Ormai tutti ne parlano, alcuni lo fanno già da tempo anche senza accorgersene. Ma di fatto cosa pensano gli italiani della realtà attuale o futura di lavorare, collaborare con robot e AI?
Lo abbiamo chiesto con AstraRicerche a un campione rappresentativo di italiani in età lavorativa (18-65enni) e ne esce uno spaccato con luci e ombre.
Il tema è caldissimo, tant’è che una sintesi dei risultati dell’indagine è stata oggi pubblicata su Repubblica.it.
Robot e AI sono visti dalla maggioranza dei lavoratori italiani come competitor, quasi nemici. L’ampia maggioranza sottolinea miglioramenti diffusi per la produttività aziendale, il prezzo di prodotti e servizi e l’eliminazione di lavori ripetitivi. Tanti temono riducano l’occupazione.
Meno della metà degli italiani vive il lato positivo: passare a fare lavori più stimolanti, essere incentivati ad apprendere e migliorare le competenze, stimolare la creatività e la capacità di innovare, imparare a collaborare e “usarli” per vivere meglio anche sul lavoro.
Sta ora a noi tutti lavorare perché prevalgano gli aspetti positivi. Perché nascano nuovi modelli di business e cambi e migliori l’organizzazione del lavoro. Serve un ecosistema più capace di favorire l’innovazione e lo sviluppo di business ad alto valore aggiunto, anche grazie a robot e all’intelligenza artificiale. Serve che gli imprenditori e ancor più i manager, soprattutto in azienda, ma anche nella società, rendano palese nei fatti come lavorare insieme a questi nuovi colleghi sia un vantaggio per tutti. Prendendo solo il meglio, perché robot e AI diventino alleati per una nuova crescita e non usurpatori di un lavoro e di un reddito.
Anche perché una società dove gli umani non avessero la possibilità di realizzarsi professionalmente e di guadagnare un meritato e adeguato reddito imploderebbe su se stessa perché priva di consumatori, senza reddito e cittadini, senza possibilità di realizzarsi. Visto che decrescita felice o vita oziosa non paiono né belle né sostenibili, dobbiamo puntare alla crescita felice, utilizzando robot e AI per lavorare meglio, magari anche meno, e avendo tempo e reddito non per oziare, ma per vivere. E se è vero che il lavoro nobilita l’uomo (e la donna) non c’è altra via di crescita.
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