Pensioni part-time, partenza lenta

Una leva per rinnovare la cultura previdenziale

Avviato in via sperimentale dal 2 giugno scorso, l’istituto del part-time agevolato non ha ancora raggiunto la maturità sufficiente per poterne giudicare l’impatto. Dai primi dati Inps (all’interno del Rapporto annuale 2016) emerge infatti che nel primo mese di funzionamento sono state presentate solo 238 domande, di cui 85 accolte, 84 respinte e le restanti 69 sono ancora in lavorazione. Una partenza “rallentata”, sostiene l’Inps, evidenziando comunque che sia troppo presto per valutare le potenzialità di diffusione della misura.

Introdotta con la Legge di stabilità 2016, la misura consente ai lavoratori del settore privato che maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018 e hanno già raggiunto i requisiti minimi contributivi, di concordare con il proprio datore di lavoro la riduzione dell’orario tra il 40 e il 60%. Qui la circolare con i requisiti, le condizioni e le istruzioni operative per presentare la domanda.

Manageritalia si è attivata per l’approvazione del provvedimento ritenendolo particolarmente utile per la categoria: a fronte di una riduzione della retribuzione inferiore a quella che viene normalmente applicata nel contratto part time in proporzione all’orario svolto, infatti, si permette ai lavoratori di accumulare il 100% dei contributi previdenziali e, quindi, di maturare “in pieno” il diritto al pensionamento, senza decurtazioni.

È un primo passo in avanti sulla strada per costruire un sistema previdenziale coerente con l’evoluzione demografica e, per questo, capace di incentivare l’invecchiamento attivo dei lavoratori. Per fare il secondo passo occorre spingere sulla comunicazione, facendo conoscere ai lavoratori e alle imprese le modalità di applicazione del provvedimento, valorizzarne i benefici, usarlo come leva per il rinnovamento della cultura previdenziale.

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