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Riprendiamoci il turismo: Leonardo Massa (Msc Crociere)

Le azioni in atto per la ripresa di un settore chiave del nostro Paese. La parola ai manager
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Riprendiamoci il turismo: Leonardo Massa (Msc Crociere)

Manageritalia vuole parlare dei vari comparti e territori del turismo italiano con una serie di interviste a manager di aziende e organizzazioni dell'intero settore (alberghi, cultura, leisure, agenzie viaggi ecc.) per cogliere le azioni in atto per la ripresa. Una ripresa che ci vedrà tutti protagonisti, come operatori o come turisti. Intervistiamo oggi Leonardo Massa, managing director Msc Crociere.

Quanto ha pesato la pandemia sulla vostra azienda e, in generale, sul turismo della Campania dove voi avete la sede, nonostante operiate a livello mondiale?
«L’industria turistica è stata, di fatto, tra le più colpite da questa pandemia, in modo particolare il segmento crocieristico, che da marzo 2020 si è fermato a livello mondiale. È stata bloccata un’industria che nel 2019 aveva fatto fare vacanze a oltre 30 milioni di ospiti in tutto il mondo. Noi, dal momento dello stop, ci siamo occupati innanzitutto di riportare a casa in sicurezza gli ospiti e i membri degli equipaggi a bordo delle nostre navi (oltre 80mila persone), secondariamente, abbiamo lavorato su come fare ripartire questa industria».

Come avete fatto fronte sino ad oggi alla crisi?
«La seconda priorità che ci siamo assegnati è stata cercare idee per la ripresa e, in effetti, ad agosto 2020 siamo stati la prima grande compagnia di crociere a livello mondiale a farlo. Questo è stato possibile grazie a un protocollo di sicurezza ideato con la collaborazione di esperti internazionali e con una grande partecipazione da parte di tutte le istituzioni, dal comitato tecnico scientifico alle asl, dalle autorità marittime alle capitanerie di porto. Quindi, ad agosto 2020, con una sola nave su 18, siamo riusciti a riprendere i nostri viaggi. Il nostro protocollo è diventano un vero e proprio punto di riferimento a livello mondiale, non solo nell’industria delle crociere, ma in quella dell’hospitality. Da allora, abbiamo sempre navigato con una nave, escluso il periodo di Natale e Capodanno, in cui il dpcm ci ha fermato, facendo viaggiare oltre 70mila ospiti».

Quindi anche gli ospiti si sono sentiti molto sicuri…
«Nel corso dei mesi la risposta è stata sempre più positiva, tanto che per l’estate 2021 navigheremo con 10 navi, che da una parte è un buon risultato, se consideriamo l’anno passato, dall'altro, noi di navi ne abbiamo 18 e una 19esima è in arrivo: è comunque metà della nostra operatività. Ma siamo contenti, perché in questi mesi c’è stato anche un enorme cambio di percezione da parte delle istituzioni e della clientela: ricordo che a marzo 2020, a livello mediatico, uno dei luoghi peggiori al mondo dove trovarsi in periodo di pandemia era la nave, perché purtroppo c’era stato quel caso in Giappone che aveva alzato l’attenzione in maniera giustificata ma anche esagerata. Quindi, nell’instaurare un protocollo, il grande lavoro è stato anche quello di trasformare il concetto di nave: da uno dei posti più pericolosi al mondo a uno dei più sicuri».

Quali sono le vostre prospettive per il prossimo futuro?
«Come dicevo, metteremo in mare 10 unità su 19. Abbiamo già annunciato delle novità in termini di prodotto per l’inverno 21/22; in particolare, abbiamo chiuso un accordo con l’Arabia Saudita, per cui saremo la prima compagnia a fare crociere verso questa meta e siamo fiduciosi che, con il miglioramento del livello pandemico mondiale, si possa ritornare nel corso dell’inverno a una piena operatività».

Come vi aspettate che sia la domanda della clientela per l'estate?
«Ci aspettiamo, rispetto al passato, una domanda di prodotti di prossimità, quindi le destinazioni del Mediterraneo e italiane avranno una rilevanza maggiore; immaginiamo una domanda molto più ravvicinata in termini di tempi di prenotazione e che metterà come priorità assoluta l’elemento sicurezza e, come secondo elemento, la tranquillità economica del proprio acquisto, che in caso di cambiamenti non comporti ripercussioni economiche sul consumatore. In quest'ottica, abbiamo posizionato le 10 navi».

