoi per specifiche destinazioni».

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