
Gli studenti e il lavoro che cambia” è la ricerca condotta da AstraRicerche per Manageritalia nell’ambito del progetto Food4minds (vedi lo speciale sul numero di maggio di Dirigente). Ideato e sviluppato dal Gruppo Donne manager di Manageritalia Milano, Food4minds punta a migliorare la sinergia scuola/azienda per avere lavoratori e cittadini più vicini a quello che mercato e società chiedono oggi, coinvolgendo imprese e scuole in un processo formativo continuo, congiunto e virtuoso. I risultati della ricerca sono stati presentati durante l’evento “Studenti e manager: il binomio che crea valore”, organizzato a conclusione della fase pilota di Food4minds il 6 aprile scorso a Milano.
C’è aria di pessimismo
Tra i dati più interessanti della ricerca emerge che, guardando al futuro del mondo del lavoro per i giovani, prevale il pessimismo: più di tre intervistati su quattro affermano che aumenterà la quota di giovani che emigreranno per cercare lavoro fuori dal Paese. Vince il pessimismo anche in merito alla disoccupazione dei 15-24enni in Italia: secondo il 36,5% è destinata ad aumentare, mentre solo il 21,6% ritiene che ci sarà un miglioramento in futuro. Il pessimismo è confermato anche dalla valutazione relativa alla retribuzione di un giovane al suo primo lavoro in Italia: quasi il 40% si attende una diminuzione in futuro mentre meno del 10% si attende un miglioramento da questo punto di vista. Questa negatività è molto più presente nel genere femminile che in quello maschile, tra gli studenti dell’ultimo anno rispetto a quelli del penultimo, tra chi si autodefinisce di classe inferiore alla media rispetto agli altri e al Sud, dove la negatività è massima. Se è vero che sono pochi quelli che ritengono di poter trovare lavoro in tempi rapidi dopo gli studi (molto 10,4%, abbastanza 30,1%), è anche vero che solo uno su quattro si aspetta di cercare un posto combattuto e con molta concorrenza. Due terzi dei rispondenti si aspettano un ambiente complessivamente sereno, mentre solo il 55% si attende che il primo lavoro sia duraturo, ragionevolmente destinato a durare almeno alcuni anni. Studi: scelte oculate... o no? È importante notare che “le possibilità lavorative che si aprono di solito a chi completa un certo percorso di studi” sono indicate come driver che, secondo gli intervistati, un giovane dovrebbe tenere molto in considerazione solo per il 37,2% degli intervistati, valore non di tanto superiore al 33,7% ottenuto da “disponibilità di scuole di qualità” e decisamente inferiore a “le proprie capacità, gli ambiti in cui si riesce meglio”. È dominante il desiderio di un lavoro coerente con le proprie preferenze e passioni (45,2%), che supera nettamente la giusta retribuzione (23,9%), che a sua volta doppia la possibilità di durare a lungo (12,6%). Quasi uno su due ritiene che ottenere una laurea sia la soluzione migliore per un giovane in Italia, perché garantisce un lavoro meglio retribuito e più stabile, meno precario, ma anche, in misura minore, perché trova un lavoro più affine al proprio percorso di studi.
Che skill per il lavoro di domani?
Pare molto diffusa l’idea che le aziende proporranno sempre più contratti di breve durata e che sarà sempre più difficile passare tutta la vita in una sola azienda; allo stesso tempo meno della metà degli intervistati afferma che diminuirà il numero di lavoratori dipendenti a favore dei lavoratori autonomi. Tra le hard skill richieste in un nuovo mondo del lavoro, gli studenti indicano la conoscenza di lingue straniere come fondamentale nel 62,9% dei casi, valore che supera nettamente la buona cultura generale e la capacità di esprimersi con scioltezza in italiano (49,3%), sostanzialmente allo stesso livello delle competenze informatiche (49,1%); solo il 17,7% ritiene che le nozioni di finanza, economia e affini saranno fondamentali nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda le soft skill nessuna viene ritenuta fondamentale da più di un intervistato su due; guidano la classifica la capacità di problem solving, di apprendere in continuazione e di adattarsi alle situazioni. Al contrario, nonostante se ne sia parlato molto negli ultimi anni, la propensione alla condivisione di idee, progetti e documenti chiude la classifica, superata di poco dalla creatività e dalla capacità di leadership. È necessaria una riflessione in merito ai valori non particolarmente elevati ottenuti dalla capacità di relazionarsi con altri (40%), di prendere decisioni (38%), di lavorare in contesti multiculturali (32,5%). I rispondenti hanno indicato di avere competenze in misura forte al massimo nel 26% dei casi (“la capacità di apprendere in continuazione”), mentre indicano di essere particolarmente carenti in merito alla capacità di vendere e negoziare, alla capacità di leadership, alle conoscenze di nozioni di finanza ed economia, alla propensione a condividere idee, progetti e documenti.
La scuola italiana
La voglia di cambiamento della scuola italiana è diffusa e intensa: il 47,1% concorda molto con l’affermazione “la scuola italiana non è al passo coi tempi, deve rinnovarsi”; ben il 43,6% auspica che la scuola sia in grado di certificare anche le caratteristiche caratteriali, comportamentali ecc. e il 40,1% afferma che la scuola dovrebbe insegnare a utilizzare meglio gli strumenti informatici. D’altra parte gli studenti sono fortemente divisi tra chi concorda con l’affermazione “a scuola si devono imparare solo le conoscenze di base, è lavorando che si impara davvero ciò che serve” e chi si oppone a questa idea.
Che lavoro vorresti?
Con questa domanda mettiamo in luce fortissime differenze. Tendenzialmente prevale, seppur di poco, l’apertura a un lavoro più sfidante: all’estero, in una grande azienda, straniera o multinazionale. Si accetta o persino si cerca un lavoro più incerto ma con possibilità di ottenere maggiori risultati, con un fisso più basso ma con un reddito potenzialmente più alto grazie al variabile, non sempre nello stesso ruolo e persino non come dipendente ma come autonomo. La “conservazione” si manifesta invece nel preferire la permanenza in una stessa azienda per tanti anni e per il lavoro sereno piuttosto che per uno più stressante e sfidante. Per prepararsi al mondo del lavoro le azioni già svolte dai ragazzi o che verranno intraprese in futuro sono principalmente gli stage curricolari e i corsi di formazione professionale. Più deboli gli incontri di formazione, i workshop e i corsi di orientamento.