
Stiamo vivendo una delle ere più vivaci ed esaltanti dello sviluppo della tecnologia, siamo al centro di importanti trasformazioni che stanno modificando significativamente lo scenario economico, il modo con cui le aziende operano e la vita delle persone.
Soltanto 10 anni fa nella Top Ten delle aziende più capitalizzate nella borsa americana, dominavano le imprese finanziarie e le petrolifere. Oggi le prime sette aziende in classifica appartengono al comparto high tech.
L’innovazione digitale sta confondendo i parametri tradizionali della competizione: le barriere all’ingresso mutano continuamente, prodotti e servizi sostituivi nascono rapidamente a costi competitivi, i fornitori diventano globali e i clienti sono sempre più al “comando” dell’impresa.
Per capire gli effetti sui mercati, è sufficiente osservare come sono cambiate per esempio l’industria dell’intrattenimento e dei media o quella del trasporto e della mobilità personale. O come le banche nei pagamenti o la moda con l’e-commerce siano in constante e profonda trasformazione sollecitati dalle dinamiche competitive digitali.
Ogni business oggi è digitale
Oggi, di fatto, qualsiasi business è diventato, in tutto o in parte, un business “digitale”. I dati, la linfa vitale dell’economia digitale, sono sempre più presenti e accessibili e ogni giorno vengo sviluppati idee, prodotti, applicazioni che ne fanno largo uso.
L’economia digitale è anche l’economia di un mondo connesso, che genera informazioni in tempo reale. Si stima, infatti, che entro il 2025 ci saranno oltre 75 miliardi di dispositivi collegati e oltre 9 miliardi di consumatori collegati via mobile. Sempre entro il 2025, l’internet delle cose genererà tre trilioni di dollari in opportunità economiche.
Gli anni passati sono stati per lo più influenzati dallo IoT, dall’industria 4.0, dal Cloud computing e dai significativi cambiamenti che ne sono conseguiti, come l’aumento della potenza di calcolo, la crescita dell’automazione dei sistemi di produzione, l’incremento dell’interattività grazie al collegamento degli oggetti fisici alla rete, dando così il via allo sviluppo della digitalizzazione.
Ascesa del Machine Learning
Guardando al futuro, è tangibile come le tecnologie emergenti aggiungeranno un’ulteriore dimensione e velocità al contesto in cui viviamo, alimentando una nuova rinascita aziendale. Sto parlando, per esempio, dell’ascesa del Machine Learning e dell’Intelligenza Artificiale che segna il primo passo verso l’intelligent enterprise, piattaforme applicative e tecnologiche che abilitano sistemi aziendali con interfacce sempre più umane, che usano la parola e la scrittura o riconoscono le preferenze dell’utente, automatizzando molte attività ripetitive e aiutando i dipendenti nei processi decisionali.
Il Machine Learning guiderà ulteriormente lo sviluppo di sistemi, dispositivi, robot e macchine intelligenti che inizieranno ad agire in modo veramente indipendente e strutturato. Su queste premesse possiamo già vedere cosa ci aspetta nel futuro.
Le tecnologie immersive e i chatbot aumenteranno l’interattività tra gli esseri umani e i sistemi, erodendo il confine tra i due fino al punto in cui non riusciremo più a capire se dietro un’applicazione si cela la tecnologia o l’azione umana.
Le stime di settore indicano che entro il 2020 i chatbot arriveranno a gestire l’85% di tutte le interazioni dei servizi clienti, consentendo alle aziende di sfruttare tecnologia poco costosa e di ampia portata per coinvolgere più consumatorie, contemporaneamente, supportare, semplificare e velocizzare molti processi aziendali.
Vanno in questa direzione anche innovazioni come i sistemi conversazionali, l’automazione robotica dei processi (RPA), la blockchain, gli assistenti intelligenti, il bio-computing e altre, fino ad arrivare al calcolo quantistico o all’hardware neuromorfico.
L’uomo in competizione con le macchine
In un contesto così affascinante, dove la digitalizzazione ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone, si alternano, tuttavia, entusiasmi a timori su scenari apocalittici in cui l’uomo verrà sostituito dalle macchine. Trasformazioni radicali che sollevano una serie di questioni etiche sul modo in cui l’apprendimento automatico influenza i nostri comportamenti, il nostro modo di ragionare e prendere decisioni, su come possiamo proteggerci dagli errori e dalle conseguenze non intenzionali e, soprattutto, su come possiamo mantenere il controllo.
Tutti timori legittimi che però non possono frenare lo sviluppo scientifico-tecnologico che caratterizza il nostro tempo.
Sfruttare il potere delle nuove tecnologie è una priorità per le persone e per le imprese e chi si occupa di innovazione ha il dovere di aiutarle a cogliere tutti i benefici.
Il nostro Paese non è lontano da questa consapevolezza. Da una recente indagine che SAP ha commissionato a The European House – Ambrosetti su un campione di Ceo italiani, è emerso che per il 77% degli intervistati l’Intelligenza Artificiale può contribuire a maggiori crescita e competitività, avendo chiaro che l’IA rappresenta un imperativo per lo sviluppo delle proprie aziende.