Ci parlava delle istituzioni e degli stakeholder che gravitano intorno al mondo del turismo…
«Sì, mi sento di fare un plauso a quanto fatto dalle istituzioni: il governo, ma non solo. Per noi sono molto importanti le asl locali, le capitanerie di porto… tutta la filiera collegata alla nostra industria. L’Italia, in questo settore, è un’eccellenza mondiale, perché oggi (30 aprile, ndr) noi siamo l’unica grande azienda a navigare e lo facciamo toccando solo porti nazionali, oltre a Malta. Nel resto del mondo le crociere sono sostanzialmente ferme. La reazione alla pandemia del comparto crocieristico nazionale è solo un esempio dell’eccellenza del settore, ma in Italia, nel 2019, hanno lavorato nella filiera oltre 120mila addetti, per un fatturato di oltre 14 miliardi di euro: siamo molto bravi a costruire le navi, abbiamo una tradizione cantieristica e marittima millenaria, in termini di imbarcati sulle navi da crociera di tutto il mondo, confermata dalla quantità di posti di lavoro generati. Abbiamo una filiera agroalimentare d’eccellenza, con la quale riforniamo le navi, senza contare la posizione geografica, con tantissimi porti al centro del Mediterraneo: nel 2019, con le crociere, nella sola Italia, sono stati movimentati oltre 12 milioni di passeggeri».

Questa pandemia ha portato dei cambiamenti irreversibili nel settore del turismo. Secondo lei, quali principalmente?
«Secondo me, ci sono cambiamenti di breve periodo e di lungo periodo. Per quanto riguarda il breve, pensando all’estate e al prossimo inverno, saranno presenti viaggi di prossimità e verrà data priorità assoluta alla sicurezza e ai protocolli per gestire la pandemia. Pensando al medio/lungo periodo, credo che l’elemento su cui non faremo più passi indietro è il diverso livello di digitalizzazione delle persone. Questo significa che c’è, e ci sarà, un diverso modo di interagire, molto più orientato a tutto ciò che è digitale, una maggiore propensione dei consumatori all’utilizzo di questi strumenti per il loro acquisto o, comunque, nel loro viaggio informativo, alla ricerca di prodotti. Credo che le aziende che guardino al presente e, ancor più, al futuro, debbano cavalcare tutto questo, perché apre scenari molto diversi rispetto al 2019».

E voi vi state già orientando, in questo senso?
«Noi ci lavoravamo già prima che tutto ciò accadesse, immaginando che fosse un trend da cavalcare. Come tutti, con la pandemia abbiamo accelerato sforzi e attività per rendere il nostro prodotto sempre più fruibile, interattivo e appetibile per i consumatori sull’area digitale. Anche nella proposizione del nostro prodotto tramite le agenzie di viaggio, che storicamente sono uno dei canali maggiormente utilizzati per l’acquisto delle crociere, abbiamo fatto in questo anno e mezzo un lavoro straordinario per aiutare anche loro a crescere in termini di digitalizzazione».

Un altro trend da cavalcare è la sostenibilità: cosa fate in proposito?
«L’argomento sostenibilità era già molto trendy prima della pandemia. Noi ne abbiamo fatto uno degli asset per lo sviluppo, perché, come azienda, tutte le nostre attività sono concentrate sul mare e legate all’economia del mare: dal cargo alla crociera alla logistica. La priorità assoluta, dato che non esiste un’opzione B, è di preservare il mare: diventa un obbligo di business. Quindi, già da anni abbiamo cominciato un processo di sostenibilità all’interno di tutta la filiera, che controlliamo, dalla costruzione delle navi ai sistemi di ingegnerizzazione per lo smaltimento delle acque».

Invece, tornando al territorio, in questo caso la Campania, come si sta preparando a questa ripresa secondo la sua percezione?
«Questa pandemia ha sicuramente acceso a livello nazionale un riflettore importante sul turismo. Non è solo passata la percezione: con il governo Draghi abbiamo assistito anche all’istituzione del ministero con portafoglio, che ha sancito il fatto che il turismo – che prima della pandemia rappresentava il 13% del nostro pil, ma che era sempre stato poco politicamente considerato – ha avuto l’opportunità di essere rilevante all’interno delle scelte macroeconomiche nazionali. In quest’ottica, vedo aumentata la consapevolezza politica e delle istituzioni di quanto questa industria sia importante per la nazione e, in modo particolare, per il Sud. Non so quanto poi queste azioni si tramuteranno in fatti, ma intanto è cresciuta la presa di coscienza».

Infine, come immagina il turismo in Italia da qui a cinque anni?
«Immagino l’industria turistica che crescerà, il livello di interesse verso il nostro paese aumenterà e la consapevolezza politica della straordinaria risorsa che abbiamo a disposizione genererà non solo migliore qualità degli attori, ma un aumento generale dell’attenzione. Immagino un’Italia sempre più centrale nei grossi flussi internazionali, perché abbiamo un’offerta straordinaria e varia che ci permette veramente di coprire una gamma di possibilità, dalla cultura al mare, alle montagne, al cicloturismo, all’enogastronomia, fino alla moda… non credo esista al mondo un luogo simile in termini di potenziale. I flussi turistici a livello mondiale entro 5 anni riprenderanno e continueranno a crescere, magari con trend e paesi differenti, ma cresceranno. La consapevolezza più alta di questa opportunità riguarda anche il poter generare posti di lavoro, se mettiamo a sistema le potenzialità del Paese».

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