
“La distinzione tra ruolo integrativo e ruolo sostituito dei fondi sanitari è obsoleta. Per superarla occorre rafforzare la sussidiarietà, mettendola nelle condizioni di rispondere a esigenze regionali e micro-territoriali specifiche. Bisogna quindi elaborare strategie comuni con il Sistema Sanitario Nazionale, con cui ci sono interessi e aree di collaborazione convergenti: per esempio sullo sviluppo dei centri di eccellenza pubblici, delle prestazioni intra moenia e del long term care. Per sostenere la sussidiarietà – prosegue Mantovani - dobbiamo soprattutto innovarla e non tanto regolamentarla. Quando ci sono le competenze e le risorse per sostenere il welfare integrativo l’intervento normativo deve essere leggero, non invasivo, altrimenti diventa controproducente; viceversa è utile intervenire sulle trasformazioni strutturali della governance dei fondi, accelerando gli investimenti in tecnologie, data mining, interazione con i beneficiari e con il SSN”.
Nel suo intervento Mantovani ha presentato alcuni dati sulla consistenza generale dei fondi sanitari in Italia. Una galassia che, secondo gli ultimi dati dell’anagrafe dei fondi sanitari istituita presso il ministero della Salute, comprende 305 fondi sanitari, di cui 8 integrativi del SSN e 297 - afferenti a enti, casse e società di mutuo soccorso - integrativi e sostitutivi del SSN. Per caratteristiche e dimensioni i fondi costituiscono un insieme variegato: alcuni hanno quasi 1 milione di iscritti, altri poche centinaia; complessivamente, nel 2016, hanno avuto circa 9,1 milioni di assistiti.
Tra gli altri relatori al convegno c’era Luigi Ballanti, direttore generale di Mefop, che ha tracciato gli scenari futuri della sussidiarietà italiana, auspicando possa diventare uno strumento più inclusivo dell’attuale, cioè capace di rispondere ai bisogni di welfare non solo dei lavoratori contrattualizzati ma dell’insieme dei cittadini. Un consolidamento che passa, tra l’altro, dalle politiche fiscali e dalla diffusione di una maggiore cultura del welfare e della previdenza nell’insieme della popolazione italiana, partendo dalle giovani generazioni.
Maurizio Agazzi, segretario Assofondipensione ha proposto una riflessione sulla missione del welfare integrativo, sospeso nella dicotomia tra la necessità di rispondere a problemi collettivi e il legame con il mercato del lavoro. Una questione da risolvere puntando sulla trasparenza rispetto alla missione dei fondi; sulla competenza e l’autorevolezza della loro gestione operativa e finanziaria; sull’efficienza nel rispondere alla base ed erogare le prestazioni e i servizi.
Paolo de Angelis, docente di economia all’università la Sapienza di Roma, ha parlato di gestione del rischio attuariale nelle forme del welfare integrato, evidenziando, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, i vantaggi dei modelli “misti”, quelli in cui la spesa assistenziale è coperta congiuntamente dai fondi e dalle compagnie assicurative, i primi per la componente primaria le seconde per la componente residua.