Manager: cosa serve per crescere

maggio 2023
Indagine di AstraRicerche per Manageritalia per scoprire problemi e opportunità del Paese, attese da Politica e Istituzioni e ruolo dei manager nelle trasformazioni in atto

La ricerca è stata svolta a maggio 2023 da AstraRicerche per Manageritalia e ha visto la partecipazione di quasi 1.000 dirigenti. Sono state proposte molte possibili problematicità del sistema-Italia ed è stato chiesto ai partecipanti di indicare in quale misura ritengono che l’affrontarle sia prioritario.

Issues

Emergono chiaramente tre parole-chiave: lentezza  (della Giustizia 78.1%; amministrativa nella PA, incertezza sulle decisioni, incoerenza del decisore pubblico 69.6%), complessità (fiscale, tributaria 68.0%; delle Leggi, norme, … 67.8%) e fisco (Evasione/elusione fiscale 77.6%; Cuneo fiscale lavorativo – differenza costo aziendale – netto al lavoratore – 56.5%; Ingiustizia fiscale, tributaria 56.1%).

Ma il quadro è complesso e sfaccettato. Superano il 50% delle indicazioni come priorità forti per il Paese: Dinamica retributiva piatta, perdita del potere di acquisto 53.7%; Criminalità organizzata 53.2%; Sanità pubblica al collasso, differenziazione regionale immotivata 53.0%.

Si aggiungono, poco sotto il 50%, ulteriori critiche al funzionamento della PA: Sovradimensionamento di alcune parti della PA e sottodimensionamento di altre 43.0%; Corruzione nella PA 37.7%.

C’è, poi, il tema dell’inflazione subita da vari attori: Costo della vita per i cittadini 51.6%; Costo dell’energia 45.7%; Costo delle materie prime 35.8%.

La mancanza di una politica industriale (45.1%) è molto più indicata della non coerenza e chiarezza della politica estera (18.6%), ed è superata da “Scarsa propensione all’innovazione del sistema-Paese” (45.8%).

Più complessa la posizione in merito al lavoro, ai lavoratori, alle competenze:

  • Dinamica retributiva piatta, perdita del potere di acquisto 53.7%, come visto in precedenza
  • Scarsa scolarizzazione dei cittadini, sistema formativo non di qualità e non uniforme 43.1%
  • Difficoltà nel trovare lavoratori con le giuste competenze, necessità di upskilling e reskilling per i lavoratori e i non lavoratori 39.0%
  • Disoccupazione e precarietà del lavoro 34.9%
  • Produttività del lavoro 25.7%
  • Inadeguatezza dei contratti di lavoro in merito alle nuove necessità dell’organizzazione (lavoro agile, smart working, flessibilità di orari e di retribuzione, lavoro in piattaforma, …) 23.4%
  • Inadeguatezza normativa e legislativa in merito al lavoro 23.0%
  • Prolificazione di contratti senza rappresentanza seria e consistente 20.8%
  • Approccio statale alla trasformazione del mondo del lavoro (smartworking) non coerente 18.2%

In fondo o nella parte bassa alla classifica troviamo temi ESG come Politiche sul cambiamento climatico non sufficienti a garantire il raggiungimento degli Obiettivi internazionali 31.7%. Ma soprattutto: Difficoltà di partnership, fusioni, merger nelle PMI (per motivi culturali, mancanza di sostegno pubblico, …) 16.1%; Non riconoscimento (o riconoscimento solo teorico) di alcuni diritti civili 15.0%; Politiche sul cambiamento climatico troppo limitanti l’attività di impresa 12.8%. Solo poco più in alto si collocano le differenze di genere, svantaggio delle donne in molti ambiti (a prescindere dal merito) 27.1%.

