Attualità

Cultura

Neri Pozza dà la parola ai lettori

Quale significato e valore diamo alla lettura? AstraRicerche lo ha chiesto per l’editore Neri Pozza a oltre 3mila lettori in vista del premio letterario nazionale di letteratura di questa storica e particolare casa editrice
  • Data 12 ago 2019
  • Tempo di lettura
    5 min
Print
Neri Pozza dà la parola ai lettori

È noto che gli italiani sono in grande misura non lettori di libri: nel 2017 quasi il 60% dei nostri concittadini non ha letto nemmeno un libro (escludendo i motivi professionali) e, tra i lettori, solo il 13.4% ne ha letto almeno uno al mese. Molte riflessioni sono state fatte in merito (ma il cambiamento, per adesso, non si vede affatto), ma vogliamo concentrare la nostra attenzione sull'"Italia che legge" (e che lo fa intensamente), a partire da una ricerca condotta da AstraRicerche per l'editore Neri Pozza in occasione del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza.

Il premio, giunto alla sua IV edizione, ha l’obiettivo di riportare al centro del lavoro editoriale l’attività di selezione e di valutazione dei talenti (che concorrono presentando inediti). Il vincitore sarà proclamato il prossimo 6 settembre durante la Cerimonia di Premiazione presso il Teatro Olimpico di Vicenza. Il vincitore riceverà come premio un assegno di 25 mila euro e la pubblicazione dell’opera nel catalogo della casa editrice Neri Pozza.

Hanno risposto all'indagine più di 3.300 soggetti: soprattutto donne (81%), con un buon bilanciamento per aree geografiche (prevale il Nord, coerentemente con i dati Istat sulla lettura), soprattutto nella fascia di età tra i 45 e i 64 anni (54%). Si tratta in particolare, di lettori intensi (almeno 12 libri all'anno nel 67.7% dei casi) o medi (tra 6 e 12 libri all'anno per il 22.6% del campione). Il tempo dedicato alla lettura mostra notevole varietà: fino a 5 ore alla settimana per un terzo del campione, tra 6 e 10 per il 30% e superiore alle 10 ore a settimana per più del 35%. E non è tempo che limita le altre attività: sono lettori che vanno a mostre/musei (71%) e al cinema (65%) ma che passano anche il tempo con amici (68%) e con i parenti (55%) senza disdegnare l'uso dei social network (46%, proprio come il guardare la televisione): un target “nella norma”, che legge senza dover rinunciare ad altre attività (anzi, trovando un interessante mix di attività culturali, ricreative, “social”).

Come leggono? Il 50% è un lettore “solo cartaceo” e un ulteriore 25% legge più su carta che tramite strumenti digitali. Solo il 12% dichiara di usare più gli e-book reader dei libri stampati. E gli audiolibri? Un lettore su otto li usa (ma sempre come alternativa meno utilizzata rispetto a cartaceo ed e-book), con una sostanziale omogeneità tra le aree geografiche e tra i lettori più e meno intensi, ma con una adozione lievemente superiore tra i più giovani.

Per il campione di AstraRicerche leggere è quasi sempre un intenso piacere (“molto”: 92.5%), a cui non si potrebbe rinunciare (“molto”: 79.7%; il 3.3% rinuncerebbe con facilità, segno che tra i rispondenti coesistono modi di “vivere la lettura” molto differenti).

E il senso di dovere? Si avverte un dovere verso sé stessi (molto o abbastanza nel 74% dei casi, con il “molto” al 45.8%) ma anche un dovere civico, verso gli altri, verso la comunità (per essere un cittadino consapevole): 74% (con il “molto” al 39.9%). Ecco l’Italia opposta a quella che non legge: è un’Italia che avverte piacere e dovere (un dovere positivo, non certo una costrizione: e forse questa visione del leggere potrebbe essere diffusa, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi).

Perché leggere libri? AstraRicerche ha svolto un’analisi preliminare che ha permesso di individuare 16 motivazioni da sottoporre agli intervistati; concentriamo la nostra attenzione solo sulla risposta “molto spesso” e scorriamo i principali risultati: il primo motivo è “vivere vite non mie, conoscere altri modi di essere e di pensare” che stacca tutti gli altri (69.0%); al secondo posto “farmi confrontare con le idee e i modi di essere” (60.3%), seguito da “rilassarmi” (57.4%).

La conoscenza del passato (53.2%) supera di poco quella di realtà lontane da quelle in cui si vive (52.1%) ma supera nettamente il far conoscere il presente (36.1%) e far immagine il futuro o un futuro possibile (22.7%).

Stimolare la fantasia, l’immaginazione (50.8%) viene prima di emozionarmi, avere forti emozioni positive (47.1%) che, a sua volta, stacca nettamente avere emozioni forti anche se negative (terrore, indignazione, sconcerto…, 28.2%).

Tramite una cluster analysis sono stati definiti 5 tipi: forse uno di questi vi rappresenta bene o almeno discretamente? Il tipo più ampio (29.2%) non ha un motivo prevalente per leggere bensì legge per molti motivi, con molti scopi diversi; il 19.6% legge per stimolare la fantasia, per avere emozioni (anche forti, a volte persino negative); il 18.8% vede nei libri uno strumento per conoscere meglio se stesso confrontando le proprie idee con quelle altrui (e magari rendendo i testi un argomento di conversazione con altri); il 12.6% legge per apprendere, per conoscere altri modi di pensare, il presente, il passato; e infine il 19.8% lo fa principalmente per svagarsi, rilassarsi, semplicemente per passare il tempo.

La ricerca porta alla luce un interessante primato: quello del contenuto del libro (per il 79.0% è molto importante che sia interessante) rispetto allo stile di scrittura (72.3%).

Come viene scelto il libro? Avere già apprezzato un autore è il driver primario (83.8%) mentre al secondo posto della classifica – forse a sorpresa visto che parliamo essenzialmente di lettori “forti” – troviamo l’ispirazione data dal titolo, dalla copertina, dalla “quarta di copertina” (54.5%) che supera le recensioni professionali su giornali o riviste (50.2%: molto più di quelle professionali online, 36.8%, e di quelle non professionali, 23.3%). Amici, conoscenti, parenti (46.1%) sembrano contare molto più dei librai (22.0%).

Se l’autore è una “garanzia” – tanto da determinare acquisti successivi – è interessante vedere quali caratteristiche deve avere per essere dotato di vero talento. L’ampio campione intervistato ha indicato di concordare “fortemente” con la necessità che sappia creare personaggi indimenticabili (50.8%) e che riesca a comunicare quello che altri non riescono a comunicare (45.5%); rilevanti – ma con percentuali un po’ minori – il saper scrivere testi universali (senza tempo, senza spazio: 36.8%), il saper parlare a ogni lettore come se stesse comunicando proprio a lui (36.2%), il saper sorprendere (35.5%) e l'avere uno stile riconoscibile (35.1%). Non per questo l’autore di talento va controcorrente: solo per il 5.9% lo fa con il suo stile, solo per l’8.6% lo fa per i temi che sceglie di affrontare.

Se a livello personale leggere è piacere e anche dovere, il ruolo della letteratura nella società è quello di cartina di tornasole del livello di avanzamento di un paese (il 58.4% è molto d’accordo) e anche di guida nei momenti di difficoltà economica, culturale, sociale (52.8%).

Proponiamo a chi legge questo articolo un semplice gioco: confrontarsi con questo ampio e variegato campione di rispondenti. Per voi leggere è un piacere? È un dovere che sentite verso voi stessi o verso la comunità? Ne potreste fare a meno?

ALTRI ARTICOLI di Attualità