Emerge, inoltre, quanto sia fondamentale per le imprese italiane comprendere i tratti essenziali della trasformazione: il 51% circa dei Ceo ritiene necessario aumentare la consapevolezza sull’Intelligenza Artificiale in azienda. Anche secondo Forbes, l’80% delle imprese ha già oggi applicato una qualche forma di IA (Machine Learning, deep learning) e il 30% prevede di espandere i propri investimenti in Intelligenza Artificiale nei prossimi 36 mesi.
È fondamentale riconoscere come l’IA ci aiuta a risolvere una varietà di problemi, a digitalizzare operazioni che prima erano gestite dagli esseri umani, a risparmiare sui costi e a migliorare la qualità del lavoro.
L’IA può, inoltre, generare analisi più rapide e accelerare il processo decisionale basato su grandi volumi di dati. Sono certa che tra cinque anni non ci congratuleremo con le aziende per l’uso che dei dati hanno fatto o per i loro algoritmi ma, piuttosto, ammireremo il valore che hanno saputo creare, il modo in cui hanno aiutato a migliorare il mondo e la vita delle persone.
Per questo, preferisco parlare di “umanità aumentata” piuttosto che di Intelligenza Artificiale, in cui si aiuta a realizzare il potenziale umano anziché ostacolarlo. È dunque fondamentale che impariamo a utilizzare l’Intelligenza Artificiale per integrare e migliorare le nostre capacità invece di cercare di competere con essa.
Nel lungo termine potremo dirigere i sistemi aziendali, usando il linguaggio naturale, occupandoci solo delle eccezioni che i sistemi non possono gestire. Saremo quindi liberati dall’onere di svolgere task amministrativi ripetitivi e ci potremo occupare di attività creative, esplorare nuove opportunità e concentrarci sull’innovazione.
Innovazione, intelligenze e macchine che pensano
Pare lontanissimo, ma tanto attuale, il 1950 quando la rivista Mind pubblicò un articolo su cui campeggiava la domanda “Can Machines Think?”.
L’articolo scritto da Alan Turing, uno dei padri dell’informatica moderna, introduceva un tema che oggi è al centro di una della più grandi rivoluzioni del XXI secolo: l’Intelligenza Artificiale.
L’uso dei computer come agenti intelligenti, capaci di percepire il loro ambiente e prendere decisioni per massimizzare le possibilità di successo nel portare a termine un compito, sta ampliando le opportunità della quarta rivoluzione industriale, da quando il termine Industry 4.0 è stato coniato nel 2011.
E se parliamo di “thinking business”, è perché ci stiamo interrogando sulle reali possibilità che l’Intelligenza Artificiale, i Big Data o il Machine Learning portano in azienda.
Le macchine, grazie all’evoluzione esponenziale della tecnologia, sono in grado oggi di assolvere in maniera accurata compiti che sono stati sempre ad appannaggio degli esseri umani: riconoscere oggetti nelle immagini o la struttura sintattica di una frase, rispondere a domande su uno specifico contenuto di un documento, riconoscere il parlato in una conversazione telefonica, fino ad attività più complesse come competere e vincere nei giochi da tavolo quali gli scacchi o la dama cinese.
Azioni queste ultime che richiedono capacità di elaborazione strategiche e tattiche complesse. Esperti di tecnologia, business leader mondiali, futurologi e capi di azienda hanno iniziato, a fronte di questi rapidi progressi, a chiedersi quali effetti potenziali e immediati l’Intelligenza Artificiale stia portando nei loro settori, nella società, nella politica e nelle relazioni tra individui, business ed economie.
La fine del lavoro umano?
Si sono aperte discussioni che descrivono scenari in cui il lavoro umano potrà essere sostituito in parte o totalmente dalle macchine. Oppure con un approccio più realistico, si stanno cercando di indicare le reali capacità dell’Intelligenza Artificiale per identificare le aree di sinergia tra uomo e macchina, e ambiti di applicazione in cui lavori ripetitivi o magari rischiosi possano essere eseguiti con l’ausilio di tecniche di Intelligenza Artificiale.
L’Intelligenza Artificiale avrà effetti importanti sulle economie e sul modo di generare valore per le aziende. Si stima un incremento del PIL mondiale di 15.7 triliardi di dollari entro il 2030 grazie all’Intelligenza Artificiale; inoltre, queste tecnologie saranno in grado di generare entro il 2021 2.9 triliardi di dollari in valore di business.
Saranno sicuramente le grandi potenze economiche a giocare un ruolo prominente in questo scenario: infatti, si stima che sarà la Cina (+26% incremento del PIL entro il 2030) ad approfittare di questa opportunità e ad avvantaggiarsi della crescita indotta dall’Intelligenza Artificiale, seguita con certo distacco dagli Stati Uniti (+14% incremento del PIL entro il 2030) e dall’Europa (aumento del PIL stimato tra il 9 e il 12% entro 2030).