Azioni attesa dallo Stato, dalle Istituzioni

Non sorprende, dunque, che chiedendo quali siano le tre principali azioni che lo Stato e le Istituzioni devono svolgere al primo posto si trovi la semplificazione (delle norme, del Fisco, … 44.8% – mentre il 36.3% chiede che ci sia una vera lotta a chi non rispetta le regole, le Leggi, portando questo item al 3° posto, e il 32.2% auspica una riduzione delle tasse/imposte/costi imposti – al 4° posto) e la richiesta di una chiara visione del futuro, una direzione dove portare il sistema-Paese (41.8%).

Semplificazione (44.8%), dunque, molto più che incentivi (supporto economico alle imprese che hanno possibilità di generare valore, occupazione, ricadute positive e non ‘a pioggia’: 29.4% – non a caso gli investimenti in infrastrutture e nella loro protezione seguono a breve distanza: 23.9% – mentre un minimo 5.9% indica un maggior supporto economico alle imprese in generale) e molto più che velocità nel decidere e nell’attuare le decisioni (25.3%).

Limitando a 3 le priorità indicabili, il cambiamento delle norme sulla contrattazione collettiva e sulla rappresentanza (4.7%), sul lavoro (6.4%), le vere liberalizzazioni (10.2%) sono nella parte finale della classifica; ma anche lasciando libertà di scegliere 5 priorità la classifica non cambia.

E se è vero che per quasi metà del campione (49.8%) lo Stato deve dare supporto più economico che normativo durante il 2023 (il 33.9% si aspetta un impegno più sulle norme), è da notare che si tratta di una richiesta contingente visto che spostando lo sguardo al periodo 2024-2026 quasi due terzi (64.1%) chiedono modifiche alle norme/Leggi come forma di supporto al business mentre solo il 21.7% si aspetta primariamente un supporto di tipo economico.

Lo Stato e le skills

Gli intervistati si aspettano un forte intervento dello Stato in merito alle skills: l’accordo molto o abbastanza in merito alle affermazioni proposte va dal 78% al 95%. Concentriamo, dunque, l’attenzione sulla sola risposta ‘molto’, che conferma l’intensità delle aspettative a partire dal 71.4% che indica la “valorizzazione e attenzione reale a competenze e merito nella scelta delle persone che guidano/compongono la PA”.

In modo per niente banale, al secondo e terzo posto troviamo temi relativi alla Scuola: il 52.6% indica la lotta all’abbandono scolastico e il 50.6% la revisione di programmi e metodi didattici nelle scuole superiori (di primo e secondo grado), con l’aggiunta del 42.2% che chiede una spinta per un maggiore numero di iscritti all’Università e di laureati.

Seppur non di molto, questi valori superano quelli relativi alle skills delle Forze Lavoro: supporto economico e legislativo per l’upskilling e reskilling dei lavoratori disoccupati o che rischiano di perdere il lavoro (47.2%) e per aumentare la produttività di quelli non a rischio (40.7%).

Aree di impatto positivo dei manager

Quanto possono avere un impatto positivo i manager nella loro attività quotidiana sui temi proposti? Moltissimo visto che la somma di ‘molto’ e ‘abbastanza’ supera sempre il 93% e che la sola risposta ‘molto’ non scende mai sotto il 54%: miglioramento/aggiornamento dell’organizzazione del lavoro 66.4%; innovazione nei modelli di business e nella fornitura di prodotti/servizi 61.5%; produttività del lavoro 59.6%; trasformazione digitale delle aziende e del sistema produttivo 59.5%; rinnovamento/aggiornamento delle competenze della forza lavoro 54.7%.

Da notare una differenza per fascia di età del rispondente: in merito al rinnovamento/aggiornamento delle competenze gli under50 sono molto meno convinti del proprio ruolo rispetto agli over60.

E le associazioni di rappresentanza? Proprio l’area indicata per ultima in merito ai manager (rinnovamento/aggiornamento delle competenze) è quella più collegata alle loro associazioni (50.1% molto, 89.0% molto + abbastanza).

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