
Com’è oggi la situazione del lavoro per le persone disabili in Italia?
Le modifiche apportate alla Legge 68 dai decreti del 2015 (“Jobs Act”) non sono ancora percepibili e quantificabili. Sapremo qualcosa di più nella prossima Relazione al Parlamento (per i bienni 2016-17), di sicuro possiamo dire che l’estensione della chiamata nominativa porta una forte ventata di novità. La questione di lavoro e disabilità non è soltanto italiana, ma interessa più o meno tutti i paesi del mondo. Non dimentichiamo che, numericamente parlando, le persone con disabilità sono circa un miliardo nel mondo.
I manager che abbiamo intervistato recentemente sul tema ci hanno detto che rendere normale la disabilità si può e porta vantaggi per tutti e per competere al meglio. Cosa ne pensate?
Per la nostra esperienza, per quello che vediamo quando andiamo a fare formazione, il manager è una figura chiave ma l’azienda è composta da più meccanismi. Può accadere che un manager illuminato non venga seguito dai suoi dipendenti ma anche viceversa. La formazione deve essere molto cucita su misura. Quanto alle risposte date, è molto importante questo segnale positivo e al passo coi tempi.
Come nasce e cos’è oggi Jobmetoo?
Jobmetoo nasce dall’esperienza di Daniele Regolo, disabile uditivo grave e “figlio della Legge 68”, che ha vissuto sulla propria pelle le criticità del collocamento mirato e ha voluto dare una risposta creando un riferimento che il mercato ancora non aveva. Oggi Jobmetoo è un’agenzia di ricerca e selezione, autorizzata in via definitiva dal Ministero del Lavoro, che porta le dinamiche del recruiting online anche per le fasce deboli come le persone con disabilità.
Come operate, quali i vostri plus?
Utilizziamo un portale altamente accessibile, che si è rivelato anche molto fruibile per le aziende, che ospita un db di quasi 120.000 candidati con disabilità. I nostri plus sono rappresentati dalla visione, che esige un cambio di passo e di mentalità, e da un team altamente specializzato sulla disabilità, oltre ad occuparci di formazione in azienda per temi connessi alla gestione della disabilità.
Qual è il ruolo dei manager per fare del lavoro dei disabili una normalità?
Trattare i lavoratori con disabilità esattamente come avviene con gli altri dipendenti e collaboratori: detto così è facile, ma ci vuole solo un costante allenamento. I risultati arrivano prima di quanto non si creda. Il vero problema sono le etichette che, per difesa e non per cattiveria, si tendono ad appiccicare agli altri.
Quali i must per inserire con successo persone disabili in azienda?
Analizzare i requisiti e valutare la compatibilità tra mansione richiesta e condizione del candidato. Sovente accade che si chiudono possibilità a disabilità che, al contrario, potrebbero svolgere benissimo una specifica mansione.
Quali gli errori classici da evitare?
Principalmente uno di carattere discriminatorio: considerare la disabilità, che è una parte della persona, alla stregua dell’intero. Evitare anche buonismi e pietismi aiuta molto nella strada verso una concreta parità.
Quanto e come le nuove tecnologie possono facilitare l’accesso al lavoro dei disabili sia in azienda che a distanza?
Immensamente. E quando parliamo di tecnologie, ci riferiamo proprio a quegli “accomodamenti ragionevoli” che, sulla falsariga di direttive europee e Convenzione Onu, servono alla persona con disabilità per essere al pari con gli altri: una situazione di partenza che favorisca la reale meritocrazia, anziché mortificarla.
Prioritalia e AISM, in collaborazione con CFMT (Centro formazione management del terziario), lanciano una formazione manageriale su Disabilità & Lavoro per promuovere e sperimentare metodologie e programmi concreti di cambiamento che sappiano generare nuovo valore per manager, aziende e comunità. Cosa ne pensate?
Formare e informare sono attività indispensabili, qualche ora di confronto può dare origine a nuovi mesi di innovazione. Naturalmente è importante avere interlocutori seri e appassionati, come nel vostro caso.
Per finire, c’è qualche bella storia da raccontare e promuovere per dare l’esempio?
Lavoratori con disabilità che si dimettono perché non riescono a fare carriera, e cercano altre realtà in cui esprimersi, sono un segno dei tempi che cambiano e di una criticità ancora irrisolta.
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