Per capire la portata di queste trasformazioni e quanto le economie mondiali come la Cina stiano prestando attenzione all’Intelligenza Artificiale, basta pensare che l’università Tsinghua di Pechino ha annunciato il lancio di un chip chiamato “Thinker” capace di portare l’Intelligenza Artificiale all’interno di smartphone, orologi, robot domestici o apparecchiature remote, con l’ausilio di un paio di batterie stilo che garantiscono un’autonomia di funzionamento di un anno intero.
Adottare tecnologie di Intelligenza Artificiale significa, nei fatti, trasformare le imprese in imprese intelligenti in grado di competere nella “thinking economy”. SAP lo definisce come il passaggio verso la quarta generazione di soluzioni software di classe enterprise. Quarta generazione costituita da piattaforme tecnologiche e applicative capaci di supportare le aziende in un percorso di crescita e di miglioramento dei loro indicatori di business.
Le opportunità dell’AI
In concreto, le imprese potranno abilitare i sistemi aziendali con interfacce sempre più umane, grazie al riconoscimento del parlato e dello scritto, oppure delle preferenze dell’utilizzatore (conversational application). Sapranno ricavare maggiori informazioni dai dati (strutturati e non come ad esempio immagini e voce) che rappresentano la propria storia presente passata e futura. Utilizzeranno le informazioni per aumentare le capacità dei propri dipendenti nei processi decisionali e nelle azioni. Lavoreranno in modalità sempre più dinamica, aperta e intelligente con i sistemi di produzione (robot collaborativi) e di logistica integrata digitale. Porteranno definitivamente i clienti al centro dell’impresa.
Quello che ci attende è una “thinking economy” fatta di sfide importanti, che potranno essere affrontate solo attraverso la collaborazione responsabile e virtuosa tra uomo e macchina. L’uomo al centro è un principio fondante della visione di SAP perché fortemente allineato con la mission della nostra azienda che è di aiutare il mondo a funzionare meglio e migliorare la vita delle persone. Collaborazione che, se attivata, contribuirà positivamente alla prosperità dell’impresa intelligente e, quindi, del sistema Paese.
Industry 4.0
Siamo entusiasti dei risultati positivi ottenuti affiancando i nostri clienti italiani in percorsi di innovazione. Mi piace ricordare innanzitutto il progetto realizzato con Trenitalia di Dynamic Maintenance, che è il progetto più innovativo di SAP al mondo in ambito di analisi predittiva applicata ai servizi di manutenzione. Stiamo, inoltre, collaborando con iGuzzini, gruppo internazionale leader nel settore dell’illuminazione architetturale, per una produzione efficiente e in tempo reale.
iGuzzini si è dotata di macchinari di ultima generazione interconnessi riuscendo così a tenere sotto controllo i parametri di produzione e manutenzione degli impianti, in un contesto di supply chain estesa, che rende disponibili dati e informazioni a tutta la filiera. Ancora, un altro esempio di Industry 4.0 applicata è il caso del Gruppo Cimbali, leader a livello mondiale nella produzione di macchine per il caffè. Cimbali oggi non è solo produttrice di beni di elevata qualità ma, grazie all’adozione di una piattaforma applicativa per l’IoT, è anche in grado di sviluppare servizi a valore aggiunto per i suoi clienti; per esempio tracciando le prestazioni delle macchine e offrendo funzioni avanzate, come il reintegro automatico delle scorte o la manutenzione predittiva.
Un esempio internazionale di Impresa 4.0 è Kaeser Kompressoren, uno dei più grandi e prestigiosi fornitori europei di sistemi d'aria compressa. Circa cinque anni fa l’azienda ha cominciato a dotare i compressori di sensori e ad analizzare i dati raccolti per creare nuovi stream di revenue (fonti di ricavi).
Monitorando l’uso e lo stato di salute delle proprie macchine, Kaeser ha potuto usare i dati per offrire servizi di manutenzione predittiva. Ma è andata oltre. Ora il gruppo vende l’aria per metro cubo attraverso compressori che possiede e di cui cura la manutenzione, creando il modello “air as a service”.
Un altro esempio di Intelligent Enterprise è Aimickey Shoe Company, produttore di scarpe cinese, con il quale SAP ha sviluppato un progetto di co-innovazione che - basandosi su Machine Learning, tecnologie di realtà virtuale e stampa 3D - permette ai clienti di disegnarsi le proprie scarpe, provarle virtualmente ed essere sicuri che la forma si adatti perfettamente al proprio piede. Aimichey Shoe Company ha migliorato la soddisfazione dei clienti, ha esteso le possibilità di design, ha ottimizzato i livelli produttivi e ha ridotto il magazzino: si tratta di un reale esempio di game changer.
Testo tratto dall’intervista di Gigi Beltrame a Luisa Arienti pubblicata su Digilosofia (Gigi Beltrame, Amazon).